Beffa per 400 educatrici di nido laureate a Modena e Reggio: il titolo non è più abilitante. Cosa succede
Il caso riguarda gli studenti iscritti a Scienze dell'Educazione nel 2017/18 e 2018/19, quando atenei come Unimore non erano riusciti ad adeguare il piano di studi formativo secondo quanto previsto dal decreto legislativo 65 del 2017: chi vuole insegnare dovrà sostenere altri esami, superare il tirocinio e scrivere una nuova tesi
MODENA. Sembra un drammatico riadattamento di “Immaturi”, la commedia del 2011 diretta da Paolo Genovese, dove, a causa di un errore burocratico, un gruppo di ex liceali ormai adulti è costretto a rimettersi sui libri per sostenere, di nuovo, l’esame di maturità. Oggi succede a Modena e a Reggio: a comunicarlo una mail inviata il 20 giugno da Unimore a tutti gli studenti iscritti a Scienze dell’Educazione negli anni accademici 2017/18 e 2018/19 che, sebbene posseggano una laurea abilitante almeno in linea teorica, non raggiungono i requisiti necessari ad accedere alla professione di educatori all’interno degli asili nido.
Nonostante gli esami sostenuti all’università e il tempo trascorso a studiare in vista della realizzazione di un progetto di vita, sono tanti gli ex studenti Unimore che, leggendo le parole fredde e istituzionali di quella mail, si sono svegliati da un sogno per precipitare in un incubo, o al limite in uno scenario tragicomico. Le motivazioni alla base del problema, emerso oggi a distanza di otto anni dall’immatricolazione, sono state spiegate da Annamaria Contini, direttrice del dipartimento di educazione e scienze umane dell’Università: «Nel 2017 è stato emanato un decreto, il numero 65, che stabilisce alcune novità importanti per il personale educativo nei servizi per l’infanzia: da allora non è più sufficiente la laurea in scienze dell’educazione e della formazione. Serve un curriculum specifico, a cui le università italiane hanno dovuto adeguare i propri piani di studio. L’attivazione dei nuovi corsi di laurea, però, è stata possibile solo dopo l’emanazione di un nuovo decreto, l'anno successivo. Il risultato è stato la creazione di un vuoto temporale, tra il 2017 e il 2019, a cui i singoli atenei hanno cercato di dare risposte per la tutela dei propri studenti».
Al problema, l’Università, in condivisione con quella di Trieste, ha pensato a una soluzione non certo gradita dagli interessati: «È possibile immatricolarsi, come sovrannumerari, al corso di laurea in Scienze dell’Educazione per il nido e le professioni socio-pedagogiche, con abbreviazione di corso, limitatamente agli anni accademici 2025/26 e 2026/27 e la contribuzione universitaria a carico degli studenti sarà pari a 550 euro» recita la mail ricevuta da circa 400 ex studenti Unimore, ormai lavoratori, che credevano di aver concluso felicemente il proprio percorso di studi e poter finalmente applicare quanto letto sui libri. Oggi, invece, si trovano davanti a una scelta: ripercorrere a ritroso gli anni dell’università, tasse comprese, sostenendo gli esami mancanti, superando il tirocinio e scrivendo una nuova tesi, oppure accontentarsi di un titolo di studio “mutilato”, a proprio rischio e pericolo.
Il paradosso è che molte delle persone coinvolte da anni lavorano come educatori all’interno degli asili, dimostrando quotidianamente le proprie capacità. Ma questo non è sufficiente. Nello scenario peggiore, se dovessero abbandonare oggi la propria occupazione, non potrebbero più candidarsi per i concorsi pubblici: il loro titolo di studio, infatti, non risulterebbe idoneo. I coinvolti chiedono una soluzione più agile e giusta da parte della stessa Università che li aveva formati.