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Il caso

Maxi sequestro all’azienda che lavora canapa e cannabis light: «Per colpa del Decreto Sicurezza rischia di chiudere»

di Daniele Montanari

	Il sequestro operato dalla Guardia di finanza
Il sequestro operato dalla Guardia di finanza

Messi i sigilli a 500 chili di materiale dopo il blitz della Guardia di finanza di Bologna all'aeroporto Marconi. Gli avvocati: «Impresa seria che ha sempre operato con autorizzazioni e alla luce del sole, 17 dipendenti e collaboratori rischiano di restare senza lavoro»

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MODENA. Maxi sequestro di derivati della canapa sativa in nome del Decreto Sicurezza. Ma così un’azienda modenese specializzata nella lavorazione della pianta, e dei suoi derivati di cannabis light, secondo un’attività legalmente autorizzata, è costretta all’improvviso a fermare tutta la produzione, in cui lavoravano 17 persone.

L’operazione

È una vicenda che inizia il 28 agosto, quando all’aeroporto Marconi i militari della Guardia di Finanza di Bologna hanno intercettato una spedizione in capo all’azienda modenese: doveva trattarsi di una trentina di chili di the verde, e invece è risultata esserci una quantità significativa di canapa sativa. Di fatto, cannabis light. I finanzieri stavano già seguendo da tempo l’attività dell’azienda, e in questo hanno trovato conferma ad alcuni sospetti investigativi. Il 1° Gruppo della Guardia di Finanza di Bologna nei mesi scorsi infatti si è concentrato su esportazioni sospette di derivati di canapa light verso il Regno Unito da parte di società operanti nel commercio via internet. Indagine sviluppata attraverso l’analisi delle spedizioni e il monitoraggio dei siti web e dei social network.

È scattato ovviamente il sequestro, che ha poi riguardato anche il sito aziendale, nel Modenese, dove sono stati messi i sigilli a circa 470 chili di canapa/cannabis light confezionata alla luce del sole in quella che prima del Decreto Sicurezza era un’attività assolutamente lecita. Anche ora la canapa si può coltivare e utilizzare per fini industriali, ma non si può vendere dopo l’entrata in vigore del Decreto, ad aprile. Il sospetto degli inquirenti è che di vendita si trattasse, per questo è scattato il sequestro e il titolare 30enne della ditta è accusato di produzione, detenzione e commercio di stupefacenti.

Gli avvocati

Ma gli avvocati Cosimo Zaccaria e Nicola Elmo, che difendono il giovane, ci tengono a fare delle precisazioni: «L’azienda è impresa seria, in possesso di tutte le dovute autorizzazioni e ha, di conseguenza, sempre e solamente svolto la propria attività alla luce del sole. Azienda, in buona sostanza, che mai ha prodotto canapa con efficacia drogante. È inoltre fondamentale rilevare che il sequestro, oltre ad esser stato eseguito senza un accertamento delle percentuali di tetraidrocannabinolo e senza prendere visione delle schede di analisi in possesso dell’azienda, è stato operato sulla base del recente Decreto Sicurezza entrato in vigore ad aprile; decreto noto per aver destato dalla prima ora dubbi di legittimità costituzionale.

I dubbi sono stati fatti propri, peraltro, dalla Corte di Cassazione, che tramite dell’Ufficio del Massimario il 23 giugno ha elencato una lunga serie di criticità del provvedimento (sia sul piano costituzionale che della normativa e della giurisprudenza comunitaria) che ha di fatto deciso di ostacolare il settore della cannabis light tanto radicato e ben avviato nel nostro Paese e, sino all’avvento del Decreto Sicurezza, pienamente lecito».

Da qui la richiesta dei legali di «massima prudenza nell’approcciare la vicenda che vede un’azienda seria e che ha sempre operato alla luce del sole, esposta ad un concreto rischio di chiusura, con buona pace delle sorti dei 17 dipendenti e collaboratori del nostro assistito, e delle rispettive famiglie».

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