Cillo, una storia lunga 60 anni: «Da Buffon, Allegri e Pioli a Dalla e Venditti, quante scarpe»
Italo Boni, storico commerciante di Formigine premiato insieme ad altri imprenditori da Confcommercio Modena, ha iniziato a lavorare da apprendista nel 1965: «Mio padre era calzolaio, sono partito nella sua bottega. La mia forza? La famiglia»
FORMIGINE. Da qui è passato anche Lucio Dalla che, con il suo 38 di piede, non trovava la scarpa giusta da nessuna parte. Dalla “sua” Bologna, il mitico cantautore ha percorso la via Emilia fino a Modena, arrivando a Formigine, poi è entrato da Cillo ed ecco la scarpa tanto ricercata. Come Lucio Dalla, anche Giuseppe Signori, storico attaccante di Lazio e Bologna, cercava il suo 38: una mission impossible prima di perdersi tra gli scaffali del mitico negozio di via Trento Trieste e trovare il numero giusto. Per non parlare di un altro cantautore, Antonello Venditti, e delle decine, anzi centinaia, di sportivi italiani che nel corso degli anni hanno fatto tappa a Formigine per acquistare scarpe e abbigliamento.
La storia di Italo Boni, per tutti “Cillo”
È sempre stato così, da 60 anni, ovvero da quel lontano 1965 in cui Italo Boni, per tutti semplicemente “Cillo”, ha iniziato a lavorare come apprendista artigiano dal papà Romeo, calzolaio dal 1948. Sessant’anni di lavoro che sono stati celebrati giovedì pomeriggio da Confcommercio Modena all’auditorium di via Piave, nell’ambito dell’assemblea annuale, con una targa speciale: «Sono orgoglioso di ricevere questo premio e ringrazio tutti, perché è un successo da condividere con tutti i miei clienti, i dipendenti, con la città di Formigine e, ovviamente, con i miei famigliari», ha detto Cillo davanti all’auditorium.
Gli inizi in bottega con papà
Già, la famiglia. La famiglia è sempre stata al centro nella carriera lavorativa di Cillo: «È stato mio padre Romeo a mettere il primo tassello di questa epopea con l’avvio del suo lavoro da calzolaio ambulante, che lo portava di casa in casa in sella alla sua bicicletta – continua Boni nel suo racconto – Poi nel 1958, sollecitato dalle numerose richieste, apre un laboratorio artigiano calzolaio a Formigine, in via San Pietro: è qui che da giovane apprendista inizio il mio percorso formativo professionale. Nel 1971, a 23 anni, subentro a mio padre e trasferisco il negozio in via Trento Trieste 44. Sette anni dopo, insieme a mia moglie Luisa Ferrari apriamo anche un nuovo store, sempre in via Trento Trieste a Formigine, ma specializzato nelle calzature per bambini», chiosa.
Il negozio a tre piani e i campioni
Fondamentale è stato il 1989, anno in cui Italo Boni amplia la superficie espositiva e aumenta la gamma di abbigliamento in vendita trasferendosi nel nuovo negozio a tre piani. Siamo sempre in via Trento Trieste, questa volta al civico 82: «Così è nato “Cillo abbigliamento e calzature” – prosegue – Poi, nel 1995, con l'apertura di un secondo grande negozio (Cillo pelletteria e calzature donne, ndr) diretto da mia moglie, riusciamo a completare una multiproposta d’abbigliamento introvabile altrove». Tra un aneddoto e l’altro – «sono stato fornitore ufficiale dei giocatori delle squadre professionistiche di calcio e qui sono venuti campioni di ogni tipo, da Buffon ad allenatori del calibro di Allegri e Pioli» – Boni ripercorre con il sorriso stampato sul volto gli anni della nascita e del successivo sviluppo di quel “Made in Cillo” che oggi evoca tradizione e storia. «Il 2025, per me, è speciale per una doppia ragione – conclude Boni – oltre a tagliare il traguardo dei sessant’anni di lavoro, proprio quest’anno io e mia moglie Luisa festeggiamo anche le nozze d’oro». Una coincidenza? Forse sì, ma noi crediamo di no. D’altronde, l’abbiamo appena detto: nella vita di Cillo, lavoro e famiglia sono sempre stati legati da un sottile, me neanche troppo, filo rosso.
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