Pensionati sempre più poveri a Modena: «Persi 900 euro lordi all’anno»
Federconsumatori: «Per le donne il divario è ancora più alto: 5mila euro in meno»
MODENA, Si prospettano tempi sempre più duri, se qualcosa a livello politico non cambierà, per i pensionati di Modena e provincia, come del resto di tutta Italia: la perdita di potere di acquisto delle pensioni rispetto all’anno fiscale 2016 sfiora i 900 euro annui (-4,1%). Ad aggravare la situazione è il divario reddituale di genere: le donne vanno a perdere 4.900 euro annui (per le dichiarazioni presentate nel 2024) in confronto agli uomini. Donne che hanno quindi pensioni mediamente inferiori di 4.920 euro lordi annui, -22% rispetto agli uomini. Se consideriamo solo i redditi sotto i 20.000, allora il dato sfiora il 70%, scendendo al 20/30% nelle fasce sopra i 40.000 euro lordi.
La ricerca
Sono questi i dati allarmanti emersi dalla ricerca effettuata da Federconsumatori in collaborazione con Spi-Cgil e i Caaf Cgil della provincia di Modena dal titolo “Quale futuro?”, in cui sono stati presi in analisi i dati delle dichiarazioni dei redditi da persone presentati ai Caaf del sindacato dal 2017 al 2024 (redditi 2016-2023).
Questa perdita del potere d’acquisto sulla popolazione anziana ha effetti immediati e fortemente negativi sullo stato di salute. Tutti sostengono maggiori costi per le cure sanitarie, aggravati dai tagli alla sanità pubblica; qui il fenomeno della rinuncia alle cure non è purtroppo più una eccezione da parte dei pensionati. Per quanto riguarda la spesa tutti sono costretti a fare i conti con un carrello sempre più piccolo e sempre più costoso: vanno segnalate le scelte dolorose dei pensionati di contrarre i consumi, per quantità e qualità, a partire dai prodotti freschi e tra questi la frutta in particolare. Ci sono pensionati che sempre più frequentemente sono coinvolti nelle nuove forme di povertà, come quella energetica, o affidano alle false speranze dell’azzardo (a partire dall’abuso di Gratta & Vinci) la risoluzione dei propri problemi economici, entrando in una spirale di sovraindebitamento, di disperazione e di solitudine.
Le letture
«In questa terza edizione del nostro rapporto – spiega Marzio Govoni, presidente di Federconsumatori Modena – oltre ai numeri, si è cercato di dare corpo e sangue alla condizione reddituale dei pensionati e delle pensionate, anche presentando 14 diversi profili rappresentativi di condizioni diverse, a volte diversissime». Ma cosa è successo a Modena, in generale, ai redditi da pensione? «Questa importante perdita del potere d'acquisto delle pensioni– spiega Govoni – ovviamente è legata principalmente alla mancata rivalutazione piena delle stesse di importo quattro volte superiore al trattamento minimo, che nel corso degli anni ha sottratto ai pensionati italiani oltre 100 miliardi. In particolare, nel 2023 e nel 2024 il taglio alla rivalutazione deciso dal Governo Meloni ha determinato un risparmio per lo Stato superiore ai 15 miliardi».
Le perdite subite per la mancata rivalutazione si trascinano naturalmente negli anni e non sono più recuperabili. E se è vero che nelle tabelle (consultabili sul sito di Federconsumatori) si da conto del miglioramento di reddito nelle certificazioni presentate nel 2024, con tutte le curve in salita, dopo il crollo dell’anno precedente (questo è stato determinato dal pur parziale recupero della enorme inflazione del 2022, che a Modena aveva raggiunto l’8,3%), l’inflazione nelle fasce di reddito medie e basse, da lavoro e da pensione, ha pesato molto di più.
I profili
Nella ricerca di Federconsumatori sono stati analizzati diversi profili di pensionati: camerieri ed insegnanti, tecnici e operai, commesse ed infermieri, facchini e dirigenti di aziende pubbliche e private. Persone con percorsi di lavoro diversissimi, come ovviamente lo sono gli assegni mensili dell’Inps, che vanno dai 700 euro lordi di Monica (i nomi sono tutti di fantasia), cameriera discontinua di Sestola, e con lunghi periodi in nero, ai 13.000 euro lordi di Giuseppe, per molti anni dirigente d’azienda. «Una cosa accomuna tutte e tutti – sottolinea Govoni- nel corso degli ultimi otto anni il potere d’acquisto della loro pensione si è ridotto in modo significativo. Monica, ad esempio, ha perso quasi il 5%, mentre Giuseppe ha ridotto il valore della sua pensione del 12,5%. Abbiamo esaminato anche il tasso di sostituzione, cioè il rapporto tra ultima retribuzione e assegno pensionistico di tre persone di recente pensionamento, tutte con percorsi di lavoro discontinui e di precariato alle spalle. Anna, operatrice sociosanitaria, è andata in pensione con il 75% dell’ultima retribuzione; percentuale che scende al 47% per Giovanna, collaboratrice scolastica e al 37% per Kwame, facchino socio-lavoratore. Per la maggioranza di loro conclude – si possono vedere con chiarezza i problemi oggi dei pensionati e delle pensionate modenesi». Problemi importanti di reddito, dunque, in una città ed in una provincia considerata tra le più care d’Italia.