Gazzetta di Modena

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La ricostruzione

Dopo aver ucciso Daniela Coman, Peter Pancaldi è andato a Modena comprare crack

di Ambra Prati

	Peter Pancaldi con Daniela Coman, accanto i Giardini ducali
Peter Pancaldi con Daniela Coman, accanto i Giardini ducali

Il 45enne ora in carcere a Reggio con l’accusa di omicidio volontario pluriaggravato nei confronti della 48enne di Sassuolo, trovata morta in casa a Correggio, è stato fermato di notte dai carabinieri ai Giardini ducali in stato confusionale e portato in ospedale

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MODENA. Quando è stato catturato a Modena Peter Pancaldi aveva appena fatto tappa ai Giardini ducali, a comprare una dose di crack. È l’elemento ulteriore che emerge sul 45enne Peter Pancaldi, ora detenuto nel carcere di Reggio Emilia e accusato di omicidio volontario pluriaggravato (dalla premeditazione, dal legame affettivo e dall’aver commesso il fatto su persona che stalkerizzava) per il femminicidio di Prato di Correggio. 

La tragedia

I fatti risalgono a l 13 maggio scorso, quando Daniela Luminita Coman, 48 anni, di origini romene e residente a Sassuolo dove abitano in via Santa Lucia l’ex compagno e il figlio di undici anni, telefona al lavoro di buon mattino: l’impiegata avvisa la ditta di elettronica Sce Srl che sarebbe arrivata in ritardo a causa di un impegno personale. Daniela è d’accordo con Peter – ormai ex visto che lo ha lasciato – di vedersi nell’appartamento di via Dinazzano 35/b: deve prendere i suoi effetti personali e portarli via, visto che il rapporto iniziato nel giugno 2024 è giunto al capolinea. Da quel momento in poi di Daniela si perdono le tracce: i familiari però si allarmano il giorno seguente, mercoledì 14, quando la donna non si presenta a Sassuolo a prendere il figlio di undici anni. Il padre del figlio, le amiche e la sorella maggiore Leontina, che vive a Faenza, pensano subito al peggio: sono al corrente della relazione travagliata con quell’uomo, affetto da dipendenze di lunga data (cocaina, crack, alcol), che la controllava in modo ossessivo, alzava le mani e pretendeva soldi, vendendo gli oggetti di lei a sua insaputa. «Se dovesse succedermi qualcosa, andate a cercarmi a questo indirizzo. Ho paura», ha scritto la vittima alla sorella.

Le indagini

Dopo la denuncia di scomparsa, l’indagine parte a tambur battente: ma in mancanza del cellulare della scomparsa, che è acceso in una zona molto ampia, non è facile ricostruire il “buco” temporale. La svolta avviene mercoledì 14, quando alle 22.30 il corpo senza vita di Daniela viene trovato nell’appartamento al primo piano, adagiata sul letto e coperto da un piumone, senza segni di violenza; il decesso risale ad almeno dodici ore prima. Il compagno, cioè Pancaldi, non c’è: si è allontanato sulla Peugeot 205 di lei e, grazie alla targa fotografata dai varchi stradali e alle celle telefoniche, viene fermato alle 2.30 a Modena, in un tale stato confusionale che viene portato subito al Pronto Soccorso.

La cattura

In seguito, al comando provinciale dei carabinieri di Reggio, Pancaldi vuota il sacco e confessa: «Sono stato io, l’ho uccisa io». Il 45enne confessa che, dopo il primo incontro tranquillo, in tarda mattinata ha richiamato Daniela: «Hai dimenticato qui il tuo computer con le foto di tuo figlio, vieni a prenderlo». È una trappola, lei ci cade e torna a Prato, dove lui prima inscena un tentativo di suicidio, poi insiste affinché Daniela riallacci la relazione, infine di fronte ai ripetuti «no» di lei perde la testa e la ammazza soffocandola. Il movente non è stato solo l’abbandono, ma anche economico: Peter rinfacciava a Daniela di aver dovuto troncare con la precedente compagna la quale lo manteneva, mentre la 48enne gli lesinava i soldi per la droga. Mentre lui non riusciva a tenere un lavoro: addetto anti taccheggio in un centro commerciale modenese, aveva abbandonato il posto dopo pochi giorni. Caso risolto in tempi record ma restano diversi aspetti da chiarire.

L’avvocato

Ieri l’avvocato difensore di fiducia Annalisa Miglioli si è recata a far visita a Pancaldi al carcere Pulce di Reggio: un colloquio durato due ore. Pare che l’uomo abbia riacquistato lucidità e abbia ripreso, dietro le sbarre, il programma di recupero che seguiva al Sert di Correggio. Domani alle 9.30 in tribunale è fissata la convalida del fermo per indiziato di delitto: Pancaldi comparirà davanti al gip Matteo Gambarati, a fianco dell’avvocato difensore e alla presenza del pm Valentina Salvi. Alle 12 è previsto il conferimento dell’incarico al medico legale. L’autopsia potrà fornire punti fermi sulla modalità dell’omicidio e stabilire se davvero l’ha ammazzata con le mani, tappandole bocca e naso, come aveva già tentato di fare in precedenza. Proseguiranno gli accertamenti tecnici e di laboratorio sul cellulare della vittima (recuperato su indicazione dell’assassino, che l’aveva gettato dal finestrino) e sui reperti intorno al letto, tra i quali diversi mozziconi. l © RIPRODUZIONE RISERVATA