Referendum sulla cittadinanza, Sonny Olumati oggi a Modena: «Ecco perché è importante votare»
L’autore, ballerino e coreografo, impegnato da sempre sui temi dei diritti civili, seconde generazioni e inclusione, sarà ospite del Festival della Migrazione alla Fondazione San Carlo: «Far sentire la propria voce è importantissimo per garantire un diritto a chi vive, studia e lavora in Italia»
MODENA. Alle 17.30 di oggi – sabato 24 maggio – presso la Sala Verde della Fondazione San Carlo a Modena, all’interno del Festival della Migrazione, si terrà l’appuntamento “Cittadinanza e migrazione: un futuro da costruire” organizzato in vista del Referendum sulla cittadinanza per cui si voterà l’8 e il 9 giugno. Interverranno tre voci di attivisti con tre percorsi diversi intrecciati dallo stesso impegno, quello di costruire un Paese più giusto, inclusivo, consapevole. Tra queste, quella di Sonny Olumati, autore, ballerino, coreografo pluripremiato, impegnato da sempre sui temi dei diritti civili, seconde generazioni e inclusione.
Olumati, è co-presidente del Comitato per il referendum sulla cittadinanza: cosa vuol dire andare a votare per questo referendum?
«Come ogni voto, è l’unico modo per il popolo, l’unico spazio, per far sentire veramente la propria voce che in questi tempi è importantissimo per garantire un diritto a chi vive, studia e lavora in Italia. Perché i diritti non vanno solo conquistati ma anche difesi. Dietro ad ogni movimento di rivendicazione, dobbiamo ricordarci che non ci sono numeri o percentuali, ma persone: in questo senso, il voto come strumento di affermazione individuale e sociale».
Ribadito da lei, che non ha mai potuto votare, questo concetto suona ancora più potente.
«Io non mai potuto votare: faccio attività politica da quando ho 16 anni attraverso la mediazione culturale, adesso ne ho 39 e non ho ancora il diritto di voto. Penso che questo referendum creerà un precedente soprattutto in una parte di popolazione, a prescindere dal risultato: una fascia della popolazione saprà cosa pensa il Paese di essa».
Pensiamo soprattutto alle seconde generazioni, al futuro di questo nostro Paese anagraficamente vecchio.
«Pensiamo a quale Paese lasciamo a loro ma anche a quale Paese stiamo costruendo nell’immediato futuro: se questo referendum passasse, nei successivi due anni verrebbero regolarizzate più o meno 250mila cittadinanze. Il futuro va costruito tutti i giorni insieme, non va “aspettato”».
Come l’arte che pratica nel suo lavoro, risulta fondamentale per divulgare al meglio certe tematiche?
«Le persone si annoiano a sentire cose considerate comunemente noiose o quantomeno molto impegnative, come impegnativi sono questi temi. Con un sottofondo musicale, con un po’ di luci e colori si rende tutto un pochino più accessibile: l’arte è lo zucchero. Nel mio lavoro, ho ricavato una visione creativa della comunicazione, non come qualcosa di passivo che gli altri devono subire ma come spettacolo, come forma dialogica. Questo approccio è essenziale nella divulgazione, perché quando parli con le persone devi arrivare a loro».