Ceramica Opera fallita, stop alla produzione: 147 lavoratori a casa
Camposanto Sono 147 i dipendenti coinvolti: «Tutelare i posti di lavoro»
CAMPOSANTO. Sono 147 i dipendenti coinvolti nel collasso finanziario di Opera Group che, dopo il tentativo di concordato, nel giro di poche settimane ha portato alla liquidazione giudiziale del gruppo. L’azienda ceramica ha la sede legale e amministrativa a Maranello, dove lavorano 35 persone, mentre lo stabilimento produttivo è a Camposanto con 112 lavoratori.
I sindacati
«Una situazione di crisi finanziaria - dicono i sindacati Filctem Cgil Modena, Femca Cisl Emilia Centrale e Uiltec Uil Modena - che nasce da lontano e che negli ultimi anni ha visto sommarsi alle difficoltà croniche e a una massa debitoria imponente, l’incapacità dell’azienda di proprietà dei fratelli Gagliardelli di ristrutturarsi e rilanciarsi in modo credibile in un mercato sempre più contratto». La prima preoccupazione delle sigle sindacali, ovviamente, sono i 147 dipendenti. «Già prima del provvedimento del Tribunale - continuano i sindacati - ci eravamo attivati con la Regione e il 21 maggio abbiamo avuto un incontro del tavolo di crisi, insieme alle istituzioni e al curatore fallimentare nominato dal Tribunale, per provare a capire quali strumenti mettere in campo per la tutela dei dipendenti, la cui cassa integrazione straordinaria termina domani ma col rischio di restare in sospensione, senza retribuzione e con gli arretrati determinati dai mancati pagamenti dall’azienda».
Gli ammortizzatori
La situazione potrebbe migliorare con l’attivazione degli ammortizzatori sociali, richiesta già inoltrata dai sindacati che ragionano, inoltre, su «ogni tipo di possibilità per tentare di rilanciare la continuità produttiva e occupazionale». Le sigle spiegano che «la situazione è difficilissima e occorre esserne ben consapevoli. Le nostre organizzazioni sono mobilitate al massimo per proteggere le lavoratrici e i lavoratori, ora occorre che anche imprese e istituzioni entrino in campo per evitare la scomparsa di una rilevante realtà produttiva del comparto ceramico». Sia prima che dopo la riunione del tavolo regionale per la salvaguardia occupazionale, i sindacati hanno incontrato i dipendenti in assemblea per aggiornarli in tempo reale sugli sviluppi della situazione, dare loro risposte e indicare strumenti concreti a tutela dei loro diritti, come le procedure per recuperare i propri crediti. «Rabbia e preoccupazione» sono i sentimenti che accomunano tutti i lavoratori che «non possono pagare il prezzo di una crisi causata da altri».
La politica
Oltre ai sindacati, anche la politica è dalla parte dei dipendenti. Il Pd, con un’interrogazione in Regione a prima firma del consigliere Gian Carlo Muzzarelli e sottoscritta da Luca Sabattini, Ludovica Carla Ferrari e Maria Costi, ha chiesto «accesso agli ammortizzatori sociali disponibili, programmi di formazione e riqualificazione professionale e iniziative per la ricollocazione nel mercato del lavoro». Insomma tutte quelle azioni volte a «garantire azioni di sostegno per i lavoratori della Ceramica Opera di Camposanto e per mitigare gli effetti negativi derivanti dalla chiusura dell’azienda». Anche la sindaca di Camposanto, Monja Zaniboni, ribadisce la necessità di «mettere in campo strumenti concreti, a partire dalla proroga degli ammortizzatori e da politiche attive per la ricollocazione». Il Comune, inoltre, offre la solita e piena disponibilità a collaborare con Regione, Provincia e parti sociali per affrontare insieme la crisi «con realismo, ma anche con la volontà di non lasciare indietro nessuno».