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La sentenza

Uccise la madre e confessò in tv: Lorenzo Carbone condannato a 10 anni, le motivazioni


	I luogo della tragedia e la confessione in tv
I luogo della tragedia e la confessione in tv

Così ha deciso la Corte d’Assise per il figlio 51enne di Loretta Levrini, uccisa nella casa in cui vivevano a Spezzano. La procura di Modena ne aveva chiesti 14, ma è stato riconosciuto vizio parziale di mente: l’uomo si trova in una struttura e i suoi avvocati auspicano possa restare lì a scontare la pena

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FIORANO. Condannato a dieci anni. Così ha deciso la Corte d’Assise per Lorenzo Carbone, il 51enne che uccise la madre Loretta Levrini in casa a Spezzano di Fiorano e poi, dopo essersi allontanato per una notte, era tornato davanti casa dove aveva confessato in diretta televisiva a Pomeriggio 5.

La sentenza

La procura per lui aveva chiesto una pena di quattordici anni, ma la Corte ha evidentemente tenuto conto del vizio parziale di mente riscontrato per Carbone. Nei mesi scorsi il perito lo ha giudicato le sue condizioni incompatibili con la permanenza in carcere e quindi il 51enne è stato spostato in una struttura. E ora una delle principali preoccupazioni dei suoi difensori, gli avvocati Giuseppe Rizzo e Giuliana Salinitro, riguarda proprio questo tema: evitare che Carbone torni in cella.

Gli avvocati

«Siamo lieti che la Corte di Assise abbia accolto la nostra istanza di comminare una pena ancora più lieve di quella richiesta dalla procura», commentano i due legali. Rizzo e Salinitro sottolineano: «La vera sfida, adesso, sarà quella di impedire che Lorenzo possa tornare in carcere. Da quando nello scorso aprile ha abbandonato il Sant’Anna, ha finalmente potuto intraprendere un percorso di cura in una struttura compatibile con la sua condizione di grande vulnerabilità. Ci impegneremo affinché tale percorso, iniziato dopo oltre cinquant’anni, possa continuare ancora a lungo». Anche nel corso dell’arringa difensiva, durante la penultima udienza, la difesa aveva ricordato le condizioni di Carbone: «Un vizio parziale di mente oggi riconosciuto all’esito delle patologie diagnostiche nel corso della perizia: disturbo dello spettro autistico, disturbo schizoide di personalità, lieve ritardo mentale».
La vicenda
Si è dunque conclusa in primo grado questa vicenda, che risale al 22 settembre 2024 quando Carbone uccise la madre mentre era a letto e poi, come già detto, confessò tutto in diretta televisiva dopo una fuga durata una notte. Nel corso delle indagini, dei successivi accertamenti e della breve istruttoria dibattimentale è emersa l’estrema fragilità di Carbone.

Le parole della sorella

Fragilità emersa anche dalla testimonianza resa in aula, davanti alla Corte, della sorella del 51enne che ha raccontato delle difficoltà relazionali del fratello. «Lorenzo – aveva riferito ai giudici – era un bimbo timido e buono, anche quando era a scuola era molto riservato. Non aveva molti amici. Faceva quello che doveva fare e non andava oltre». Erano i genitori a prendersi cura di lui. «Con i miei – ha spiegato la sorella – aveva un rapporto buono, era molto attaccato a loro. E anche loro vedendo che lui era timido non l’hanno lasciato fare la sua vita come ho fatto io. È sempre stato molto coccolato». La sorella aveva raccontato anche delle difficoltà del fratello a comunicare ciò che provava e di come la malattia della madre avesse reso tutto più complicato: «Non esternava molto i suoi sentimenti, non è mai riuscito a confidarsi. Piangeva, sì, ma si teneva molto dentro e non buttava fuori le sue emozioni».