Da “Blue” alla festa del Moodna Park, più di 25 anni di Eiffel 65: «La nostra dance non passa mai»
Intervista a Maury (Maurizio Lobina) e Jeffrey Jey (Gianfranco Randone), che prima del live al parco Ferrari hanno fatto visita alla redazione della Gazzetta di Modena
MODENA. C’erano una volta le cassette del Festivalbar. Le mettevi nello stereo, premevi “rec”, e ti portavi l’estate in tasca. Era il ’99 - presumibilmente - e in loop girava una voce tutta filtrata che diceva di essere “Blue (Da ba dee)”. A più venticinque anni di distanza, quella voce si fa ancora sentire, forte, ed è diventata leggenda. Al Moodna Park Festival gli Eiffel 65 hanno fatto un tuffo in quella lunga estate elettronica davanti a migliaia di persone. Ma prima di salire sul palco del parco Ferrari, Maury (Maurizio Lobina) e Jeffrey Jey (Gianfranco Randone) hanno fatto tappa alla redazione della Gazzetta di Modena, dove sono stati accolti con la stessa meraviglia di quando li vedevamo in tv, nelle riprese live dei concerti, tra un tormentone e l’altro. E anche se sono stati con noi pochi minuti, c’è stato il tempo per una stretta di mano con il direttore Davide Berti, due o tre foto, e qualche chiacchiera.
Maury, Jeffrey Jey, ricapitoliamo. Oltre 15 milioni di dischi venduti nel mondo e numeri strepitosi. Una carriera fantastica che ha alle spalle più di 25 anni, fatti di premi e hit. Cosa significano per voi questi numeri e questo successo planetario?
«Noi siamo orgogliosi di questo risultato, e dobbiamo ringraziare tantissimo le persone che hanno creduto in noi. Siamo partiti con “Blue (Da Ba Dee)”, che non pensavamo potesse essere una hit, anzi. È partito in sordina, e poi è esploso, facendo in modo che le persone potessero accogliere la nostra musica e passarla alle generazioni successive. È così che è diventato un evergreen, che da anni ormai gira, rigira, remixato, torna, va. Ma è sempre lì».
Ecco: passano le generazioni, e voi ci siete. Come si mantiene il successo?
«Si è sempre creduto che la dance fosse musica veloce, usa e getta, che ha una data di scadenza. Ma tutt’oggi, dopo anni di esperienza, a noi piace mettere il vestito dell’elettronica che, oltre a far cantare, pretende anche di far ballare. È questo il vantaggio che la dance ha sulle altre musiche: essere qualcosa di vicino al tuo battito cardiaco, una pulsazione che ti fa muovere”».
Quando si parla di voi si cita sempre “Blue”, ma avete avuto anche altre grandissime soddisfazioni…
«Sì, ma il punto è che “Blue” è talmente grande che a volte offusca tutto il resto. Però, la cosa più importante, è che tu non puoi sapere fino a quando non passano gli anni se veramente ci sei riuscito. Perché ti rende felice il momento in cui vivi il successo temporaneo, ma se poi, dopo 25 anni, si passa a frasi come “siamo cresciuti con la vostra musica”, allora a quel punto sai che hai fatto il massimo che potevi fare».
E puoi dire anche di essere invecchiato…
«Sì, anche se a malincuore».
Recentemente la Siae vi ha anche riconosciuti a livello mondiale tra i dischi più ascoltati.
«A livello di Siae, la parola “evergreen” prende un significato concreto: perché vuol dire meramente numeri e canzoni che hanno fatturato per anni. E se ci riesci, oltre alla parte economica che non dispiace mai a nessuno, è comunque un riflesso di qualcosa che è successo, di un seguito che arriva dal pubblico quasi sempre. Perché non è che sei tu che decidi queste cose: succedono. E se succedono, succedono con la tua musica».
Veniamo alla nostra città e al grande concerto del Moodna Park, al Parco Ferrari, con i vostri grandi successi.
«Erano cinque mesi che lavoravamo su questo show. Ci siamo detti: “Okay, lo rifacciamo tutto”, e abbiamo fatto tabula rasa”. Lo show di quest’anno è completamente ripensato: in termini di arrangiamento, di video, di scaletta».
Ai tortellini avete già provveduto?
«Stiamo per provvedere»…
Buon appetito, allora.