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Caso “Amo”, i silenzi del Pd che fanno tremare il segretario Reggianini: «Ma non mi dimetto»

di Luca Gardinale
Caso “Amo”, i silenzi del Pd che fanno tremare il segretario Reggianini: «Ma non mi dimetto»

L’estate bollente del segretario dem, mentre nel partito regna il silenzio. Al centro della questione la dipendente dell’Agenzia per la mobilità denunciata due mesi dopo e la questione “bancomat”

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MODENA. Qualcuno fa notare che, vista la situazione, sarebbe stato meglio evitare le interviste, o almeno il tono perentorio usato dal segretario. Fatto sta che Stefano Reggianini ha parlato, respingendo al mittente qualsiasi ipotesi di dimissioni, e mostrandosi molto sicuro sul suo percorso in segreteria. Succede in casa Pd, con il partito provinciale che sta vivendo un’estate a dir poco bollente per il caso Amo, con la denuncia che l’Agenzia di Mobilità ha presentato contro una propria ex dipendente con l’accusa di aver sottratto quasi 400mila euro in sei anni dalle casse della società. Una denuncia che vede coinvolto l’attuale segretario provinciale del partito Stefano Reggianini, che per tre anni, e fino a una settimana fa, è stato amministratore unico dell’agenzia.

Un’estate piena di fantasmi, che ieri il segretario ha cercato di scacciare respingendo qualsiasi possibilità di dimissioni o di autosospensione, e dicendosi pronto a formare la squadra di governo del partito già per la settimana che parte oggi.

Due punti critici

Ma, al di là della sicurezza del segretario, i fantasmi - almeno quelli politici, mentre quelli giudiziari seguiranno un altro percorso - sono ancora lì, e sono legati soprattutto a due aspetti. Il primo è legati ai tempi: tra la scoperta degli ammanchi e la denuncia presentata in Procura da Amo sono passati due mesi, mentre a rendere noto quello che era successo è stata la Gazzetta, venerdì 20 giugno. Le cose sarebbero andate molto diversamente, fanno notare diversi esponenti del Pd, se la denuncia - prima in Procura, poi ai soci Amo, e infine ai media - fosse stata molto più tempestiva, e anche l’argomento portato da Reggianini, che ha fatto notare che serviva tempo per analizzare sei bilanci, non convince tutti. L’altro punto debole è il fatto che la dipendente infedele avrebbe utilizzato la carta di credito dell’allora amministratore unico, un altro aspetto difficilmente difendibile, al di là delle questioni giudiziarie che chiariranno se e come sia stata sottratta quella carta di credito.

Due elementi che indeboliscono la posizione di Reggianini, mentre il partito, che privatamente ha espresso solidarietà e vicinanza al suo segretario, dal punto di vista pubblico è rimasto in silenzio, dai parlamentari al Pd cittadino, lasciando Reggianini solo davanti agli affondi quotidiani del centrodestra (ai quali oggi si aggiungerà una conferenza stampa del senatore e coordinatore regionale Fdi Michele Barcaiuolo, che porterà il caso a Palazzo Madama).

La situazione nel Pd

Tornando al Pd, a non aiutare sono state anche le parole molto dure del sindaco Mezzetti, che da rappresentante del socio di maggioranza di Amo ha auspicato che il nuovo amministratore unico faccia tabula rasa della dirigenza che ha lavorato con Reggianini. Una situazione che rischia di paralizzare il partito provinciale, ancora fermo sulla segreteria, anche perché non è che in questo momento siano tanti i dem modenesi che “spingono” per entrare nella squadra, e di conseguenza anche quello cittadino, che al momento ha una figura unica - Diego Lenzini - come segretario e capogruppo. Tutto questo mentre l’europarlamentare e presidente nazionale del partito Stefano Bonaccini è ormai in aperta campagna elettorale per il Parlamento, mentre l’ex sindaco Gian Carlo Muzzarelli è molto attivo per le “cause” del territorio, a partire dalla questione emergenza-urgenza in Appennino. «In questo silenzio assordante del partito - alza le braccia un dirigente - il rischio è che una persona in gamba come Stefano (Reggianini) finisca per pagare un prezzo altissimo per una questione molto delicata». Perché la sensazione, in casa Pd, è che le dimissioni del segretario siano solo rimandate, e forse solo per pochi giorni. Una situazione impensabile fino a due settimane fa, in cui sta emergendo una figura, che paradossalmente non è iscritta dal Pd: quella del sindaco Massimo Mezzetti, che insieme a Bosi si proporrà come colui che ha fatto piazza pulita in Amo dopo lo scandalo, e il cui peso sta crescendo sempre più in un partito oggi sfilacciato e impaurito.