Liste d’attesa, la critica della prof. Modena: «In ospedale dalle 14 si inizia il privato...»
Per la consigliera comunale e medico una soluzione sarebbe rimodulare gli orari: «Dovrebbero esserci visite pubbliche fino alle 16»
MODENA. Qualche giorno fa la Gazzetta di Modena titolava: “Liste d’attesa? Un incubo per un esame fino a 550 giorni”, con numeri e confronti tra ospedali pubblici e privati dell’Emilia-Romagna. Il quadro tracciato collocava Modena tra le realtà peggiori.
Di fronte a un problema che ormai tocca centinaia di famiglie, la lista civica ModenaxModena della professoressa Maria Grazia Modena ha provato ad analizzare cause e possibili soluzioni.
Troppi ospedali
Nell’area modenese insistono quattro strutture principali: Policlinico, Baggiovara, Hesperia Hospital (privato accreditato) e Sassuolo (con la sua formula pubblico/privato). Tutti erogano le stesse prestazioni, «ma si concentrano sugli esami più complessi, più remunerativi e prestigiosi, trascurando quelli di base che generano le liste d’attesa. Da anni chiediamo una vera integrazione tra Policlinico e Baggiovara – sottolinea la capogruppo Maria Grazia Modena – ma i tavoli promessi non si sono mai aperti. Occorre ridisegnare le mission di ogni ospedale e imporre la presa in carico dei pazienti».
Turni brevi e intramoenia
Un altro nodo riguarda l’organizzazione del lavoro: a Modena l’attività istituzionale finisce alle 14, mentre a Parma, Ferrara e Piacenza si prosegue fino alle 16.
«I parcheggi degli ospedali, pieni la mattina e deserti dopo pranzo, sono un indicatore evidente – osserva Modena –. Il personale, spesso a tempo pieno, nel pomeriggio si dedica all’intramoenia con tempi d’attesa di pochi giorni. Gli specialisti a tempo definito si trasferiscono nei propri studi privati». Una possibile soluzione sarebbe ampliare i turni fino a sera, con compensi adeguati e priorità chiare per i pazienti.
Medicina difensiva
Secondo l’Ausl una delle leve per ridurre le liste è l’appropriatezza prescrittiva. Ma qui si apre un altro paradosso: i medici, per timore di errori e cause legali, tendono a chiedere molti esami, spesso superflui.
«La medicina difensiva alimenta il sovraccarico del sistema – spiega la consigliera – e senza una presa in carico reale sarà difficile invertire la rotta».
Il ruolo dei medici di base
Terzo punto critico: i medici di medicina generale. In Italia sono liberi professionisti, a differenza di altri Paesi europei, e rappresentano solo il 23% del totale dei camici bianchi, contro il 35-40% altrove. Il ministro Schillaci ha ipotizzato di trasformarli in dipendenti del Sistema sanitario nazionale, scatenando l’opposizione dei sindacati. Ma secondo ModenaxModena, proprio la riforma dei medici di base potrebbe essere decisiva: «Se inseriti nelle Case di Comunità entro il 2026, con strumenti diagnostici, telemedicina e personale infermieristico, diventerebbero il primo filtro per i pazienti, riducendo le richieste inappropriate e avviando un percorso multidisciplinare».
Unificazione aziende
Infine, il tema della governance. A Modena ospedali universitari (Policlinico e Baggiovara) e Ausl viaggiano su binari separati. In città è stata depositata una mozione – ancora ferma da mesi – che chiede l’unificazione, sul modello già sperimentato a Parma e Ferrara: «Solo un’integrazione vera tra ospedali e territorio può abbattere le liste d’attesa e ridurre i ricoveri inappropriati – conclude Modena –. Non è più tempo di rinvii».
Il quadro che emerge è quello di una sanità locale sotto pressione, con cittadini esasperati e soluzioni ferme.