Gazzetta di Modena

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La tragedia

Morto sul lavoro dopo la caduta dal ponteggio: Tiziano Bonacorsi è stato travolto dal braccio di una betoniera

di Daniele Montanari

	Tiziano Bonacorsi e il luogo della tragedia (foto di Luigi Esposito)
Tiziano Bonacorsi e il luogo della tragedia (foto di Luigi Esposito)

L’incidente si è verificato in un cantiere all’interno del Caseificio Sociale Casello ad Acquaria di Montecreto: la vittima, che tra pochi giorni avrebbe compiuto 59 anni, viveva a Montecenere di Lama Mocogno

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MODENA. Un altro morto sul lavoro in provincia di Modena. Un uomo che sarebbe andato in pensione a fine mese, dopo una vita di fatiche nell’edilizia. Si chiamava Tiziano Bonacorsi, avrebbe compiuto i 59 anni il 24 settembre. Il terribile incidente è avvenuto questa mattina ad Acquaria (Montecreto).

La tragedia

Erano da poco passate le 8. Bonacorsi, titolare di una ditta individuale, stava lavorando nel cantiere della nuova sede del noto caseificio sociale Casello, in via Provinciale Est 101 (la Sp 31) in località Le Serre. Si stava occupando della costruzione del muro di recinzione attorno al capannone, da realizzare con una gettata di cemento. Secondo una prima ricostruzione, è andata così. Bonacorsi era su un ponteggio, dall’alto doveva guidare la colata di calcestruzzo nell’armatura del muro. Mentre si accingeva all’operazione, un pezzo del braccio della betoniera (probabilmente la pompa di calcestruzzo) si è staccato e gli è finito addosso. Un pezzo pesantissimo, che ha schiacciato lui e quella parte di ponteggio, facendolo anche cadere da alcuni metri. La causa di morte però non è stata la caduta, ma lo schiacciamento: Bonacorsi è rimasto completamente travolto e sfigurato.

I soccorsi e le indagini

Sono scattati subito i soccorsi, che hanno portato sul posto due ambulanze e anche l’elicottero di Pavullo. Ma il personale sanitario si è reso conto subito che non c’era nulla da fare: troppo gravi i traumi da schiacciamento subiti, che hanno portato anche alla perdita di molto sangue. Si è solo potuto constatare il decesso. Sul posto, per tutti accertamenti di competenza, i carabinieri di Sestola e Pavullo, il personale della Medicina del Lavoro Ausl e i vigili del fuoco di Pavullo per la messa in sicurezza della betoniera. Informata dell’accaduto, la Procura ha posto subito sotto sequestro il mezzo: nell’ambito del fascicolo che verrà aperto, bisognerà accertare il motivo di un cedimento del genere nel braccio della betoniera, che ha avuto conseguenze così devastanti. Una volta ultimati i rilievi, la salma è stata affidata alla onoranze Verucchi di Pavullo per il recupero. Non è stato disposto il trasporto a Modena in Medicina legale: la causa di morte per schiacciamento era evidente senza bisogno di rilievi scientifici. La salma dunque è stata messa subito a disposizione dei famigliari: il funerale è stato fissato per la giornata di lunedì 15 settembre, alle 10, nella chiesa parrocchiale di Olina.

Chi era Tiziano Bonacorsi

Sconvolti gli operai che erano al lavoro con lui in quel momento, di fronte a una morte così improvvisa, e di quella violenza. Peraltro, potevano esserci anche altri feriti o peggio, se fossero stati più vicini al punto di caduta del pezzo di braccio della betoniera. In quel momento invece lì c’era solo Tiziano, soprannominato scherzosamente “Ciuga” dagli amici. Era amato da tutti per il suo bel carattere. Era nato e cresciuto a Pavullo a Casa Badiali, borgata al confine con Montecenere. E qui, a Montecenere (Lama Mocogno), si era trasferito da molti anni ormai, occupandosi anche della madre anziana, rimasta sola dopo la prematura scomparsa del padre. La famiglia è stata segnata anche dalla tragica perdita di Mauro, fratello di Tiziano, nel 2002 in un incidente in moto sul tratto bolognese dell’A14, a soli 31 anni.

