Ferrari, ricavi netti a 1,7 miliardi e dai dazi di Trump «nessun contraccolpo»
Il Cavallino Rampante ha presentato le cifre della semestrale, l’ad Benedetto Vigna: «Risultati solidi». Il titolo, però, ha perso il 10% in borsa: «Dati inferiori alle aspettative»
MARANELLO. L’introduzione dei dazi americani sull’importazione di auto europee non ha avuto contraccolpi sull’andamento di Ferrari nel secondo trimestre dell’anno. L’accordo raggiunto sulle tariffe in Scozia tra Donald Trump e Ursula Von der Leyen ha rimosso anche il rischio di una riduzione del 50 per cento dei margini nei prossimi mesi per la Casa di Maranello, che può guardare con rinnovata fiducia all’andamento dei conti nel 2025.
Cifre in crescita
Intanto, a fine giugno i ricavi netti si sono attestati a 1,787 miliardi di euro, in crescita del 4,4 per cento rispetto all’anno precedente, a fronte delle 3.494 auto. L’utile operativo è di 552 milioni, in aumento dell’8,1 per cento, mentre l’utile netto ammonta a 425 milioni (2,38 euro ad azione).
Il margine operativo lordo sale a 709 milioni, in aumento del 5,9 per cento rispetto all’anno precedente, con un margine del 39,7 per cento, mentre la generazione di free cash flow industriale è di 232 milioni. «Il primo semestre del 2025 ci ha ricordato ancora una volta l'importanza dell’agilità e della flessibilità nella gestione della nostra azienda. I solidi risultati comunicati oggi riflettono il nostro impegno a eseguire la nostra strategia con disciplina e determinazione», rivendica Benedetto Vigna, ad di Ferrari. «Continuiamo a promuovere l’innovazione e ad arricchire la nostra offerta di prodotti, che alimenta un già forte portafoglio ordini. Testimonianza di questo è la domanda eccezionale per la famiglia 296 Speciale e gli eccellenti riscontri sul recente lancio della Ferrari Amalfi, la nuova coupé che ridefinisce il concetto di gran turismo contemporanea», aggiunge.
«Rimossi i rischi»
«Il rischio di una riduzione dei margini percentuali di 50 punti base, evidenziato il 27 marzo, a seguito dell’introduzione di dazi all'importazione più elevati su auto, parti di ricambio e altri beni provenienti dall’Unione europea e importati negli Stati Uniti, è stato rimosso in seguito al recente accordo su livelli inferiori raggiunto tra gli Stati Uniti e la Ue», fa sapere la casa del Cavallino, che attende anche «minori costi industriali nella seconda parte dell'anno rispetto alle attese inziali».
I mercati, tuttavia, non hanno dato risposte positive: il titolo è sceso quasi del 10 per cento, questo perché sebbene i dati comunicati siano stati positivi sono inferiori rispetto alle aspettative.
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