Trova 8 buoni fruttiferi postali del 1939 di suo padre: «Possono valere 250mila euro, ecco come l’ho scoperto»
Una pensionata modenese li ha trovati in una scatola di latta in cui erano contenuti i documenti del papà: «Non so come andrà a finire, ma se riceverò i soldi farò una grande festa, un viaggio a Bali con mio marito e non mancherà la beneficenza»
MODENA. Immaginatevi di aprire un cassetto in casa, uno di quelli che non aprite da anni, e al suo interno vi colpisce una vecchia scatola di latta, quelle che una volta si utilizzavano per conservare documenti o oggetti da non perdere. Poi immaginate di aprirla e trovarvi al suo interno 8 pezzi di carta sui quali spicca la dicitura “Buoni fruttiferi postali” datati 1939, tre del valore 5000 lire e 5 da 1000 lire. Ma anche se quei pezzetti di carta vi hanno colpito, richiudete il cassetto e non ci pensate più. Ora immaginatevi di accendere la tv e, per pura casualità, vi imbattete in una trasmissione in cui si racconta la storia di un’anziana che, dopo aver trovato un buono fruttifero postale degli anni Quaranta del valore di 1000 lire, si è ritrovata in possesso di quasi 20mila euro. Sicuramente non esitate a ritirare fuori quei vecchi pezzettoni di carta per provare anche solo a capirne il loro potenziale valore. Tutto ciò che vi siete immaginati è realmente accaduto ad una coppia di pensionati modenesi ultraottantenni che, dopo aver fatto un po’ di ordine nei cassetti di casa, ora si ritrovano per le mani potenzialmente 250mila euro (è questo il controvalore attuale dei buoni fruttiferi in loro possesso stimati da un consulente legale che ha valutato la cifra di quello che potrebbe essere il rimborso, con il favore degli interessi legali, della rivalutazione e della capitalizzazione, dalla data di emissione a quella del ritrovamento).
Il ritrovamento
«Da quando mio padre morì e portai a casa la scatola di latta in cui erano conservati i suoi documenti, non ho mai più aperto il cassetto in cui la riposi – racconta la pensionata – poi qualche settimana fa mi è venuta voglia di fare un po’ di ordine ed ecco che sono saltati fuori questi otto buoni fruttiferi di mio padre di cui io sono unica erede. Subito io e mio marito non abbiamo dato molto peso a quei documenti, poi, in quei giorni ci siamo imbattuti in una trasmissione televisiva che parlava proprio dei tanti ritrovamenti in Italia di Buoni fruttiferi postali antichi mai riscossi e di una signora che, nonostante la prescrizione, è riuscita ad avere circa 20mila euro da un Buono postale di 1000 lire rinvenuto in caca. Abbiamo iniziato così ad informarci su cosa potevamo fare con questi bigliettini».
«Sono andato all’ufficio postale del mio quartiere – aggiunge il marito della pensionata – ma tolto che sorridermi e guardare con curiosità i buoni non mi hanno saputo indicare un ufficio di Poste italiane che potesse offrirmi informazioni dettagliate al riguardo. Mi sono quindi rivolto ad una nota associazione modenese che difende i consumatori, ma nemmeno lì ho avuto informazioni soddisfacenti».
L’incarico a un legale
I due pensionati però non si sono arresi, hanno aperto il loro computer e si sono messi a cercare informazioni nella rete approdando sul sito dell’associazione “Giustitalia”, un’organizzazione di consumatori e utenti, che ha per oggetto esclusivo quello di operare, in particolare sul territorio della Comunità Europea, nazionale, regionale e locale per informare, promuovere, assistere, tutelare, rappresentare e difendere i diritti e gli interessi individuali e collettivi dei cittadini e degli stranieri, nonché consumatori di beni e degli utenti di servizi. Il legale dell’associazione fa sapere che «la signora a cui spetta l’eredità dei buoni fruttiferi, ha conferito mandato ai nostri legali, che si occupano, tra le altre cose, su scala nazionale ed internazionale del rimborso dei buoni postali e dei titoli di Stato, di agire al fine del recupero della somma presso Poste italiane ed il Ministero dell’Economia e delle Finanze, obbligati in solido ad “onorare” tutti i debiti esistenti anche prima dell’avvento della Repubblica Italiana. Per quanto concerne la presunta prescrizione del diritto al rimborso eccepita da Poste italiane – puntualizza l’avvocato – l’articolo 2935 del Codice civile statuisce che ‘la prescrizione comincia a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere. Quindi – conclude l’avvocato – nel caso di specie, il giorno di decorrenza della prescrizione che è decennale comincia dalla data del ritrovamento del titolo stesso».
L’attesa per l’esito
«Vedremo come andrà a finire – concludono i due pensionati sorridendo – di certo se otterremmo quei soldi faremo una grande festa, forse un viaggio a Bali e non mancheremo di fare beneficenza».
© RIPRODUZIONE RISERVATA