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La tragedia di Rimini

La Procura: «Il carabiniere che uccise l’accoltellatore agì in modo corretto»

Daniele Montanari
La Procura: «Il carabiniere che uccise l’accoltellatore agì in modo corretto»

Chiesta l’archiviazione per il carabiniere Luciano Masini di Polinago, accusato di eccesso colposo di legittima difesa

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POLINAGO. La Procura di Rimini ha chiesto l’archiviazione dell’indagine a carico di Luciano Masini, il maresciallo comandante della locale stazione dei carabinieri che la sera del 31 dicembre a Villa Verucchio, nel Riminese, sparò al 23enne egiziano Muhammad Sitta, che aveva accoltellato quattro persone e stava dirigendosi, con una lama da 22 centimetri, anche contro di lui e una collega. Il militare è una figura conosciuta anche nel Modenese, essendo originario di Polinago, dove vive ancora il padre, e avendo comandato per anni la stazione carabinieri di Frassinoro, fino al 2016.

Per la morte del 23enne, Masini è finito indagato per eccesso colposo di legittima difesa. Ma dopo aver approfondito la dinamica di quanto accaduto il pm Sara Posa e il procuratore capo di Rimini, Elisabetta Melotti, hanno chiesto l’archiviazione del caso, riconoscendo in sostanza la correttezza dell’operato del comandante in una situazione di rischio estremo e di necessità di tutelare la sicurezza dei cittadini.

«La Procura ha riconosciuto ciò che noi abbiamo sempre sostenuto dal primo giorno: che il maresciallo Masini ha agito correttamente in una situazione come quella» sottolinea il suo avvocato, Tommaso Borghesi del Foro di Rimini. Anche i famigliari di Sitta si sono rivolti a un legale, Alvaro Rinaldi, che a questo punto potrebbe valutare di fare opposizione all’archiviazione. Ma bisogna vedere se le considerazioni del pm lasciano spazio per un’opposizione.

Da quanto si è appreso, ci sarebbe un video fatto da un passante che documenta le fasi cruciali dell’intervento, confermando in pieno la ricostruzione emersa finora: che cioè il comandante dopo aver intimato al giovane di fermarsi e gettare l’arma, aveva sparato a terra, come prevede la procedura, colpi di avvertimento nella fase di avvicinamento del 23enne. Due di questi hanno infatti colpito il giovane alle gambe. Ma questi non si è arrestato: ha continuato ad avvicinarsi a Masini e alla carabiniera che era in servizio con lui. A quel punto Masini ha esploso i cinque colpi che hanno colpito Sitta causandone la morte: uno alla spalla destra e gli altri tra il torace e il capo. In tutto sono stati 12 i colpi esplosi. Secondo alcune testimonianze, l’accoltellatore prima di dirigersi armato verso il comandante, ha pronunciato una professione di fede islamica. Masini non ha subito alcun provvedimento disciplinare per l’accaduto.