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L’intervista

Orlando e il record di maglie da calcio: «La più preziosa? Quella oro del Brescia autografata da Baggio»

di Gabriele Farina

	Orlando Mollica e la sua collezione
Orlando Mollica e la sua collezione

Il modenese Mollica vive tra Lussemburgo e Londra: «Non ricordo se la prima fosse del Modena o del Parma, mentre l’ultima è del Kenya. Nel 2006 mi è stata regalata quella di Luca Toni dell’Italia campione del mondo. Finale di Champions Inter-Psg? Tiferò i parigini, ma un ricordo mi lega ad Acerbi»

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MODENA. Il calcio giovanile in provincia di Modena e il Guinness World Record a Londra, l’amichevole contro il Sassuolo di Francesco Acerbi e la Brexit. Il modenese Orlando Mollica ha tante storie da raccontare. Il 5 giugno 2021 ha ottenuto nella capitale del Regno Unito il primato mondiale di maglie da calcio originali (415). Oggi vive in Lussemburgo, lavora per una multinazionale con sede in Inghilterra e di maglie ne ha oltre cinquecento. Non detiene più il record mondiale, ma mantiene la passione per il calcio a tutti i livelli.

Quando è iniziata la sua passione per il pallone e per le maglie da calcio?

«Ero piccolissimo: avevo cinque anni e non tifavo nessuna squadra di preciso: mi piacevano però le magliette. Tifavo il Boca Juniors, ma non mi dava fastidio il River Plate. Tifavo il Brescia perché avevo la maglietta autografata di Roberto Baggio, regalatami dal mio prozio. Mi sono appassionato al calcio grazie alla mia famiglia: seguivamo tutti le partite».

Qual è stata la sua prima maglia da calcio?

«Devo ammettere che non ricordo se era del Parma o del Modena: ero piccolissimo. Nel 2006 mi è stata regalata quella di Luca Toni dell’Italia campione del mondo. Da quando ho dodici anni ho iniziato a collezionarle ossessivamente».

Qual è invece l’ultima che ha acquistato?

«Una maglia del Kenya, l’ho comprata circa un mese e mezzo fa».

La maglia più preziosa?

«Quella color oro del Brescia firmata da Baggio: non la darei mai via».

Come ha vissuto la stagione del Modena dall’estero?

«Bene e male. La stagione di Serie B è stata molto emozionante: ho creduto ai playoff, ma i gialli hanno buttato via le partite con la Reggiana e con la Carrarese. Non si può perdere in casa con i granata. L’anno prossimo può essere un buon anno. Nella stagione in corso mi sono piaciuti molto Palumbo e Caso. Possiamo fare di più: vogliamo la Serie A».

Come ha vissuto la finale dell’Europeo 2021 tra Italia e Inghilterra?

«Sono tornato da Londra a Modena per godermela in Italia: è stata una delle notti più belle della mia vita».

E quella del 2024 tra l’Inghilterra e la Spagna?

«Ero in mezzo ai tifosi dell’Inghilterra. Mi hanno intervistato e ho risposto “Vamos Inghilterra”. Lamine Yamal è impressionante: può e deve vincere il Pallone d’Oro, anche se ha 17 anni».

In Champions League ha impressionato. Le piace il nuovo formato?

«Sì, tanto. Il torneo è molto più divertente: ci sono stati gironi assurdi e alla fine sono passate le squadre migliori. Ho tifato Inter fino alla finale e ho esultato al gol di Acerbi, contro cui ho giocato».

Ci racconti...

«All’epoca ero nella Juniores del Fiorano (ha giocato anche nell’Atletic Cdr). La prima squadra aveva un’amichevole con il Sassuolo, ma non riuscì ad andarci e così giocammo noi giovani. È finita 17-0 per loro. Acerbi è uno forte che non molla un secondo. S’è anche lamentato di una marcatura troppo stretta: è un fenomeno».

Tiferà Inter in finale?

«No, in finale si deve gufare (ride). Mio fratello andrà allo stadio a Monaco di Baviera, io devo tifare per il Paris Saint Germain: gli interisti sono troppo “pesanti”, sarebbe meglio se perdessero due finali di fila come noi della Juventus».

Che differenza c’è tra la Premier League e la Serie A?

«La principale è legata al ritmo degli incontri. Penso però che la Serie A sia attaccata troppo. Ho visto la gara tra Real Madrid e Celta Vigo: la seconda è troppo scarsa».

Eppure, ha perso di una rete (3-2) al Bernabeu. La sua prossima maglia da calcio quale sarà?

«Ci devo pensare. In genere, vado a istinto».

Lei è laureato in Economia al dipartimento Marco Biagi di Modena e lavora come marketing manager per una multinazionale con sede a Londra. Come procedono le attività dopo la Brexit?

«Le attività procedono bene, ma mi sono trasferito in Lussemburgo anche se lavoro sempre in Inghilterra. La Brexit ha messo troppi “paletti” e molte persone se ne sono andate dal Regno Unito dopo l’uscita del Paese dall’Unione Europea».

Cosa è cambiato?

«L’Inghilterra è sempre bella. Una volta al mese vado a Londra e lavoro da lì. Nella capitale inglese non sono certo felici dalla Brexit e nel resto dell’Inghilterra, per quanto vedo, non sono messi meglio di prima. Eppure, si va avanti: evviva l’Europa».

Quali altri interessi nutre tra Lussemburgo e Londra, a parte la sua professione e la passione per il calcio?

«Sto spingendo molto sulla carriera musicale».

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