Padova, la lezione a Modena sulla mobilità: «Col nuovo tram traffico calato del 40 per cento»
Alla Festa dell’Unità ospite Andrea Micalizzi, vicesindaco della città veneta: «All’inizio ci furono critiche, ma col tempo la scelta è stata positiva»
MODENA. Incontro sulla mobilità alla Festa dell’Unità di Modena, a cui ha preso parte, oltre agli amministratori locali, anche il vicesindaco di Padova Andrea Micalizzi.
Padova e la scelta del tram
Risale a più di un decennio fa la scelta di dotare la città veneta del tram, nonostante fossero molte le opinioni contrastanti. Ad oggi questo mezzo di trasporto, che «permette lo spostamento giornaliero di circa un terzo dei 100 mila passeggeri del Tpl (Trasporto Pubblico Locale), sta migliorando la qualità della vita, ma soprattutto ha diminuito il numero di veicoli circolanti nelle nostre arterie», ha specificato Micalizzi. «Infatti, abbiamo registrato un calo di traffico fino al 40%, il che ha grande significato anche dal punto di vista ambientale». Modena, invece, la sua occasione per creare una rete metro-tranviaria l’ha persa ormai da diverso tempo e si interroga ancora su quale sarà il suo futuro.
Il debutato ospite
Alla serata ha preso parte anche Roberto Morassut, membro della commissione trasporti alla Camera: «Il trasporto pubblico locale si trova in una situazione estremamente difficile», provocando l’indebitamento delle aziende del settore, ha detto. Questa criticità non si è presentata né ieri, né una settimana fa. Si protrae a partire dal 2019, con l'arrivo del Covid, quando i cittadini furono costretti a limitare ogni spostamento, e per l’aumento dei prezzi, un incremento causato dall'emergenza energetica. Secondo Morassut sono mancate, da parte del Governo, le «attenzioni nelle finanziarie e nelle leggi di bilancio» che sarebbero state necessarie per porre rimedio al problema. La conseguenza di tutto ciò? «L’utenza è tornata all’utilizzo del mezzo privato, soprattutto in città».
La Complanarina
Martedì, durante l’incontro “Trasporti e mobilità: governo fermo, Comuni in moto”, uno degli appuntamenti proposti in occasione della Festa dell’Unità a Modena, Morassut è intervenuto sulla situazione nazionale, non tralasciando, però, un commento sulla Complanarina modenese: «Si sta parlando di un’opera pubblica semplice, che avrebbe bisogno di 2 milioni di euro». Eppure il progetto, che viene discusso da più di trent’anni, non si è ancora concluso. «Siamo in attesa di un decreto che deve venire dal governo nazionale per arrivare all'approvazione definitiva di un cantiere che è già oltre l’80%», ha spiegato Giulio Guerzoni, assessore alla Mobilità del comune di Modena. «Qualche timido segnale c’è stato, ma aspettiamo notizie da parte di Autostrade e, soprattutto, del Mit (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti). Settembre era indicato come il mese in cui potevano esserci aggiornamenti positivi». Quando la situazione si sbloccherà, sarà necessario districare un altro nodo, quello delle tempistiche: quando concludere i lavori? Sfruttare il periodo invernale e le vacanze natalizie per finirli entro giugno 2026 oppure svolgere «gli interventi più impattanti ad agosto», attendendo l’anno prossimo? Il riferimento è alla necessaria chiusura del ponte dell’Estense, che ovviamente manderà in tilt la circolazione modenese. L’obiettivo del Comune era una chiusura agostiana, ma con lo slittamento si sta riflettendo sul periodo natalizio.
Il treno Gigetto
Focalizzandosi sulla mobilità locale, non poteva essere sorvolata la questione di Gigetto, il treno che collega Sassuolo a Modena. «Oggi viviamo dei disservizi» legati a corse poco frequenti, orari scomodi, passaggi a livello che interferiscono con il traffico privato e provocano minuti di attesa. Tuttavia, «credo che, sedendosi al tavolo con Modena e gli altri comuni del territorio, ci sia la possibilità di disegnare un futuro», ha sostenuto Matteo Mesini, sindaco di Sassuolo. «Gigetto ha in sé una potenzialità inespressa: si sposta nel bacino del distretto ceramico, che conta su diversi comuni e quasi 180 mila abitanti». Sassuolo, però, dispone di «due stazioni a distanza di pochi metri»: una da cui passa la linea che conduce a Reggio ed un’altra in cui si prende il treno per Modena. La speranza sarebbe quella di creare un unico “sistema”, nonostante sia chiaro a Mesini che «Sassuolo, un comune in cui vivono 40mila persone, non abbia le risorse necessarie» per riuscirci senza un intervento regionale, se non nazionale.
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