Gazzetta di Modena

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Il racconto

I cento anni di Renzo Arduini, il partigiano “Walter”: «Mi volevano fucilare, poi arrivò mio fratello...»

di Maria Sofia Vitetta

	Renzo Arduini
Renzo Arduini

Nato il 16 maggio 1925 ai Mulini Nuovi di Albareto, fu uno dei componenti della brigata partigiana Costrignano. La festa di compleanno e i racconti del periodo della Liberazione a Modena e sull'Appennino

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MODENA. Walter era uno dei componenti della brigata partigiana Costrignano ma, nonostante porti nel cuore il suo nome di battaglia, è prima di tutto Renzo Arduini e oggi tutta la famiglia lo festeggia con grande affetto in occasione del suo compleanno. Potrebbe spegnere 100 candeline, oppure soffiare su 80, per ricordare chi, come lui, 80 anni fa ha combattuto per la Liberazione dai nazifascisti. Nato il 16 maggio 1925 nella piccola frazione di Albareto dei Mulini Nuovi, Renzo ha iniziato la sua permanenza nelle formazioni partigiane nel luglio del 1944.

La storia

Ricostruisce, affiancato dalla figlia Katia, quei ricordi che ancora gli parlano, intrecciandoli con gli avvenimenti dell’anno precedente che trasmettono il clima del periodo storico da lui vissuto.
Una sera, quando in città «non c’era quasi nessuno che avesse la macchina», le strade erano libere e senza la necessità di rispettare i sensi di marcia, «portavo via un sidecar. Andavo avanti e indietro, non c’era un divieto di andare a destra piuttosto che a sinistra. Dietro a me c’era un ufficiale tedesco in bicicletta, ma io non lo avevo visto. A momenti lo facevo cadere. È sceso dalla bicicletta, urlava, ha tirato fuori la pistola e me l’ha puntata alla testa». Diventando giorno dopo giorno «i padroni della città» in un clima di tensione crescente, «i tedeschi ci hanno portato via anche le biciclette» e, così, la normalità ha iniziato ad incrinarsi.

Il racconto

Quando era ragazzo, a 18/19 anni, Renzo lavorava a Modena in un’officina. «Ci chiamavano i ribelli, perché facevamo gli scioperi» per i diritti dei lavoratori. «Era proibito, ci hanno denunciato dai carabinieri. Comandavano loro, i fascisti, non volevano che li facessimo».
«Nella vita ci vuole fortuna», ripete spesso Renzo. E lui, fortunato, crede di esserlo stato in molte occasioni. Un giorno, i fascisti lo catturarono all’altezza del bar dei Mulini Nuovi, mentre andava al lavoro. Di quei momenti rammenta le botte, e poi il camion su cui lo caricarono per portarlo a Modena, all’Accademia. «Mi avevano messo al muro. Tutti i miei amici sono stati uccisi. Mi hanno liberato tramite mio fratello, che aveva un deposito di gomme e conosceva molti fascisti che andavano da lui a fare rifornimento di benzina». Nel periodo che precedette i mesi freddi del 1944, Renzo, ricercato in seguito alla sua adesione agli scioperi, era scappato. «Mi ha salvato un contadino di Campogalliano prendendomi a dormire per 8/10 giorni, c’era una ragazza che mi portava da mangiare».

Il partigiano

Diventato partigiano, si era rifugiato sul Monte Spigolino, là dove, insieme a «tanti amici dei Mulini Nuovi», attendeva l’arrivo degli americani che, di notte, venivano a rifornirli di armi per combattere i tedeschi tra Serramazzoni, Montefiorino e Fanano, territori assediati dai nemici. Anche nei momenti difficili, nascosto nelle stalle e nei fienili, intirizzito per il freddo e divorato da «una fame tremenda», Walter aveva una motivazione che non lo faceva demordere: «la paura di morire, di essere preso». D’inverno, «sul Monte Spigolino, in mezzo a tanta neve, i tedeschi hanno ucciso un mio amico a due metri da me». La popolazione civile collaborava. «Sempre. In montagna, ci siamo fermati dal prete. Ce ne erano già altri partigiani, il prete li aiutava. Dove ci ha fatto dormire? Vicino alla “masa” del contadino – ovvero il letame -, con le mucche, per essere al sicuro».
Il 22 aprile 1945, giorno della Liberazione di Modena, è arrivato portando con sé un’atmosfera nuova, un’allegria sconosciuta. In città «erano tutti contenti, felici, tutti», Walter ne è stato testimone 2 giorni dopo, il 24 aprile.

La Brigata Costrignano

«Noi della brigata Costrignano volevamo venire a Modena per primi, invece siamo arrivati tardi, perché gli inglesi ci hanno fermato. Quando abbiamo dormito la notte a Maranello, volevano disarmarci e poter dire, insieme agli americani: «Modena l’abbiamo liberata noi». Così, in occasione del suo centenario, Renzo ripercorre quei momenti in cui «o si andava con i partigiani o con i fascisti». Ritraendolo con gli altri partigiani che avevano combattuto per un’Italia diversa, una foto scattata il 25 aprile 1946 in occasione del primo anniversario della Liberazione, testimonia la sua scelta. Anche se «nella vita sono stato fortunato».