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La nuova vita di Laura: «Smetto di fare la logopedista e apro un forno»

di Daniele Montanari
La nuova vita di Laura: «Smetto di fare la logopedista e apro un forno»

Laureata e diplomata, ha scelto la dura vita del lavoro artigianale di notte, scegliendo Fanano per la sua nuova attività: «Me lo sentivo dentro, sono felice solo con le mani nella pasta»

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FANANO. Laureata, dopo dieci anni da logopedista decide di cambiare vita e fare la fornaia, portando avanti la tradizione di famiglia. Ma mettendoci anche del suo, nel dare vita a una realtà tutta nuova.

È la pagina di vita che sta scrivendo a Fanano Maria Laura Lollini, dopo aver inaugurato sabato, 31 maggio, il suo forno, “La Lollini”, in piazza Rinaldi 16B. Tra i più calorosi incoraggiamenti, e ringraziamenti, quelli del sindaco Stefano Muzzarelli: «Un grazie sentito a Laura per la fiducia che ha manifestato investendo nel nostro paese – sottolinea – dando vita a un’attività fondamentale anche per l’accoglienza turistica, oltre che per i residenti. Le auguriamo ogni bene». Nelle parole di Laura, tutta la motivazione che l’ha portata a questa svolta, lasciando Pavullo dove ha imparato il mestiere nel forno dei fratelli Lollini di piazza Toscanini, sotto lo sguardo del padre Franco.

Lasciare un lavoro sicuro da logopedista per trascorrere tutte le notti in un forno... Cosa l’ha spinta a farlo?

«Ce l’avevo nel sangue, ho dato ascolto a quello che avevo dentro. I Lollini sono fornai a Pavullo dal 1958, fondò l’attività mio nonno Ferdinando, che morì nel 1998 mentre stava ancora facendo il pane. Io nella vita avevo preso una strada diversa: mi sono laureata in Logopedia, più il diploma in Psicomotricità. Ho iniziato a lavorare a Milano, ma da subito lì mi mancò una cosa di casa: il pane. Non mi piaceva quello che compravo. Allora mio papà Franco mi regalò un’impastatrice planetaria e al telefono mi diede la ricetta per fare il pane. Ho cominciato così, facendo pane per me. Poi quando tornavo a Pavullo, una volta al mese andavo al forno, per trascorrere una notte a impastare con mio papà. Ne sentivo il bisogno».

E poi?

«Poi da Milano sono tornata a Pavullo, a fare la logopedista in montagna. Il richiamo del pane però è rimasto sempre forte. Così quattro anni fa, quando al forno si creò l’esigenza di coprire una persona che non era rientrata dalle ferie, dissi a mio papà: “Vengo io”. Così sono diventata aiuto fornaio: per quattro anni ho fatto la logopedista di giorno e la fornaia di notte, imparando da un maestro come mio papà, che solo a toccare la farina ti dice com’è fatta».

Ma come faceva? È insostenibile...

«Mi sono stancata molto, sì. Ho capito che dovevo fare una scelta, e un giorno mentre camminavo con mio papà a Pavullo gli ho detto: “Lo so che sarebbe più razionale fare la logopedista, ma io voglio fare la fornaia”. E lui mi ha risposto: “Non c’è niente da fare, ce l’hai nel sangue”. Così è nato questo progetto su Fanano, dove il paese era rimasto senza uno dei suoi tre forni. Conoscevo Fanano perché è stato uno dei primi posti in cui ho lavorato come logopedista, una volta rientrata da Milano».

Cosa significa ora un forno in proprio?

«È il grande sogno che si realizza. Significa continuare la tradizione di famiglia ma con il mio tocco. Sarà tutta produzione propria fatta qui, ma con anche cose che a Pavullo non si fanno. Qui ad esempio sarà anche la caffetteria, dove sedersi a colazione o in pausa pranzo per gustare dolci da forno. Ci sarà la mitica pizza di Lollo, ma anche qualche tipo di pane in più, che mi ispira. Voglio esprimere me stessa qui, mettendo le mani in pasta, che per me è la cosa più bella che si può fare nella vita. Non ho mai sentito mio nonno tanto vicino come quando ho fatto questa scelta».