Il commento della Cgil

«L’operaio di Lama Mocogno morto stamattina cadendo da un ponteggio nel caseificio sociale Casello di Aquaria di Montecreto è l’ennesimo inaccettabile morte sul lavoro nel settore edile che rimane il settore più colpito dalle morti bianche e dagli infortuni – commentano Rodolfo Ferraro, segretario del sindacato edili Fillea Cgil Modena, e Aurora Ferrari, segreteria della Cgil Modena –. La sicurezza rimane purtroppo una delle piaghe del lavoro. Il sindacato edili Fillea Cgil e la Cgil chiedono da tempo l’istituzione di una Procura nazionale per la prevenzione degli infortuni per contrastare quella che è una vera e propria emergenza nazionale. Misure come le patente a crediti approvata dal Governo non servono a contrastare gli incidenti, sono solo misure burocratiche adottate sull’onda emotiva dell’ennesima tragedia sul lavoro, ma non servono concretamente a debellare la piaga degli infortuni sul lavoro. Servono piuttosto interventi strutturali, investimenti in vera prevenzione, potenziamento dei controlli nei cantieri, formazione e qualificazione delle imprese del settore. Serve che gli edili non siano costretti a lavorare in età avanzata, come nel caso del lavoratore modenese di 59 anni. Continuiamo purtroppo a registrare in edilizia nella fascia d’età 55-65 anni un aumento degli infortuni, spesso mortali. Ai familiare del lavoratore deceduto, le più sentite condoglianze della Fillea e della Cgil di Modena».

Il commento della Cisl

«Questo Paese deve decidere se soffocare nella scia di sangue delle morti sul lavoro o se fare un salto in avanti verso la dignità e la sicurezza. E’ medioevale accettare che la prima causa di morte sul lavoro, nel 2025, sia ancora la caduta nel vuoto. Nell’era della tecnologia al top non può esistere che si muoia in questo modo». Così Cinzia Zaniboni, leader di Filca Cisl Emilia Centrale, commenta la tragedia di Acquaria. «Le indagini chiariranno nel dettaglio cosa è accaduto ma una cosa già si può evidenziare: si cade nel vuoto quando manca una linea vita, quando gli strumenti di sicurezza non sono indossati e installati correttamente, quando non sono omologati o sono troppo logori. Quando i parapetti mancano o sono inadeguati – prosegue Zaniboni –. Questo dramma enorme, l’ennesimo nella nostra provincia giunta quest’anno a sei decessi (erano 8 nel 2024), deve spingere tutti a chiedere che il massacro si fermi e si fermi partendo dalla formazione per l’uso corretto e consapevole dei dispositivi salvavita e dalla presenza di tutto quello che serve per fare la differenza tra la vita e la morte. La patente a crediti è stata una prima risposta che solo il furore ideologico di qualcuno può sminuire: la patente ha colpito la vergogna, tutta italiana, delle imprese che potevano nascere dalla sera alla mattina andando subito in cantiere, senza formazione, puntando allo sfruttamento per il profitto», prosegue Zaniboni.

Domenico Chiatto, segretario generale aggiunto di Cisl Emilia Centrale, delega alla sicurezza, segnala che «il personale degli Ispettorati del lavoro è poco, il Servizio Spsal di Ausl deve combattere con i tagli alla sanità. E, intanto, abbiamo un territorio enorme da sorvegliare. Fateci caso: molti infortuni avvengono nelle aree più periferiche, quelle dove la coperta troppo corta dei controlli sui cantieri non riesce ad arrivare. Sono stati fatti passi avanti, con i fondi e le misure annunciati dopo il Primo Maggio e il dialogo tra Governo e sindacati. Occorre accelerare, nei tempi e nei soldi investiti. C’è il nuovo accordo della conferenza Stato-Regioni dello scorso aprile che ha potenziato il modello formativo rivolto anche ai datori di lavoro. Va applicato e messo a terra».