Gazzetta di Modena

Modena

La sentenza

Carabinieri riabilitati dopo 11 anni: «Calvario assurdo, ora si devono riscostruire una vita»

di Daniele Montanari

	Palazzo Ranuzzi, sede della Corte d'appello di Bologna
Palazzo Ranuzzi, sede della Corte d'appello di Bologna

Assolti in appello con formula piena i militari Giuseppe Cucinotta e Rocco Caforio, all’epoca in servizio a Sassuolo, finiti al centro dell’inchiesta “Untouchables” con accuse pesantissime. I legali valutano la richiesta di risarcimento danni per stipendi e avanzamento di carriera. Usmia: «Allora i sindacati non esistevano, i colleghi hanno affrontato questo capitolo così doloroso senza tutele»

4 MINUTI DI LETTURA





BOLOGNA. Condannato in primo grado, sceglie clamorosamente di non avvalersi della prescrizione e va in appello. E qui viene assolto con formula piena, “perché il fatto non sussiste”. Undici anni dopo l’apertura del caso. La sentenza è stata emessa ieri alle 16.30 a Bologna nei confronti del brigadiere dei carabinieri Giuseppe Cucinotta, nell’ambito dell’inchiesta “Intoccabili” che coinvolgeva anche un altro carabiniere, Rocco Caforio. Quest’ultimo era stato assolto in primo grado, ma la Procura nel 2021 aveva fatto appello. È stato assolto anche lui ieri con formula piena, ribadita l’innocenza.

Il primo grado

L’inchiesta verteva su un presunto sodalizio criminale innestato nel distretto ceramico a scavalco tra il Modenese e il Reggiano, con tassi d’interesse sul denaro prestato anche fino al 110%. Come riportano gli atti, gli “Intoccabili” si facevano promettere un vantaggio “assolutamente sproporzionato rispetto all’utilità concessa”. Nel settembre 2021 la sentenza fu di 9 anni e 3500 euro di multa per Rocco Ambrisi e Adamo Bonini. Dieci mesi per i fratelli Saverio e Federico Mastrosimone, cugini di Rocco Ambrisi. Due anni con la condizionale per il carabiniere Giuseppe Cucinotta (in servizio prima a Sassuolo e poi a Modena) per tentato abuso d’ufficio, assolto invece dal reato di corruzione. Restò comunque sospeso dal servizio, come disposto dall’inizio dell’indagine, nel 2014. L’altro carabiniere Rocco Caforio (all’epoca a Sassuolo) assolto invece dalle accuse di abuso d’ufficio e favoreggiamento.

L’appello

Di fronte a quel verdetto, il pm fece appello. Entrambi i carabinieri decisero di rinunciare alla prescrizione, correndo il rischio: Cucinotta di una condanna bis, Caforio di una sentenza ribaltata. Ieri il verdetto che li ha sollevati da tutto, in entrambi i casi con un’assoluzione “perché il fatto non sussiste”, con formula piena. Cucinotta è stato quindi assolto anche dal tentato abuso d’ufficio, ribaltando il primo grado.

Le reazioni degli avvocati difensori

«È terminato un calvario durato 11 anni: la soddisfazione non può che essere massima» sottolineano gli avvocati Cosimo Zaccaria e Marco Pellegrini, difensori di Cucinotta. «Il nostro assistito è stato fra i migliori investigatori di Modena e, dall’oggi al domani, si è trovato esautorato di tutto. Un’intera vita professionale – e conseguentemente personale – spezzata. Ora, con una gioia un po’ amara, festeggiamo una vittoria notevole: assoluzione perché il fatto non sussiste. Con formula piena, da accuse pesantissime per un appartenente all’Arma. Il sistema giudiziario ha dato prova di avere gli anticorpi per “fare giustizia”. Ora il nostro assistito dovrà ricostruire la sua esistenza». I legali valuteranno se chiedere i danni per 11 anni senza stipendio (a causa della sospensione) e di mancato avanzamento professionale. «Prenderemo la decisione a mente lucida» osservano i legali. «Sicuramente procederemo con una richiesta danni – anticipa invece già l’avvocato Roberto Ghini, difensore di Caforio – di fronte a un’inconcepibile e inaccettabile durata del processo dovuta non a scelte dei difensori. Il mio assistito non è mai stato sospeso dal servizio – nota – ma ha avuto comunque di fatto bloccato ogni avanzamento di carriera per 11 anni, con questo processo pendente. Undici anni di calvario giudiziario, con tutte le conseguenze legate, per non aver commesso assolutamente nulla . Il mio assistito esce totalmente riabilitato da questa vicenda, ma la sofferenza che ha patito se la porterà dietro per sempre. La scelta assurda dell’accusa di fare appello nel 2021 non ha avuto altro effetto che mantenere Caforio per altri quattro anni sulla graticola – commenta – e di fronte questo lui ha reagito rinunciando alla prescrizione, assumendosi tutti i rischi conseguenti, per dimostrare la sua innocenza. Vorrei sottolineare il peso di questa scelta dell’imputato: in vita mia come legale vi ho acconsentito solo in questo caso».

Il commento di Usmia carabinieri

«Con la recente assoluzione dei due colleghi coinvolti nell’inchiesta “Untouchables”, con la formula piena “perché il fatto non sussiste”, si chiude un capitolo doloroso durato undici anni. Un tempo infinito, vissuto nell’ombra e nel silenzio, da chi è stato ingiustamente sospettato e lasciato solo – commenta Maurizio Michi, segretario regionale del sindacato Usmia carabinieri –. All’epoca dei fatti, i sindacati nei carabinieri non esistevano. I colleghi hanno affrontato questo calvario senza tutele, sostenuti solo dal conforto umano di alcuni colleghi e dei loro avvocati. Oggi, per fortuna, esistiamo: Usmia è in grado di offrire assistenza legale, psicologica e disciplinare, ma soprattutto una vicinanza morale concreta e costante. E proprio questa vicinanza l’abbiamo garantita, fin dalla nascita di Usmia, a uno dei colleghi coinvolti. Abbiamo sempre avuto fiducia nella magistratura e nei colleghi, e questa sentenza ne è la conferma. Auspichiamo che vicende simili insegnino all’Amministrazione a valutare con maggiore prudenza ogni sospensione prima di una condanna definitiva. Usmia sarà sempre al fianco di chi serve con onore, anche quando tutto sembra perduto».

© RIPRODUZIONE RISERVATA