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“Sbattezzarsi”? Basta una raccomandata al parroco. «Fenomeno in crescita»

di Ginevramaria Bianchi
“Sbattezzarsi”? Basta una raccomandata al parroco. «Fenomeno in crescita»

La procedura amministrativa venne introdotta nel ’99 dal Garante. L’associazione Uaar: « Picchi di richieste durante il dibattito sul Ddl Zan e dopo la morte di papa Francesco»

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MODENA. Un clic e via. Premendo un tasto sul computer si può rinnegare un battesimo: esattamente come se fosse un abbonamento. Nessun tribunale ecclesiastico, nessuna sede vaticana da contattare. Solo una parrocchia, un modulo da scaricare a computer, e un po’ di pazienza. Succede qui, a Modena, in Italia, dove i sacramenti e la fede sono anche tradizione. Ma dove sempre più persone stanno scegliendo di uscire formalmente dalla chiesa cattolica.

In cosa consiste

Il nome di questo fenomeno è “sbattezzo”, ed è una procedura amministrativa che consiste in una semplice annotazione nei registri parrocchiali, introdotta nel 1999 con un provvedimento del Garante della Privacy. Secondo le stime, in Italia sono oltre 100mila le persone che ne hanno fatto richiesta. E più di 3mila hanno scelto anche di comparire – in forma anonima – sul sito sbattezzati.it, che raccoglie le segnalazioni e le visualizza su una mappa delle parrocchie italiane.

«Non si sceglie di fare il battesimo»

«È dal 1999 che è diventato possibile sbattezzarsi, eppure ancora oggi tante persone non sanno che questo diritto esiste – spiega Enrica Berselli, coordinatrice dell’Uaar di Modena, l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti –. Sì, nel tempo che serve per individuare la parrocchia di battesimo, compilare un modulo e inviarlo per raccomandata o via mail, si può infatti uscire ufficialmente da un’istituzione religiosa di cui non ci si sente più parte, visto che, nella maggior parte dei casi, non si sceglie di fare il battesimo, che in genere eseguito nei primissimi mesi di vita senza il consenso della persona direttamente interessata».

«Fenomeno in crescita»

«I nostri numeri dicono che il fenomeno è in crescita, anche se la chiesa continua a includere nei loro conteggi anche chi non pratica e non si riconosce più nella fede – attacca Berselli –. E temiamo che quel numero gonfiato venga poi usato per giustificare il proprio peso nei dibattiti sociali, politici ed etici». Quindi sì, per dire “basta” c’è solo bisogno di compilare un questionario e aspettare la risposta della propria parrocchia.

Criticità

Ma nonostante la procedura sia formalmente semplice, non mancano le criticità secondo Uaar: «Io stessa non ricevetti risposta per mesi. Telefonai alla parrocchia e il parroco mi liquidò in malo modo. Solo quando misi in copia l’arcidiocesi di Modena e Nonantola arrivò la conferma. Per legge, sono tenuti a rispondere entro 15 giorni». In molti casi l’Uaar interviene direttamente, attraverso il proprio Sportello dello Sbattezzo attivo a Roma, che ogni anno riceve tra le 200 e le 300 chiamate, oltre a centinaia di email e mille richieste di supporto: «Sconsigliamo sempre di rivolgersi direttamente al parroco in presenza o per telefono. È più efficace inviare una raccomandata. Ma anche così, circa nel 10% dei casi incontriamo ostacoli: lettere non ritirate, richieste di documenti non necessari come il certificato di battesimo, oppure nessuna risposta».

Ma cosa motiva chi decide di sbattezzarsi?

«Le ragioni sono diverse, quindi è difficile generalizzare – afferma la coordinatrice –. Spesso c’è chi lo fa per coerenza personale, chi per distacco ideologico, chi per protesta in momenti specifici». «I maggiori picchi di richiesta di questo servizio, comunque, li abbiamo registrati in concomitanza ad eventi pubblici – prosegue a spiegare – come il dibattito sul Ddl Zan: ricordo che le visite al sito dell’Uaar furono sei volte superiori alla media. Lo stesso accadde durante il pontificato di Benedetto XVI, dopo la morte di papa Francesco, e la proclamazione del lutto nazionale il 25 aprile».

Tensioni familiari

E anche sul piano personale, questa scelta, è molto variegata: «Riceviamo molte richieste di supporto dal Sud Italia e da piccoli centri, dove la pressione sociale è maggiore. In certi casi si generano tensioni familiari. C’è chi viene rimproverato dai genitori, chi si vede strappare la lettera davanti agli occhi, chi viene minacciato di essere cacciato di casa».

Che non è scontato. Perché, anche solo a livello pratico, la scelta implica l’esclusione da alcune funzioni religiose, come fare da padrino o madrina a battesimi o cresime: «Questo è uno dei motivi per cui molte famiglie temono l’uscita ufficiale di un figlio o di un parente», aggiunge Berselli. La chiesa, a detta di Uaar, non ha mai reso pubblici i dati relativi agli sbattezzi. E «non lo farà, almeno non nel breve periodo – commenta la coordinatrice –. I registri non sono digitalizzati, molti sono scritti a mano o incompleti. E comunque quei numeri rappresentano un elemento di potere per loro». Intanto, la piattaforma sbattezzati.it continua ad aggiornarsi: «Oggi ci sono 3.049 puntini. Ognuno corrisponde a una richiesta andata a buon fine. I commenti lasciati sono pubblici, c’è chi ringrazia, chi racconta la propria storia, chi si dice semplicemente sollevato. Il sito ha solo quattro anni, ma è già un punto di riferimento, soprattutto a Modena. Ci auguriamo possa esserlo sempre di più».