Gazzetta di Modena

Modena

Il focus

La caccia parte prima per la peste suina: tre sanzioni su cento controlli a Modena

La caccia parte prima per la peste suina: tre sanzioni su cento controlli a Modena

L’assessore regionale dell’Emilia Romagna Alessio Mammi: «Siamo intervenuti per contrastare l’emergenza»

4 MINUTI DI LETTURA





MODENA. Si è svolta lunedì 1° settembre la prima giornata di preapertura della stagione di caccia alla fauna migratoria da capanno, come previsto dal calendario venatorio regionale 2025-2026, e la polizia Provinciale, in collaborazione con i Carabinieri Forestali e circa 70 guardie volontarie GEV-GEL appartenenti agli ambiti territoriali di caccia, ha effettuato oltre 100 controlli in tutta la provincia di Modena, elevando tre verbali di contestazione per sanzioni alla normativa venatoria, una per mancato rispetto della distanza minima di 150 metri tra capanni di caccia, una per omessa segnatura dei capi abbattuti, come previsto dalla normativa vigente e infine una per violazione delle distanze di sicurezza rispetto alla sede stradale.

Inoltre, sono pervenute una decina di segnalazioni da parte dei cittadini, allarmati dagli spari uditi nelle prime ore del mattino. A tutte le segnalazioni è stato dato seguito mediante interventi in loco, al fine di verificare la regolarità dell’attività venatoria nei punti segnalati.

Come funziona

La Polizia Provinciale ricorda l’obbligo di mantenere almeno 150 metri di distanza tra un capanno temporaneo e l’altro e che per effettuare l’attività venatoria su terreni coltivati è obbligatorio possedere il consenso scritto del proprietario del fondo, che autorizzi l’accesso ai campi.

Per quanto riguarda gli orari, la caccia è consentita da un’ora prima del sorgere del sole fino alle ore 13, nelle sole giornate di giovedì e domenica, fino al 18 settembre, ad eccezione della giornata di ieri, in cui l’attività venatoria è autorizzata secondo gli orari previsti per la giornata e limitatamente alle quantità massime di abbattimento e le specie consentite, come indicato nel calendario venatorio.

Domenica 21 settembre avverrà l'apertura generale della caccia, sia vagante che migratoria, che coinvolge quasi tre mila cacciatori modenesi.

Peste suina

La Regione intanto ha specificato che l’apertura anticipata anche della caccia al cinghiale è stata avviata per contenere la diffusione della Peste suina africana e limitare i danni alle coltivazioni agricole. Una misura che dà piena e immediata attuazione all’ordinanza del 4 agosto 2025 firmata dal Commissario straordinario nazionale, Giovanni Filippini. È possibile intervenire in 23 distretti delle province di Piacenza, Parma, Reggio e Modena con attività di caccia collettiva, accanto ai prelievi selettivi già consentiti per tutto l’anno. L’obiettivo è rafforzare le misure di contenimento della specie nelle zone ancora indenni ma limitrofe a quelle in cui vi sono focolai di virus.

«Abbiamo dato attuazione immediata all’ordinanza commissariale – spiega l’assessore regionale all’Agricoltura, Caccia e Pesca, Alessio Mammi– organizzando in poche settimane tutte le attività necessarie per rendere operativa l’apertura dal 1^ settembre nei 23 distretti interessati. La rapidità con cui siamo intervenuti testimonia la serietà con cui affrontiamo un’emergenza che non è solo faunistica, ma riguarda direttamente la sicurezza sanitaria del settore suinicolo, la tutela degli allevamenti e di produzioni che rappresentano un asset strategico della nostra economia regionale».

«Una filiera strategica»

Il valore alla produzione in Emilia-Romagna dei salumi Dop e Igp di carni suine è stimato in circa 1 miliardo e 300 milioni di euro, di cui oltre 900 milioni riferiti al solo Prosciutto di Parma, con un trend in crescita. A questo si aggiungono un valore al consumo di quasi 5 miliardi e un export che supera i 600 milioni di euro.

«Numeri - prosegue l’assessore - che ci dicono quanto sia strategico difendere questa filiera, che significa lavoro, reddito e identità per il nostro territorio. Le azioni che stiamo portando avanti dal primo caso individuato nel nostro Paese, fanno parte di una strategia strutturata, che punta a ridurre in modo duraturo la pressione della specie sul territorio. I prelievi nelle azioni di controllo sono aumentati di oltre il 45% negli ultimi tre anni e i danni alle coltivazioni sono ridotti a un quarto. Risultati che dimostrano che la strada intrapresa è quella giusta. Inoltre, stiamo investendo risorse per sostenere gli agricoltori con sistemi di difesa preventiva, rafforzando la collaborazione con le polizie provinciali e lavorando a stretto contatto con il Commissario Filippini e il sistema veterinario. La peste suina africana si affronta efficacemente solo con un coordinamento reale tra istituzioni, allevatori e filiera produttiva: azioni congiunte che permettono di proteggere gli allevamenti, contenere la diffusione del virus e garantire la continuità delle produzioni suinicole regionali».