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Il lutto

Serra piange il prof Eugenio Ferrarini: «L’amico che faceva crescere»

Daniele Montanari
Serra piange il prof Eugenio Ferrarini: «L’amico che faceva crescere»

Per vent’anni alle medie Cavani. Ma era conosciutissimo anche a Modena e provincia: è stato allenatore e dirigente tecnico in numerose realtà sportive. Aveva 67 anni, funerale sabato 3 maggio in San Benedetto

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SERRAMAZZONI. È sempre stato molto, molto più di un professore. Un amico dei ragazzi, quando avevano bisogno di un adulto che li ascoltasse senza giudizi. Un incoraggiatore, con il suo sorriso, la sua voce potente, le sue battute e la capacita di sdrammatizzare. Su tutto, un grande educatore, di quelli che incoraggiano ad affrontare la vita.

Chi era

Serra, e non solo, piange Eugenio Ferrarini, prof di Educazione fisica per quasi vent’anni, arrivato alle medie Cavani a inizio anni Duemila dopo una lunga esperienza al Sacro Cuore di Modena. Si è spento ieri mattina, a 67 anni, per il progressivo risvegliarsi di una malattia che sembrava aver vinto, e che invece si è ripresentata inesorabile. La camera ardente è stata allestita a Modena presso Terracielo (in via Emilia Est 1320) da dove sabato mattina, 3 maggio, il corteo partirà alle 9 per essere alle 9.30 nella chiesa di San Benedetto Abate, dove ci sarà l’ultimo saluto. Al termine, la salma verrà tumulata nel cimitero di San Cataldo. Lascia la moglie Emanuela, straziata. E con lei tante, tantissime persone che l’hanno conosciuto e amato: dai ragazzi ai genitori, alle numerose realtà sportive (pallavolo, calcio...) in cui è stato appassionato allenatore e dirigente tecnico, tra Modena e provincia. Ha continuato a farlo anche quando è andato in pensione, sentendo sì il richiamo dello sport, ma soprattutto quello dello stare in mezzo ai ragazzi, che erano la sua vita.

A Serra

«Era una persona a cui non si poteva non voler bene» lo ricorda commossa Maria Franchi, collega e vicepreside di Serra, ma soprattutto amica fin dai tempi in cui erano ragazzi. «Era solare, giocoso, portava sempre una carica di energia e di vita. Adorava stare con i ragazzi, sia a scuola che nelle numerosissime società sportive con cui ha collaborato. Era un “compagnone”: quando c’era da cercare un prof che accompagnasse i ragazzi in gita, andavi da lui e ti rispondeva subito: “Ci penso io”. E nei viaggi poi era spassosissimo. Ma non era per questo una persona superficiale, tutt’altro: dietro quei modi giocosi, c’era un uomo sensibile e riflessivo, dotato di grande buonsenso, capace di ascoltare e consigliare in modo giusto. Un amico vero, un grande amico. Mancherà tantissimo».

Al Sacro Cuore

Ferrarini ha lasciato un segno profondo anche al Sacro Cuore di Modena, scuola in cui ha insegnato fino alla fine degli anni ’90 ma a cui è sempre rimasto profondamente legato. C’era anche a ottobre, alla festa per i 125 anni dell’istituto, pronto a salutare gli ex allievi di 25 e passa anni fa come fosse ieri. Per loro non è mai stato “Ferrarini”: era sempre e solo “Eugenio”. Il prof, o meglio l’amico, che ti capiva al volo se eri giù per un brutto voto o preoccupato per un’interrogazione, e che faceva di tutto per farti stare bene nelle ore di ginnastica, per farti ritrovare il sorriso. Che chiudeva volentieri un occhio se i ragazzi, più che stare attenti agli esercizi, volevano solo giocare a calcetto. Era umile, chiamava sempre “prof” gli altri docenti, ma lui voleva essere chiamato e solo “Eugenio” o “Euge”. Anche se aveva così tanto da insegnare.