Martin, docente di ruolo a 21 anni: «È il mio sogno fin dalla scuola materna»
Mansour, studente universitario bolognese, insegnerà all’istituto professionale Cattaneo-Deledda di Modena: «Una grande emozione»
MODENA. La chiamava “collega”, ed era ancora la sua maestra della scuola dell’infanzia. Già a quattro anni Martin Mansour aveva anticipato i tempi, manifestando quella che, alle scuole superiori, sarebbe diventata un’ammirazione per la figura dell’insegnante. «Tutti i docenti che ho incontrato mi hanno lasciato qualcosa», ricorda raccontando la sua vocazione per l’insegnamento, «una professione ancora attrattiva, nonostante sia meno riconosciuta rispetto al passato, anche economicamente». A 21 anni, Martin non ne parla solo da studente del terzo anno in Scienze della Formazione Primaria: dal 15 settembre, infatti, sarà docente di ruolo presso l’istituto professionale Cattaneo-Deledda di Modena nell’ambito dell’indirizzo “Servizi per la Sanità e l’Assistenza Sociale”.
Martin, vorrebbe raccontarci il suo percorso di studi?
«Ho frequentato il Crescenzi-Pacinotti-Sirani, un istituto professionale per la sanità e l’assistenza sociale a Bologna, ma sono sempre stato interessato all’insegnamento. Sapevo da sempre che dopo non avrei lavorato in ambito socio-sanitario».
Si è diplomato in soli quattro anni, e non nei canonici cinque. Come mai?
«Verso il terzo anno desideravo ancora di più che si concretizzasse il mio desiderio di insegnare. Ho iniziato a guardarmi intorno e ho scoperto la figura dell’insegnante tecnico-pratico di metodologie operative. Il diploma che dovevo ancora conseguire mi avrebbe permesso di accedere alla classe di concorso B23 per ricoprire quel ruolo. Mi sono documentato: nell’anno successivo, cioè nel 2022, ci sarebbe stato l’aggiornamento delle graduatorie. Già dal ministero si vociferava che a breve non sarebbe più bastato il diploma, ma la laurea».
Così, nel tentativo di cogliere questa occasione, ha chiesto l’abbreviazione del percorso scolastico per merito.
«Si, non è stato semplice anche dal punto di vista burocratico: non capita di frequente e le scuole non sanno come muoversi. Ho studiato autonomamente il programma del quinto anno e mi sono diplomato a luglio 2022. Tuttavia, il desiderio di iscrivermi nelle graduatorie non si è avverato perché il ministero le aveva anticipate a maggio».
Nonostante questo, a 18 anni ha iniziato a lavorare come supplente in diverse scuole primarie con la messa a disposizione. Punti a sfavore e vantaggi?
«Ogni volta ti devi rapportare con colleghi nuovi, magari in un contesto socio-culturale differente, conoscere i bambini, adattarti al metodo del docente che stai sostituendo. D’altra parte, però, è stato estremamente formativo. Ho potuto imparare tanti modelli di insegnamento da chi ha più esperienza di me, prendendo il buono da ciascuno».
Immaginava di riuscire a superare il concorso regionale Pnrr-2, che ha sostenuto nel 2025, vincendo il posto a tempo indeterminato?
«Non ne avevo la speranza né l’ambizione. La mia è una disciplina molto specifica insegnata in poche scuole. Mi sono voluto dare un’opportunità e provarla come esperienza. Pensavo di venire superato da docenti che insegnavano da più anni. I posti in Emilia Romagna erano solamente due, e io sono arrivato terzo. Alla fine, però, il contingente ministeriale è stato autorizzato fino a nove posti. Ce l’avevo fatta!».
Ha aspettative per questo nuovo anno scolastico?
«Di trovarmi bene anche con gli studenti. Tra me e loro non corrono molti anni di differenza, spero sia un vantaggio nella didattica, nella creazione di un rapporto di fiducia, pur mantenendo il distacco dei ruoli e il rispetto reciproco. Abito a Bologna, ma lavorerò a Modena, ci sarà la voglia di conoscere una nuova realtà».
Cosa significa per lei ricoprire il ruolo di docente?
«Essere un punto di riferimento, una guida per lo sviluppo di competenze, un insegnante che crei un buon clima educativo e, in maniera non invasiva, aiuti i ragazzi a crescere ed a fare scelte consapevoli per il loro percorso futuro».