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Riorganizzazione del 118 in montagna, scintille all’incontro: infermiere dà dei “marchettari” ai medici


	L'incontro a Sestola
L'incontro a Sestola

Clima acceso durante l’iniziativa pubblica organizzata a Sestola contro le modifiche al sistema di emergenza-urgenza annunciate dall’Ausl. I dottori attaccati: «Affermazioni denigratorie, pensiamo alle vie legali»

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SESTOLA. Non ha certo portato la pace l’incontro che si è tenuto a Sestola martedì sulla riorganizzazione del 118, che vede il medico di emergenza territoriale (Met) non più presente a Fanano. Oltre alla diversità di vedute assistenziali, c’è stato un infermiere che ha parlato di medici Met “marchettari”, che cioè opererebbero per soldi. E loro stanno valutando gli estremi per una querela.

Lo scontro

La lite è scoppiata in merito alle parole di Andrea Andreucci, presidente della Società italiana infermieri di emergenza territoriale Siiet, toscano che lavora a Rimini. Ha parlato di «marchetta al 118» aggiungendo: «Questo è il Met, spesso e volentieri». Ci sono le registrazioni video a documentare quelle parole. Il comitato “Salviamo il 118 in montagna” parla di «un insulto gravissimo e gratuito, per il quale sussisterebbero anche gli estremi per una querela, considerando che quei medici erano regolarmente retribuiti secondo contratto nazionale per le ore svolte, e che fino a poche settimane fa salvavano vite a bordo del 118 in montagna». E Federico Tagliazucchi, medico Met presente tra il pubblico, commenta: «Le affermazioni dell’infermiere Andreucci, che ci ha definiti “medici che fanno le marchette”, sono state decisamente pesanti, spiacevoli e sconvenienti. In una parola, denigratorie. Molti di noi stanno valutando azioni legali nei suoi confronti».

I commenti

Negativo anche il giudizio sull’incontro in generale: «Non è stato un dialogo – nota Tagliazucchi – è stato il tentativo autoreferenziale degli oratori dirigenti Ausl di far digerire il taglio alla montagna». Su questa linea anche il comitato: «L’Ausl di Modena è arrivata ben equipaggiata: dirigenti e aspiranti dirigenti in giacca e cravatta con abito blu, accompagnati da numerosi “rinforzi” posizionati strategicamente tra il pubblico e ben individuabili (gli unici ad applaudire agli interventi Ausl), con l’evidente intento di coadiuvare Brunetti nell’indorare la pillola amara del taglio del medico a bordo delle ambulanze 118. Dall’altra parte, i medici 118: non in giacca e cravatta ma con una semplice maglietta. I medici operativi, quelli che ogni giorno salgono sui mezzi di soccorso affrontando emergenze reali e salvando vite anche nelle condizioni più difficili. Tra loro il dottor Pieralli, medico 118 a Bologna, che ha parlato con l’autorevolezza dell’esperienza diretta, non teorica a tavolino, e della tempestività operativa. Le figure Ausl hanno tentato, attraverso una serie di tecnicismi, talvolta confusi e contraddittori tra loro, di rassicurare la popolazione, sostenendo che gli infermieri sono ben formati e in grado di gestire le emergenze, che il medico interverrà da Pavullo solo nei casi gravi, e che per i cittadini “non cambierà nulla”. Ma chi conosce l’Appennino sa che da Pavullo a Sestola, Fanano, Montecreto, Riolunato, Pievepelago e Fiumalbo servono dai 40 ai 60 minuti, tempi che raddoppiano in caso di neve o maltempo. Pieralli e Balzanelli (presidente nazionale Sis 118) hanno sostenuto con forza e con esempi concreti che con questo modello organizzativo diventa impossibile garantire una risposta adeguata ai bisogni del territorio montano». «Noi siamo contrari alla sospensione del medico – ha detto chiaro Giuseppina Parente, segretaria provinciale Fials – perché crediamo che solo il binomio medico+infermiere possa garantire un servizio efficace ed efficiente». Forti anche i timori espressi da Marco Biolchini, presidente dell’Avap di Montecreto: «Siamo estremamente preoccupati per quanto sta accadendo – ha detto – i volontari sono demoralizzati, il rischio è quello di perderli. E senza di loro l’associazione chiuderebbe, con gravi ripercussioni per l’assistenza sanitaria su tutto il territorio». «I montanari sono persone che non si lamentano mai, che lavorano a testa bassa, che non temono il freddo e la fatica – chiosa Antonella Riccò, portavoce del comitato – ma quando c’è bisogno di lottare e difendere un diritto imprescindibile come quello alla salute, non si tirano indietro. E lottano. Ed è quello che continueremo a fare».

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