La Procura: «Il carabiniere che uccise l’accoltellatore agì in modo corretto»
Chiesta l’archiviazione per il carabiniere Luciano Masini di Polinago, accusato di eccesso colposo di legittima difesa
POLINAGO. La Procura di Rimini ha chiesto l’archiviazione dell’indagine a carico di Luciano Masini, il maresciallo comandante della locale stazione dei carabinieri che la sera del 31 dicembre a Villa Verucchio, nel Riminese, sparò al 23enne egiziano Muhammad Sitta, che aveva accoltellato quattro persone e stava dirigendosi, con una lama da 22 centimetri, anche contro di lui e una collega. Il militare è una figura conosciuta anche nel Modenese, essendo originario di Polinago, dove vive ancora il padre, e avendo comandato per anni la stazione carabinieri di Frassinoro, fino al 2016.
Per la morte del 23enne, Masini è finito indagato per eccesso colposo di legittima difesa. Ma dopo aver approfondito la dinamica di quanto accaduto il pm Sara Posa e il procuratore capo di Rimini, Elisabetta Melotti, hanno chiesto l’archiviazione del caso, riconoscendo in sostanza la correttezza dell’operato del comandante in una situazione di rischio estremo e di necessità di tutelare la sicurezza dei cittadini.
«La Procura ha riconosciuto ciò che noi abbiamo sempre sostenuto dal primo giorno: che il maresciallo Masini ha agito correttamente in una situazione come quella» sottolinea il suo avvocato, Tommaso Borghesi del Foro di Rimini. Anche i famigliari di Sitta si sono rivolti a un legale, Alvaro Rinaldi, che a questo punto potrebbe valutare di fare opposizione all’archiviazione. Ma bisogna vedere se le considerazioni del pm lasciano spazio per un’opposizione.
Da quanto si è appreso, ci sarebbe un video fatto da un passante che documenta le fasi cruciali dell’intervento, confermando in pieno la ricostruzione emersa finora: che cioè il comandante dopo aver intimato al giovane di fermarsi e gettare l’arma, aveva sparato a terra, come prevede la procedura, colpi di avvertimento nella fase di avvicinamento del 23enne. Due di questi hanno infatti colpito il giovane alle gambe. Ma questi non si è arrestato: ha continuato ad avvicinarsi a Masini e alla carabiniera che era in servizio con lui. A quel punto Masini ha esploso i cinque colpi che hanno colpito Sitta causandone la morte: uno alla spalla destra e gli altri tra il torace e il capo. In tutto sono stati 12 i colpi esplosi. Secondo alcune testimonianze, l’accoltellatore prima di dirigersi armato verso il comandante, ha pronunciato una professione di fede islamica. Masini non ha subito alcun provvedimento disciplinare per l’accaduto.