Da Carpi a Messina in Flixbus ogni settimana per il corso di specializzazione: storia di un’insegnante precaria
Veronica Barbara, 33 anni, ha percorso oltre 70mila chilometri da settembre: «Sono più di mille ore in viaggio, ogni settimana è una maratona. Ma è l’unico modo per ottenere questa specializzazione, a cui tengo tantissimo»
CARPI. Salta sul Flixbus a Modena il giovedì sera, dopo una giornata di lezioni in un istituto comprensivo di Carpi, e arriva a Messina il giorno dopo. Venerdì e sabato frequenta fino a tarda sera i corsi, e poi risale su un altro mezzo per tornare a casa e prepararsi per la settimana successiva. Così facendo, da settembre a oggi, Veronica Barbara, 33 anni, originaria di Naro (Agrigento), ma docente precaria a Carpi, ha percorso oltre 70mila chilometri per poter frequentare il corso di specializzazione sul sostegno a Messina. Un viaggio continuo, che si traduce in più di 1.000 ore trascorse sui mezzi: prima pullman e treni, poi, da marzo, anche aerei.
Storie di precariato
«Sono più di mille ore in viaggio, ogni settimana è una maratona. Ma è l’unico modo che ho per ottenere questa specializzazione, a cui tengo tantissimo», racconta. I costi sono alti: «La sola iscrizione al corso è costata 3.700 euro, in due rate. Poi ci sono i viaggi, ogni settimana spendo circa 250 euro, tra spostamenti, cibo, trasferte. Riesco a farlo solo perché ho messo da parte qualcosa negli anni». Anche perché, proprio per frequentare il corso, ha scelto un incarico ridotto a scuola, con meno ore e, di conseguenza, uno stipendio inferiore: «Un sacrificio, sì, ma era l’unico modo per organizzarmi». Fino a marzo, i suoi viaggi si svolgevano interamente in pullman, con tempi medi di 16 ore a tratta, ma da qualche tempo è riuscita a trovare «qualche volo low cost - afferma - e vado in aereo fino a Catania, poi pullman fino a Messina. Mi fa risparmiare qualche ora, anche se la fatica resta».
Perché a Messina
Ma perché scegliere un corso proprio a Messina? «Perché è uno dei pochi luoghi in cui la prova pre-selettiva per accedere al concorso era prevista online e quindi, così facendo, ho risparmiato un viaggio da Carpi», spiega. Ma nonostante gli evidenti sforzi, Barbara continua a dire che «ne é valsa la pena». «Mi sono laureata in magistrale in lingue a Bologna, ho insegnato inglese e spagnolo per anni, spesso con doppi incarichi, e ho già ricoperto in passato ruoli da precaria insegnando le mie materia - racconta-. Quest’anno, però, ho preferito un posto sul sostegno. É una scelta coerente con il mio percorso. E no, non è una scorciatoia: se penso agli angeli, li immagino come i miei ragazzi. Nel frattempo ho partecipato a due concorsi Pnrr - prosegue -. Il primo in Sicilia: 94 su 100 allo scritto e 100 su 100 all’orale. Ma non é bastato: c’erano solo sette posti in tutta la Regione. E anche in Emilia non era molto diverso. Il secondo concorso, invece, l’ho fatto a Bologna, e ho preso 84. Ma non so ancora se basterà per passare all’orale».
Costi enormi e sacrifici
E poi ci sarà anche l’abilitazione da pagare: «Un altro percorso a pagamento. Ho tanti colleghi che sono nelle mie condizioni. Alcuni accumulano addirittura punteggio comprando certificazioni costose, come il Clil». E la vita personale, inevitabilmente, ne risente. «Questa routine é complessa: il fine settimana non esiste più, i rapporti si complicano. Poi, però, arrivo in classe e tutto scompare: entro in un mondo parallelo dove non c’è spazio per le preoccupazioni, solo per i miei alunni». L’obiettivo, ora, è chiaro: ottenere la specializzazione, passare in prima fascia e riuscire a entrare in ruolo nel modenese, a partire da settembre 2025. «È dura, ma io ci credo ancora. Ogni sacrificio ha un senso se porta dove sogni di arrivare».
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