Gazzetta di Modena

Modena

L’intervista

Le foto di Giuseppe Panini in mostra con “C’era una volta a Modena”

di Maria Sofia Vitetta

	Uno scatto d'epoca di Modena di Giuseppe Panini (nel riquadro)
Uno scatto d'epoca di Modena di Giuseppe Panini (nel riquadro)

Il figlio Antonio presenta l’evento in piazza Sant’Agostino: «Gli piaceva condividere gli archivi»

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MODENA. Riconoscibile nei suoi scorci iconici, Modena era sempre lei, la stessa in cui gli spettatori avevano vissuto fino a pochi istanti prima, con la Ghirlandina, il Duomo e le sue strade d’impianto romano. Tenendo gli occhi fissi sull’immagine generata dal proiettore, gli spettatori si muovevano con lo sguardo tra le viuzze del centro. Senza spostarsi d’un passo, diventavano cittadini di fine Ottocento e dei decenni a venire. Erano i primi anni ’90 quando Giuseppe Panini permise di riavvolgere il nastro della storia di Modena, organizzando alcuni incontri serali in piazza Grande per condividere le fotografie del suo Archivio, un patrimonio storico che riunisce tuttora più di un milione di scatti.

Lunedì 1° settembre dalle 21 l’esperienza verrà riproposta in piazza Sant’Agostino, con la proiezione di oltre cento foto accomunate dai luoghi che rendono la nostra città carica di memorie comuni. L’evento gratuito, “C’era una volta Modena”, organizzato nell'ambito della rassegna “Una piazza per la cultura - Estate in Piazza Sant'Agostino”, si svolgerà in occasione del centenario della nascita di Panini. Conosciuto insieme ai fratelli come l’imprenditore delle figurine, era anche molto legato alla sua collezione di fotografie, secondo la testimonianza del figlio Antonio Panini.

Antonio Panini, negli anni suo padre aveva raccolto una serie di fotografie.

«Sì, era un uomo curioso, un collezionista nato ed una persona che amava la sua città. Quando ha saputo dell’esistenza di questi archivi, conservati con cura dai fotografi che avevano realizzato gli scatti, non ci ha pensato un attimo e li ha comprati. L’alternativa? Sarebbero potuti andare dispersi o distrutti».

A quale epoca risalgono gli scatti?

«Sono databili dalla fine dell'Ottocento al 1970-75 circa, quasi 100 anni di storia: osservandoli è possibile notare come la città si sia modificata dal punto di vista urbanistico e sociale. Molti dei luoghi comuni che ancora oggi vediamo, come piazza Grande o la via Emilia, li possiamo riconoscere facilmente. E lo stesso vale anche per altri spazi, nonostante a volte siano state apportate variazioni sostanziali con il passare del tempo».

Vuole fare un esempio?

«Piazza Sant'Agostino: era chiusa della mura, un colpo d'occhio che oggi non abbiamo, così come le altre porte che permettevano l’accesso alla città».

Quale significato ha per lei l’evento?

«C'è la soddisfazione di poter proporre una serata come quelle che aveva ideato mio padre più di trent'anni fa e che, all'epoca, avevano avuto molto successo. Lui aveva piacere di condividere gli archivi fotografici ed i modenesi partecipavano volentieri».

Può raccontarci una piccola curiosità sugli scatti?

«La maggior parte saranno in bianco e nero. Non mancheranno, però, anche alcune foto dei primi del Novecento tratte da lastre di vetro sviluppate a colori, una tecnologia all'avanguardia, pionieristica per i fotografi di allora».

Si tratta di fotografie che, al di fuori di questa occasione, i cittadini non hanno l'opportunità di poter vedere?

«Ancora no, ma questa serata vuole essere anche l'inizio di un percorso. È un progetto su cui stiamo lavorando con le autorità cittadine e che verrà dettagliato nei prossimi mesi. Questo materiale è custodito e conservato con criterio, proprio perché possa essere digitalizzato e condiviso».

Con quale ricordo della serata crede che i partecipanti torneranno a casa?

«L’aspettativa è quella di creare curiosità, che dall’incontro possa nascere il desiderio di vedere altre foto. La speranza è che sia un momento divertente, un tuffo nel passato che ponga anche alcuni interrogativi ed offra qualche sorpresa».

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