Chiude “T.C. Sedie e Tavoli” dopo più di 50 anni: «Qui venne anche Pavarotti per arredare casa»
Lo storico negozio di Tiziano Borghi e figli, in via Araldi, abbassa la serranda: venne aperto nel 1974. Fioravante Trenti, per tutti Ciro: «Quelli erano bei tempi, c’erano le file fuori dai negozi»
MODENA. Serranda da tirare su, sempre alla stessa ora, ogni mattina. Davanti, via Araldi ancora addormentata. Dentro, l’odore del legno, quello buono, che resta sulle mani anche una volta che si è tornati a casa. Per cinquant’anni è stato così. Una vita intera trascorsa tra tavoli e sedie, ma anche tra battute scambiate sul marciapiede, clienti diventati amici, strette di mano con grandissimi come Luciano Pavarotti, e quella cura certosina nel lucidare, impagliare, riparare. Ora, però, tutto sta per diventare solo un ricordo del passato. Sta per chiudere “T.C. Sedie e Tavoli Arredamento Modena – di Borghi Tiziano e figli”, punto di riferimento del mobile artigianale in città. Un luogo che, più che vendere mobili, ha sempre raccontato un modo di vivere: con lentezza, con mestiere, con dignità.
La storia del negozio
A fondarlo fu Fioravante Trenti, che a Modena tutti hanno sempre chiamato “Ciro”, perché era il più piccolo di dieci fratelli. Accanto a lui, Sante Corradi, amico, socio e compagno di mille viaggi, soprattutto a Verona, dove «caricavano le sedie da riportare in bottega». Iniziò tutto nel 1968, con la falegnameria: si produceva, si lucidava, ma non si poteva ancora vendere. Servì aspettare il 1974 per ottenere la licenza commerciale e aprire ufficialmente. «Abbiamo cominciato con sedie impagliate, lucidate a mano, quelle classiche, con la rafia fatta come si deve… ognuna aveva la sua anima», racconta Ciro, lasciando che sia la voce a tremare un po’. L’emozione, dice lui, non è tanto per la chiusura, ma per il gesto quotidiano che viene a mancare: «Sedersi a tavola è una cosa importante. La gente si siede tutti i giorni, più volte al giorno. E i momenti più belli, alla fine, sono sempre quelli a tavola, in compagnia. Pensare che questo lavoro non ci sarà più… è tristissimo». Negli anni, quel negozio ha arredato mezza Modena. Le sedie per i ristoranti, le osterie, le trattorie. Le commissioni per il Comune, per la Camera di Commercio, per l’Accademia Militare, «che tornava sempre da loro». «Sì, Modena l’abbiamo servita proprio tutta», afferma Ciro con amarezza. Quell’amarezza di chi sa che il tempo cambia, e che i gesti antichi si perdono. Anche i grandi nomi sono passati da lì: Luciano Pavarotti, ad esempio, che volle «due capotavola con braccioli, da portare nella sua villa a Pesaro».
Il passaggio di consegne
Ma a far grande quel posto, più che i big, erano le persone normali, quelle che entravano con un sedile consumato e uscivano con la sedia restaurata, pronta a durare altri trent’anni. «Una volta non si buttava via niente. Oggi se si rovina una sedia, se ne compra un’altra. Si cercano le cose che costano meno. Si fa prima». Nel 2008 Ciro ha passato il timone al nipote, Tiziano Borghi, attuale proprietario. La bottega è rimasta lì, sempre fedele a se stessa, ma intorno è cambiato tutto: «L’artigianato ha lasciato alla grande distribuzione, alle soluzioni pronte – sentenzia –. Non si riesce più a tirare avanti». E così, presto, le luci si spegneranno. Ma rimarranno i ricordi: la prima Fiera Campionaria, «quelli sì che erano bei tempi – commenta Ciro – c’erano le code per entrare, non come adesso»; le vetrine tirate a lucido, le pile di sedie pronte per i pranzi in famiglia. E rimarrà la storia di un’attività da raccontare. Magari al bar, o al ristorante, davanti a un piatto di tortellini. Seduti, ovviamente, su una sedia impagliata.
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