Delitto di Alice Neri, l’accusa: «Gaaloul è un bugiardo patologico, l’ha uccisa e ha buttato i vestiti»
La requisitoria nel processo per l’omicidio della 32enne a Fossa di Concordia, le richieste di condanna arriveranno mercoledì 11 giugno. Disposto il dissequestro della salma dopo più di due anni: la donna potrà finalmente avere un funerale
MODENA. «Mohamed Bedoui Gaaloul è un bugiardo patologico». Così mercoledì 4 giugno l’unico imputato per l’omicidio di Alice Neri è stato descritto dal pm Claudia Natalini che, insieme al collega Giuseppe Amara, ha tenuto in Corte d’Assise la requisitoria: ma le richieste di condanna arriveranno mercoledì prossimo. È stato il giorno dell’accusa, ma anche il giorno in cui è stato finalmente disposto il dissequestro dei resti di Alice Neri, la donna trovata carbonizzata nel baule della sua auto a Fossa di Concordia il 18 novembre 2022. L’ultimo a salire in auto con la donna, madre di una bimba che all’epoca aveva solo quattro anni, è stato secondo la procura il 31enne assistito dall’avvocato Roberto Ghini.
«Ogni reperto ci dice qualcosa»
Lo stesso Ghini che a più riprese ha evidenziato come, a suo dire, le indagini non siano state svolte in modo accurato. Un punto su cui si è concentrato il pm dottor Giuseppe Amara: «I carabinieri (del Nucleo investigativo di Modena, ndr) e gli uffici della procura all’inizio avevano un’ombra. Avevano il movimento di un’ombra e un cadavere trovato a chilometri di distanza nelle condizioni che avete visto», così si è rivolto alla Corte d’Assise presieduta dal giudice Ester Russo. Ha proseguito: «È raro nei processi che ogni reperto dica qualcosa. In questo caso ogni reperto sequestrato durante le indagini ci ha detto qualcosa. Questo ha un enorme valore probatorio che non può essere né negato né modificato nei suoi contenuti».
La ricostruzione
Se il dottor Amara si è focalizzato soprattutto sulle perizie e sulla fase dell’incidente probatorio, la dottoressa Natalini ha concentrato la propria parte di requisitoria ripercorrendo le origini di questa vicenda e mettendo insieme tutti gli indizi che secondo la procura sono a carico di Mohamed.
«Questa vicenda – così Natalini ha ripercorso le primissime fasi – nasce il 18 novembre 2022 quando alle 15 il marito di Alice ne denuncia la scomparsa alla stazione dei carabinieri di Ravarino. Non avendola vista rientrare la notte aveva provato a telefonarle dalle 6.20 del mattino, non ricevendo risposta. Poco dopo le 7 il telefono cessava di dare segnali di vita».
L’ultima posizione rilevata era alle 3.41 nei pressi dello Smart Cafè. È da lì che sono partite le primissime fasi di indagine, da quelle telecamere che inquadrano Alice con il collega, da quelle immagini in cui si vede Gaaloul entrare alla sala slot, in cui si vede la ruota della sua bicicletta. La stessa bicicletta con cui, si è ricordato mercoledì 4, è arrivato ma che poi è rimasta lì e lui non è più tornato a prendere. Perché la sagoma di Gaaloul è illuminata dal fascio di luce della Fiesta di Alice, la Fiesta su cui lui ad un certo punto sale.
Il ritrovamento dell’auto carbonizzata in via Griffona, nelle campagne di Fossa, risale alla sera del 18 novembre 2022. Quella sera il pm di turno era proprio Natalini: «Sono stata chiamata poco prima di mezzanotte. C’era in via Griffona un mezzo dei vigili del fuoco, che ha una lampada per illuminare ma fa quello che può: la zona era totalmente buia e si è dovuto giocoforza rimandare al mattino dopo rilievi più approfonditi».
«1.800 ore di telecamere»
I pubblici ministeri hanno più volte evidenziato la minuziosità delle indagini: «Sono state acquisite 1800 ore di telecamere pubbliche e private equivalenti a 75 giorni. Se ammazzano qualcuno in via Emilia Centro – ha detto Natalini – non devo dimostrare l’alibi di tutti gli abitanti di Modena. Non dobbiamo dimostrare che un qualsivoglia sconosciuto si sia calato da nord, est, sud, da Marte per uccidere Alice. Ma che è stato Bedoui».
La pm ha elencato, uno ad uno, gli elementi a carico del 31enne. Secondo la procura è stato lui l’ultimo a vederla, conosceva perfettamente il luogo in cui poi è stato ritrovato il cadavere, dal pomeriggio del 18 novembre «effettuava già ricerche sospette su internet, prima del ritrovamento del cadavere».
«È sparita la giacchetta, sono spariti i pantaloni che indossava quella notte, le scarpe. I pantaloni consegnati dalla moglie mesi dopo non hanno nulla a che vedere con quelli che Mohamed aveva quel giorno. Quale spiegazione alternativa mi potete dare? Si è sbarazzato dei vestiti. Erano sporchi? Di sangue o di olio? Ha conservato la tracolla (su cui sono state trovate tracce di olio minerale e Dna di Alice, ndr) perché probabilmente non la indossava quando ha ucciso Neri e ha pensato fosse pulita».
Le tracce di olio
Natalini ha ricordato l’intervista telefonica della Gazzetta a Gaaloul avvenuta il 10 dicembre 2022 quando lui era ancora ricercato – in fuga secondo la procura – «in cui ci sono una serie impressionante di bugie e incongruenze». La svolta è arrivata quando sono stati individuati i tunisini amici di Mohamed che hanno riferito di averlo visto sporco «di olio, di gomma» la mattina del 18.
Il pm dottor Amara ha aggiunto ulteriori elementi: «Dentro l’auto c’erano tracce di olio lubrificante di tipo minerale, sul luogo del delitto c’era una tanica con olio lubrificante compatibile con queste tracce. La tanica è risultata spostata e sversata lungo il terreno. E su quella tanica c’era il Dna di Bedoui».
La difesa a tal proposito ha prodotto il video di una grigliata avvenuta proprio in via Griffona. Mohamed in quell’occasione avrebbe toccato la tanica, motivo per cui, sempre secondo la difesa, le sue tracce sarebbero state rinvenute lì sopra: «Singolare che l’unico Dna sia proprio il suo», ha attaccato Amara. «Siamo di fronte a un processo indiziario – così il pm – ma dove gli indizi sono tanti e convergenti. Se mettete a sistema tutti questi indizi – si è rivolto alla Corte – andate ben oltre “ogni ragionevole dubbio”. Non può essere tutto una coincidenza».
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