Una campana fatta di croccante per il Papa: il regalo dei campanari modenesi
L’opera realizzata da Marisa Tognarelli in Appennino, nella sua pasticceria Turchi a Sestola, e consegnata a Leone XIV in occasione del Giubileo
MONTESE. Otto chili e mezzo di croccante, una struttura cava saldata a mano per resistere a ore di viaggio, superfici tirate sottili e lucide, profumo di zucchero caramellato e mandorle tostate: forse l’omaggio più insolito che un Papa possa aver ricevuto nella sua carriera, seppur ancora breve. Ebbene, Papa Leone XIV, durante il Giubileo dei suonatori di campane, ha ricevuto una campana speciale. Non una che suona, una che si mangia.
Un’idea nata sull’Appennino modenese
Un’opera singolare, nata dalla volontà di un piccolo gruppo dell’Appennino modenese di lasciare un segno concreto, dolce e simbolico. L’idea è partita da Gabriele Sarti, originario di Montese e presidente del gruppo campanari “Padre Stanislao Mattei”: «Ci tenevamo a rendere speciale questo Giubileo, un’occasione unica che ci è stata accordata per il 14 giugno, con l’udienza in piazza San Pietro – comincia a raccontare –. Ogni anno ci ritroviamo tra suonatori da tutta Italia, ma mai prima d’ora avevamo avuto un momento così importante, così ufficiale. Volevamo fare un dono simbolico - spiega - che parlasse di noi in modo diverso. Pensavamo a una campana di cioccolato, poi qualcuno mi ha detto: prova con Marisa, falla di croccante».
La realizzazione affidata a Marisa Tognarelli
Così è entrata in gioco Marisa Tognarelli della pasticceria Turchi di Sestola: «Mi avevano raccontato l’idea, inizialmente si pensava di destinarla direttamente al Papa, ed è stato subito chiaro che non era un lavoro qualunque - afferma -. Ho proposto delle soluzioni, anche una versione con due campane che avevo già fatto in passato, ma hanno voluto una forma più semplice e compatta. Allora ci siamo messi all’opera. Ci ho lavorato per quasi una settimana. Dopotutto, il croccante va fatto con calma, tirato sottile mentre è ancora caldo, e poi va saldato in modo che regga la forma ma resti leggero. Non doveva rompersi, doveva affrontare un viaggio intero in furgone fino a Roma. E così è stato: sono riusciti a portarla giù senza problemi».
La consegna a Papa Leone XIV
La campana è stata consegnata dalla presidente della Federazione Nazionale Suonatori di Campane – che riunisce decine di gruppi sparsi in tutta Italia – come dono simbolico per celebrare l’evento. Per i campanari di Montese, un gesto di grande valore: «Siamo un gruppo piccolo - dice ancora Sarti - ma anche grazie a questo evento ci siamo sentiti riconosciuti. La campana di croccante è stata un modo per raccontare chi siamo, da dove veniamo, il suono che portiamo avanti da secoli». Una tradizione che nasce nel Cinquecento, e viene adottata con tanta passione tra Bologna e Modena, e che vive ancora oggi grazie a mani esperte, calli consumati e l’orgoglio di chi non lascia spegnere il suono. «Mi ha colpito vedere quanto interesse ci sia stato intorno a questo lavoro - racconta Marisa - non solo dai campanari, ma anche dalle persone comuni, dai fedeli. In tanti mi hanno scritto o fermata nei giorni seguenti, anche solo per farmi i complimenti. È stato bello, perché questo non è un mestiere facile. E sapere che quello che fai, fatto con passione, arriva così lontano, ti ripaga. È un’emozione grande, e condivisa - conclude -. Mi sono sentita apprezzata, come artigiana e come persona».