Don Luigi Ciotti davanti a 400 studenti modenesi: «Siate formiche, donate voi stessi agli altri»
Al cinema Arena un primo giorno di scuola speciale: l’evento di lancio del progetto Scuola2030 organizzato dalla Gazzetta. In campo anche Csv, Libera e Comune di Modena
MODENA. «Qui, oggi, non è venuto don Luigi Ciotti». Nega di essere davanti alla platea del Cinema Arena di Modena, con il microfono in mano ed un’esperienza che, in due ore, può essere solo accennata. Eppure è seduto lì, di fronte a oltre 400 studenti modenesi delle superiori che lo ascoltano senza lasciarsi distrarre dalle notifiche del telefono o dai compagni. «Non rappresento un “io”, ma un “noi”, quello delle tante storie e persone con cui ho condiviso il cammino della vita».
La nostra iniziativa
La voce e i messaggi di don Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e dell’associazione “Libera contro le mafie”, hanno dato il via all’anno scolastico e al progetto Scuola2030 della Gazzetta di Modena nell’ambito dell’evento “Facciamo la differenza! Quando il volontariato è giovane”, organizzato da Centro Servizi Volontariato (Csv), Gazzetta di Modena e Libera con il patrocinio del Comune di Modena.
Un primo giorno speciale
Scelta. Inquietudine e carezza. Giustizia e male. Singole parole, a volte binomi lampanti, altre ossimori: non sono solo domande quelle che la moderatrice Laura Solieri, giornalista della Gazzetta di Modena e responsabile comunicazione Csv Terre Estensi, ha rivolto a don Ciotti, tessendo insieme a lui un dialogo aperto al confronto con i ragazzi.
Il ricordo di don Ciotti
«Non bisogna aspettare chissà quale età per mettersi in gioco» e dedicarsi al volontariato. Questo don Ciotti lo aveva scoperto ancor prima di diventare sacerdote, a soli 17 anni, quando la parola “droga” in Italia sembrava non esistere. «Quando andavo a lezione o tornavo a casa – ha iniziato a ricordare il fondatore di Libera – vedevo sempre un senzatetto che viveva su una panchina di Torino. Dopo venti giorni di scuola ho vinto la timidezza, sono sceso dal tram, e gli ho chiesto: “Scusi signore, vuole che le vada a prendere un caffè?». Nessuna risposta. Le domande cadevano nel vuoto. «E se fosse sordo?» Anche quel dubbio era infondato. «Mentre due macchine frenavano di colpo, ha alzato la testa per guardarle. Lì ho visto per la prima volta gli occhi della disperazione. Perché non rispondeva? Perché Aveva staccato il filo della relazione. Dopo un’ora sono andato via sconfitto». Per giorni don Ciotti ha continuato a fermarsi da quel senzatetto, che in realtà era un medico. L’uomo aveva iniziato a dialogare e un giorno glielo aveva spiegato senza mezzi termini: per i ragazzi drogati, qualcosa bisognava fare. Una settimana dopo la panchina era vuota. Quell’incontro, «che non poteva essere stato uno dei tanti», sarebbe diventata la battuta d’inizio per lo sviluppo dell’Onlus Gruppo Abele, fondata a Torino nel 1965 proprio da don Luigi Ciotti.
L’impegno di don Ciotti
La stessa persona che, nel 1995, ha permesso a Libera di nascere. La scintilla che avrebbe dato vita all'associazione contro le mafie risale a due mesi prima del 23 maggio 1992, giorno della strage di Capaci. Don Ciotti era a Gorizia insieme a Giovanni Falcone per intervenire ad un corso di formazione rivolto alla Polizia di Stato sui temi delle dipendenze. «Ci siamo dati appuntamento per un caffè, che io e lui non avremmo mai più preso insieme. Il 19 luglio 1992, quando Paolo Borsellino fu ucciso con l’attentato di via D’Amelio, io ero a Palermo, con il Gruppo Abele», ha sottolineato. Sono passati più di 33 anni da quegli eventi che diedero una scossa all’Italia intera. «Le emozioni sono legittime, ma devono diventare sentimenti profondi che restano».
Il volontariato
Per spiegare il valore dell'associazionismo, a don Ciotti è bastato l’esempio di una formichina: con i suoi due stomaci, infatti, «immagazzina non solo il nutrimento per sé, ma anche quello da poter condividere con le proprie “coinquiline” del formicaio».
«Che senso ha la vita se non la riempi di significato? Fate come le formiche, spendete voi stessi per gli altri», ha suggerito Luigi Ciotti ai ragazzi, esprimendo la sua speranza che un giorno le parole “cittadino” e “volontario” possano essere sinonimi. «Una parte di responsabilità ci chiama in gioco, tutti. Il mio sogno? Che il volontariato sia l’anima della comunità».l