Delitto di Alice Neri, chiesti 30 anni per Gaaloul: «L’ha uccisa in modo orribile»
La richiesta della Procura nei confronti del 31enne tunisino, unico imputato per l’omicidio della donna di 32 anni trovata morta carbonizzata nel baule della sua auto a Fossa di Concordia il 18 novembre 2022
MODENA. Trent’anni di reclusione. Questa la richiesta di condanna avanzata in tribunale dalla Procura per Mohamed Bedoui Gaaloul, il 31enne tunisino a processo per la morte di Alice Neri. La 32enne fu trovata morta carbonizzata nel baule della propria auto a Fossa di Concordia il 18 novembre 2022.
La richiesta di condanna
Questa mattina si è conclusa la lunga requisitoria dei pm – dottoressa Claudia Natalini e dottor Giuseppe Amara – con la richiesta di condanna: «Un reato orribile e gravissimo – così Natalini si è rivolta alla Corte d’Assise presieduta dal giudice Ester Russo – Più colpi su un corpo completamente bruciato e combusto. C’erano benzina e olio persino sullo smartwatch di Alice», ha osservato la pm. Natalini, già alla scorsa udienza insieme al collega dottor Amara e anche ieri, ha ripercorso quelli che sono, secondo l’accusa, gli indizi a carico di Mohamed. «Chiediamo di condannare Bedoui per omicidio e soppressione di cadavere alla pena più alta possibile. Un comportamento processuale che per due anni è stato tutto basato sul cercare di “aggiustare il tiro” a ogni nuova prova, un tentativo di creare mille piste alternative, anche la più improbabile. Chiediamo 30 anni di reclusione e, dopo l’esecuzione della pena, l’espulsione».
Gli indizi di colpevolezza
«Emergono plurimi indizi precisi, gravi, concordanti e in alcuni casi univoci, che confermano la responsabilità dell’imputato. È lui che sale sull’auto alle 3.40, lui lascia la bici pur potendo raggiungere casa facilmente. Lui la porta in questo luogo che solo lui conosceva. Alice per niente. È morta certamente per effetto di colpi di arma bianca, la dottoressa Cattaneo ne ha rinvenuti almeno sette e tutti in direzione degli organi vitali. Era già morta quando l’auto è bruciata. Tutti i medici legali hanno escluso ipotesi alternative, tipo un’eventuale overdose», ha sottolineato la dottoressa Natalini. Che ha ricordato anche che quella maledetta notte, quella tra il 17 e il 18 novembre 2022, Gaaluol «ha chiamato un’altra donna (una sua “amica” che lui avrebbe ricattato in passato, ndr) per chiederle un passaggio, quando era allo Smart Cafè e a poco da casa. Era una scusa, era su di giri, voleva una preda sessuale. E dato il rifiuto, di quella donna, purtroppo Alice si è trovata nel posto sbagliato al momento sbagliato. Lui nota la sua macchina, vede che lei saluta il collega. Collega che vede quest’uomo e chiede a Neri di dirgli che è tornata “a casa bene”. Gaaloul sente questa cosa. Anche il messaggio che trova alle 7 del mattino, mandato alle 4.09, in cui gli dice “ciao marocchino” potrebbe essere stato inviato da Alice su minaccia, nell’ipotesi che abbia fatto salire contro il suo volere l’imputato in aula». Sul movente, «possiamo ipotizzare. Alice era una donna intelligente e volitiva, immagino possa essersi arrabbiato, che possa avergli detto “ti denuncio” e con questo frase avere firmato la propria fine. Il movente non è elemento costitutivo del fatto, serve solo a “colorare”».
Il comportamento processuale di Gaaloul
Natalini nel suo intervento conclusivo ha evidenziato inoltre il comportamento processuale di Gaaloul: «È la prima volta nella mia carriera in cui vedo una persona che per due anni si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Arrestato il 14 dicembre 2022, le sue prime dichiarazioni sono arrivate a dicembre 2024 davanti a voi – così il pm alla Corte – e poi nel sopralluogo. Parliamo di una persona in stato di custodia cautelare. Un conto è un imputato libero, un altro una persona che è in galera da due anni. Se voi foste assolutamente innocenti o accusati di un reato così grave, stareste in galera o parlereste immediatamente? Non cerchereste di dare una spiegazione di quel che è successo?». Sull’arma del delitto, Natalini ha ribadito che «non doveva essere necessariamente così grande, poteva essere custodita nel borsello». Borsello su cui, ha evidenziato, c’era il dna di Gaaloul, c’erano tracce di olio minerale all’interno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA.