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Il caso

Bimbi maltrattati alla "Muratori" di Soliera. I genitori: «Il silenzio delle istituzioni scolastiche ferisce»

di Stefania Piscitello
Bimbi maltrattati alla "Muratori" di Soliera. I genitori: «Il silenzio delle istituzioni scolastiche ferisce»

La lettera di alcune famiglie dell’istituto d’infanzia. «Com’è possibile che nessuno abbia mai visto nulla? Abbiamo il diritto di sapere»

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SOLIERA. «Ciò che più ci ferisce è il silenzio delle istituzioni scolastiche, che non hanno ritenuto opportuno contattare le famiglie per spiegare cosa stia accadendo».

A parlare, con una lettera, sono alcuni genitori dei bambini che frequentano la scuola dell’infanzia Muratori di Soliera; scuola da cui, la scorsa settimana, due educatrici di 64 e 67 anni sono state sospese con l’accusa di maltrattamenti ai danni di alcuni bambini

Il testo della lettera

«Ci rivolgiamo alle istituzioni scolastiche, agli enti locali, ai giornalisti e all’opinione pubblica, perché non possiamo più restare in silenzio. Viviamo un dolore profondo, misto a rabbia e smarrimento».

I genitori raccontano ciò che hanno vissuto: «Abbiamo appreso dai giornali, che qualcosa di grave è accaduto all’interno della scuola, a cui tutti i giorni affidiamo i nostri figli con fiducia. Una scuola pubblica, statale, che dovrebbe essere un luogo sicuro. I media hanno scelto di raccontare questa vicenda rincorrendo lo scandalo, raccogliendo “voci”, pubblicando titoli che alimentano il clamore, invece di rispettare il riserbo e la delicatezza che una situazione come questa richiederebbe».

L’intervento prosegue, sottolineando la ferita provocata dal silenzio delle istituzioni scolastiche: «Non hanno ritenuto opportuno contattare le famiglie per spiegare cosa stia accadendo, per informarci sui fatti, per supportarci nel gestire le emozioni e le domande dei nostri figli. Tutto quello che sappiamo lo apprendiamo dalla stampa». Il gruppo di genitori prosegue: «Come è possibile che nessuno si sia preso la responsabilità di guidarci in questo momento tanto delicato? Dove sono la trasparenza, la cura, l’ascolto che dovrebbero essere alla base del patto educativo tra scuola e famiglia? E soprattutto, lo diciamo con sconcerto e incredulità, non ci capacitiamo che nessuno si sia accorto di nulla. Davvero nessuno ha mai sentito, visto, intuito? Nessun collega, nessun responsabile, nessuna figura adulta che avrebbe potuto (e dovuto) vigilare? I nostri bambini continuano ad andare a scuola come se nulla fosse. E noi dobbiamo guardarli negli occhi e far finta che tutto vada bene».

Parole dure, che fanno ben capire il dolore e lo sgomento provato in questi giorni: «Ma tutto non va bene. Ci auguriamo che qualcuno dei referenti istituzionali scelga di contattarci, ascoltarci e coinvolgerci. Abbiamo diritto a sapere cosa è stato fatto, cosa si intende fare, e come saranno tutelati i nostri figli da ora in avanti. Pretendiamo che venga posta fine al chiacchiericcio pubblico alimentato da articoli sensazionalistici e superficiali, che non fanno altro che accrescere la sofferenza delle famiglie, creando un clima insostenibile per chi è coinvolto direttamente. Non vogliamo più essere spettatori impotenti di una narrazione che ci riguarda nel profondo. Vogliamo essere ascoltati. Vogliamo risposte. E le vogliamo ora».

Il sindacato
Sul caso nei giorni scorsi è intervenuta anche Cisl scuola Emilia Centrale che ha espresso vicinanza alle famiglie e alla comunità di docenti e personale estranei a ogni accusa: «In attesa dell’esito delle indagini, ribadiamo con forza il principio generale della tolleranza zero verso ogni comportamento contrario alla cura, al rispetto e alla dignità dei minori. La vicenda emersa, per quanto grave e delicata, deve spingerci come comunità a mantenere piena fiducia nel lavoro delle autorità inquirenti, che hanno il compito di accertare i fatti con rigore e trasparenza. Al tempo stesso, non dobbiamo dimenticare di riconoscere e valorizzare lo straordinario impegno quotidiano delle tante educatrici ed educatori che operano con competenza».