Addio a Mauro Artioli, cugino di partigiani trucidati e presidente dell’Anpi di San Cesario
Aveva 78 anni, il ricordo del genero: «All’uscita della bara dalla chiesa le persone hanno intonato Bella Ciao all’unisono. Lui non avrebbe desiderato un saluto migliore».
SAN CESARIO. «All'uscita della bara dalla chiesa le persone hanno intonato Bella Ciao all’unisono. Mauro non avrebbe desiderato un ultimo saluto migliore». Paolo Bruzzi racconta le emozioni vissute ieri alla chiesa di San Cesario per il funerale del suocero Mauro Artioli, morto martedì scorso. Aveva 78 anni ed era presidente dell’Anpi, conosciutissimo per l’ attivismo.
Il ricordo
«Era sempre in prima fila negli eventi in memoria dei caduti della Resistenza – dice Bruzzi – Era partigiano non solo politicamente, ma anche e soprattutto come animo: era dalla parte dei più deboli, degli ultimi, degli oppressi. La sua vocazione nasce da lontano, dai fatti accaduti ai cugini, che ogni anno li ricordava, assieme ai cittadini, recandosi nel luogo dell’assassinio». Bruzzi si riferisce a Giuseppe ed Ermes, i famosi fratelli Artioli, vittime di militi fascisti, trucidati a Casale California. Erano attivi nella brigata partigiana Walter Tabacchi, e il 14 giugno 1944 furono uccisi a soli 18 e 16 anni. «Mauro era loro cugino. Aveva raccolto la loro lotta e portata avanti fino ai giorni nostri. Non è mai stato indifferente, e ha portato quella battaglia all’attualità. Neanche di fronte all’iniziativa dei bambini Saharawi: per anni ha ospitato i ragazzini provenienti dai deserti del Marocco e dall’Algeria, dando il proprio contributo nei confronti di chi vive in durissime condizioni: un popolo che vive nel deserto, oppresso e nomade. Ospitava i bambini per circa un mese, offriva loro cure, e gli mostrava i nostri territori. Promuoveva anche raccolte fondi in loro favore per regalare loro vestiti, medicine e cibo. Era un vero esempio di bontà».
La scomparsa
Artioli se n’è andato proprio pochi giorni dopo la Festa della Liberazione: «La vita gli ha dato la possibilità di esserci, ancora una volta, per questo giorno, a cui lui teneva tanto. Nel 2008, quando sono iniziate le sue peripezie di salute, era stato ricoverato proprio il 25 aprile. Per lui è una data simbolo, nel bene e nel male. Il 24 di quest’anno aveva presenziato alla celebrazione annuale per i suoi cugini».
Le parole dell’ex sindaco
Carlo Varrotti, ex sindaco di San Cesario e amico di Artioli, racconta: «Era tranquillo, mai una parola fuori posto, sempre pronto ad aiutare il prossimo. Pochi giorni fa, in occasione della commemorazione a Gabriella Degli Esposti e ai fratelli Artioli, ero accanto a lui. Era lì, in prima fila, nei luoghi simbolo delle stragi. Non mancava mai a queste ricorrenze: era un uomo dai valori solidi, inscalfibili. Una persona che aveva bene a mente gli ideali di libertà e rispetto. Il giorno dopo avrebbe dovuto venire al pranzo del 25 aprile, ma non è riuscito per complicazioni delle condizioni di salute. Mancherà tanto a questo paese». Artioli lascia la moglie Giuliana, le figlie Elena e Simona, i nipoti Alessandro, Massimiliano e Andrea.