Esposizione al sole, vero o falso? Tutto quello che c’è da sapere per abbronzarsi e proteggersi dai rischi
Il vademecum di Federfarma in vista dell’estate e delle vacanze al mare per rispondere a tutti i dubbi. Attenzione a voci e “consigli” anche pericolosi su lampade, creme e metodi fai-da-te
- Qualche lampada UVA prima dell’esposizione prepara la pelle al sole.
Falso: le lampade UVA ossidano solo la melanina superficiale che non filtra i raggi UVA, che causano, con il loro potere mutageno, l'invecchiamento accelerato della pelle.
- Bisogna usare le protezioni solo quando ci si espone al sole per molte ore consecutive.
Falso: i primi danni evidenti (eritema) compaiono già dopo poche decine di minuti, e questo breve tempo basta già per produrre anche un danno al DNA cellulare.
- Per chi è naturalmente scuro di pelle basta un indice di protezione basso.
Falso: anche per una carnagione olivastra la protezione (nei primi giorni di esposizione) non deve mai essere più bassa di SPF 15 e UVA 7.
- Sul web si parla spesso di abbronzanti “casalinghi” e fai da te a base di olio, birra e limone. È vero che possono sostituire le creme solari?
Falso: non è consigliabile utilizzare abbronzanti “casalinghi” come olio, birra o limone per cercare di ottenere un’abbronzatura. Questi rimedi non sono supportati da prove scientifiche e potrebbero persino causare danni alla pelle.
- È normale che la pelle si arrossi prima di abbronzarsi.
Falso: la pelle si arrossa solo se traumatizzata. L’abbronzatura che si instaura su una pelle traumatizzata non sarà omogenea e se ne andrà rapidamente dalle cellule danneggiate (fenomeno delle cellule “suicide” e dell'esfoliazione accelerata).
- Prima di andare in spiaggia si fanno spesso scorpacciate di carote: è opinione diffusa che i cibi di colore arancione aiutino ad abbronzarsi meglio.
Vero: il consumo di cibi di colore arancione, come le carote, può aiutare a ottenere un’abbronzatura migliore. Le carote infatti contengono un pigmento chiamato betacarotene, che è un precursore della vitamina A nel nostro corpo. Si ritiene che il betacarotene possa conferire un leggero colore alla pelle, tuttavia l’abbondante consumo di carote non influisce diretta-mente sulla capacità del corpo di produrre melanina o di proteggere la pelle dai danni del sole.
- È normale spellarsi quando si torna dalle vacanze.
Falso: capita solo se la pelle è stata traumatizzata: quando l'abbronzatura è graduale ed è prodotta da una pelle ben protetta (quindi sana), l’esfoliazione è lenta ed impercettibile, esattamente come accade nei periodi in cui la pelle non è esposta al sole.
- Gli indici di protezione alti non fanno abbronzare.
Falso: ci si abbronza anche usando uno schermo totale, in maniera più graduale e meno intensa, ma più uniforme e più duratura.
- I prodotti solari servono solo a non scottarsi.
Falso: oltre a proteggere dai raggi UVB, responsabili delle scottature, i prodotti solari proteggono dalle radiazioni UVA, causa di danni cellulari profondi e irreversibili.
- I prodotti solari aiutano sempre a proteggere la nostra pelle, anche se siamo già abbronzati.
Vero: una abbronzatura troppo rapida è sintomo di un trauma subito dalla pelle, i cui meccanismi di riparazione naturali, sottoposti a “superlavoro”, sono molto meno efficienti. Quindi in effetti si è molto meno protetti. Anche abbronzata, la pelle non è protetta dai raggi UVA né dai danni al DNA cellulare.
- A parità di indice di protezione tutti i solari sono uguali.
Falso: è fondamentale che un solare contenga filtri UVA, oltre che UVB, e che i filtri siano fotostabili. Alcuni filtri non fotostabili perdono capacità protettiva dopo soli 10 minuti di esposizione.
- Le “acque solari” proteggono e idratano contemporaneamente.
Falso: i filtri sono quasi tutti liposolubili, per cui in un’acqua possono essere inseriti solo filtri a basso indice di protezione. Inoltre lo strato applicato è cosi sottile che l'indice reale è 1/3 di quello dichiarato in etichetta. Infine, hanno un forte potere disidratante, perché l'evaporazione rapida della fase acquosa del prodotto provoca un aumento dell'evaporazione dell’acqua contenuta nella pelle.
- L’abbronzatura aiuta a mantenere alti i livelli di vitamina D.
Vero: l’esposizione al sole può aiutare a stimolare la produzione di vitamina D nella pelle. Tuttavia, è importante notare che l'abbronzatura non è l’unico mezzo per ottenere la vitamina D. È possibile mantenere un adeguato livello di vitamina D anche attraverso fonti alimentari.
- Stando in acqua o sotto l’ombrellone non ci si abbronza e quindi la pelle non corre nessun rischio.
Falso: è importante sapere che i raggi UV possono raggiungere la pelle anche quando ci si trova in acqua o all’ombra: per questo motivo è necessario prendere precauzioni per proteggere la pelle indipendentemente da dove ci si trovi. Per proteggere la pelle in modo adeguato, è sempre consigliabile applicare una crema solare con un fattore di protezione solare (SPF) adeguato, indossare indumenti protettivi, come cappelli a tesa larga e occhiali da sole, e limitare l'esposizione al sole durante le ore di picco dell'intensità solare (specialmente tra le 12 e le 16).
- È vero che per prendere subito colorito, per abbronzarsi, è necessario scottarsi alla prima esposizione prolungata al sole?
Falso: niente di peggio! È fondamentale la gradualità nell’esposizione al sole. Le scottature solari sono lesioni infiammatorie causate da un’eccessiva esposizione ai raggi UV. Se la pelle si scotta, significa che è stata danneggiata e il corpo sta rispondendo con un’infiammazione per cercare di riparare i danni. La cute non si abbronza da subito in modo duraturo, ma ha bisogno di alcuni giorni perché questo avvenga: è inutile e dannoso forzare o prolungare le esposizioni, soprattutto a inizio stagione.