Gazzetta di Modena

Modena

Sanità

Virus sinciziale, bambini protetti con gli anticorpi monoclonali: a Modena abbattuti i ricoveri

di Ginevramaria Bianchi

	Il pediatra Francesco Toccetta (Ausl Modena)
Il pediatra Francesco Toccetta (Ausl Modena)

Il Vrs è la prinicipale causa della bronchiolite. Francesco Torcetta, direttore di Pediatria dell’Area Nord dell’Ausl Modena: «Non è un vaccino, ma una profilassi sicura da fare prima della stagione epidemica. Così possiamo evitare a tante famiglie la paura di una corsa in ospedale»

3 MINUTI DI LETTURA





MODENA. Un respiro che si fa corto, la tosse secca, una febbricola che non passa. Sono i sintomi del virus respiratorio sinciziale, che per un neonato può diventare una trappola pericolosa. È questa la prima causa della bronchiolite e di ricovero sotto l’anno di vita durante l’inverno, ed è per questo che l’Emilia-Romagna ha deciso di giocare d’anticipo, avviando già dall’inizio di settembre una campagna di immunizzazione che lo scorso anno ha già cambiato i numeri della sanità pediatrica regionale. Una copertura del 78%, con picchi all’87,7% nei nati a febbraio, e ricoveri abbattuti del 65%, addirittura del 77,2% in terapia intensiva: percentuali che raccontano meglio di ogni parola la differenza tra reparti pieni e corsie respirabili.

Il virus respiratorio sinciziale

«Il Vrs è un virus che attacca le vie respiratorie – comincia a spiegare Francesco Torcetta, direttore di Pediatria dell’Area Nord dell’Ausl Modena –. Nell’adulto non dà grossi problemi, ma nei bambini molto piccoli è tra le principali cause di ricovero. Non solo perché crea complicanze respiratorie importanti, ma perché in questa fascia d’età la capacità di reagire a un’infezione è molto più fragile». I sintomi, racconta il pediatra, sono spesso sottovalutati: «Si parte con una tosse secca, insistente, con un po’ di febbricola, nulla che sembri grave. Eppure, nel giro di pochi giorni, la situazione può peggiorare e portare il bambino in ospedale. Non abbiamo un trattamento specifico, se non seguire l’andamento clinico e intervenire quando serve».

La svolta con la profilassi

La vera svolta, infatti, è arrivata con la profilassi, che però «non è un vaccino», precisa Torcetta: «È un anticorpo monoclonale diretto contro il virus sinciziale. Sono anticorpi di sintesi, sviluppati in laboratorio, che imitano quelli naturali e garantiscono una protezione di circa sei mesi». Cosa significa? «Che ogni stagione epidemica va ripetuto nei bambini più esposti: prematuri, cardiopatici o con problemi respiratori. Ma la differenza che fa in termini di prevenzione è enorme», afferma il professionista. Sul fronte della sicurezza, i dati rassicurano: «Gli effetti collaterali sono risibili. Un po’ di arrossamento nel punto dell’iniezione, a volte una febbricola. Nulla di paragonabile ai rischi di un’infezione da Vrs in un neonato».

Ricoveri abbattuti e un messaggio alle famiglie

«Fino a poco tempo fa – prosegue Torcetta – c’era un altro farmaco che richiedeva un’iniezione al mese. Dall’anno scorso, invece, abbiamo introdotto questa profilassi che si fa una sola volta e copre tutta la stagione. In Spagna era già stata sperimentata con ottimi risultati, e noi ne abbiamo subito visto l’impatto: i reparti, che negli inverni passati erano al collasso, hanno respirato. C’è stato un calo netto di ricoveri e un alleggerimento della pressione sulle terapie intensive». La campagna 2025-2026 ha preso quindi il via in questi giorni, e coinvolge subito i nati ad agosto, per poi proseguire fino a quelli di marzo. «Chi nascerà dopo non avrà bisogno della profilassi, perché la stagione epidemica sarà ormai conclusa», precisa Torcetta. Ma la direzione è chiara: «Questa è un’offerta in più per proteggere i nostri bambini e per ridurre i ricoveri in un periodo che per la sanità è sempre il più delicato. In pediatria ogni respiro conta, e con questa profilassi – conclude – possiamo evitare a tante famiglie la paura di una corsa in ospedale».

© RIPRODUZIONE RISERVATA