Gazzetta di Modena

Modena

Violenza in città

Bloccate sul telefono, la picchiano: «Mia figlia aggredita e umiliata»

di Ginevramaria Bianchi

	Un momento dell'aggressione ripresa in un video
Un momento dell'aggressione ripresa in un video

Il racconto di un padre furioso per il pestaggio subito dalla figlia 19enne: prima l’hanno derisa per l’aspetto fisico, poi schiaffi e ginocchiate al corpo

3 MINUTI DI LETTURA





MODENA. Prima le derisioni e le prese in giro per l’aspetto fisico. Poi uno schiaffo, le percosse, e le mani addosso. Il tutto filmato in diverse angolazioni, che hanno iniziato a girare senza sosta sui social per far ridere gli spettatori e umiliare ulteriormente la vittima. La vittima è una diciannovenne nonantolana, aggredita in massa da cinque ragazze che tempo prima aveva bloccato sul cellulare perché aveva deciso di tagliare i rapporti. Un fatto gravissimo quello successo sabato scorso a Modena, intorno alle 21.30, in via Oristano, durante un evento dedicato ai videogiochi (l’evento non ha in alcun modo un ruolo in quanto avvenuto, ndr).

L’aggressione

La vittima era insieme a un’amica in mezzo ad altri giovani che erano lì per divertirsi. Erano arrivate presto, verso le 18, in modo tale da godersi una serata tranquilla in compagnia. Ma la situazione si è capovolta nel giro di poco tempo, quando si sono ritrovate davanti al gruppo di ragazze con cui la vittima aveva interrotto bruscamente l'amicizia tempo prima. «Le aveva bloccate sul telefono – racconta Mike Apaana, padre della vittima – perché non voleva più avere nulla a che fare con loro. Non si erano mai scontrate apertamente, ma lei aveva deciso di allontanarsi. E loro hanno voluto vendicarsi per questo».
La tensione è iniziata a salire quando le ragazze, incrociandola più volte durante l’evento, hanno cominciato a parlarle alle spalleprendendola di mira per le macchie che ha sulle braccia e sulle gambe. Poi la situazione è iniziata a degenerare quando, verso le 21.30, una delle cinque si è avvicinata con un bastone in mano: «Fortunatamente il bastone le è stato tolto da altri presenti – continua il padre –. Ma, nonostante questo, si è avvicinata a mia figlia e le ha dato uno schiaffo in pieno viso». E a quel punto è iniziata l’aggressione. Dopo il primo colpo, altre due ragazze si sono avvicinate: una le ha tolto la parrucca, l’altra ha iniziato a spintonarla, cercando di farle perdere l’equilibrio e di farla cadere a terra. La giovane ha cercato di proteggersi la testa con le mani per evitare i colpi, e allora hanno iniziato a darle delle ginocchiate sul fianco sinistro. Un pestaggio in piena regola, insomma. L’amica che era venuta con lei all’evento e un gruppo di ragazzi che erano lì presenti sono prontamente intervenuti per cercare di separarle e, nel frattempo, diverse persone hanno iniziato a riprendere la scena con il cellulare. Il video è finito su diversi social, dove è stato spesso ripubblicato con le emoticon della risata o con commenti come: «Adoro quando le ragazze combattono». Prima la violenza, e poi la gogna pubblica: una doppia umiliazione, di fatto.

Le ferite e la paura

«Mia figlia è tornata a casa con abrasioni ed escoriazioni – racconta il padre mostrandoci il referto dell’ospedale –. Ha sporto regolarmente la denuncia dai carabinieri, ma è comunque molto scossa dall’accaduto. E noi con lei. Attualmente non riesce nemmeno ad andare a scuola perché ha paura di incontrare quel gruppo di ragazze sull’autobus. Non le vogliono dare tregua: nonostante la denuncia e nonostante il fatto che noi conosciamo i loro nomi e cognomi, continuano a cercarla per vie traverse, usando amici e conoscenti per mandarle messaggi di sfida».
«Da padre – conclude Mike Apaana – sono profondamente amareggiato, perché quello che è successo è un fatto bruttissimo. Ma sono anche determinato: farò tutto ciò che è in mio potere perché giustizia sia fatta. Come ho detto, conosciamo i nomi e i cognomi di queste ragazze, e li abbiamo già riportati ai carabinieri. Mia figlia non si sente più sicura nemmeno a uscire di casa adesso, e finché non otterremo ciò che vogliamo, questa storia non sarà finita».
Le indagini dei carabinieri sono in corso.