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Amati, lo gnomo del furgoncino rosso è diventato grande: «Dal 1977 a oggi, quanta strada»


	Alessandro Amati e l'iconico furgone rosso con lo gnomo
Alessandro Amati e l'iconico furgone rosso con lo gnomo

Il titolare Alessandro Amati, figlio del fondatore: «Mio padre Pietro ebbe l’intuizione giusta proponendosi per la manutenzione degli impianti nei condomini. I passaggi chiave? La certificazione ISO 9001 ottenuta nel 1999, una delle prime aziende di Modena ad averla, e lo sbarco a Bologna nel 2014»

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MODENA. Ci sono loghi aziendali che si vedono tanto spesso – e non parliamo solo di pubblicità – e che diventano familiari. Uno di questo è senza dubbio quel simpatico gnomo con il berretto a punta che troviamo su tanti furgoncini rossi in giro sulle strade modenesi, e non solo. «E pensare che a me non piaceva neppure troppo – dice Alessandro Amati, titolare dell’omonima azienda di impianti per l’efficientamento energetico di edifici – ma per fortuna abbiamo deciso di mantenerlo, pur modificandolo rispetto al passato, con una decisione che ha coinvolto tutta la famiglia».

La storia

Perché questo marchio un passato ce l’ha ed è ben consolidato. «Tutto comincia nel 1964, quando mio padre Pietro inizia a lavorare, a 14 anni, con un idraulico di Spilamberto che si occupava della manutenzione dei bruciatori, che all’epoca funzionavano con combustibili fossili molto… tradizionali. «Parliamo di carbone, di oli neri, di gasolio, ma solo nei casi più moderni. Nel 1977 papà decide di mettersi in proprio, associandosi da subito a Cna, iniziando l’attività di manutentore di impianti». Sono gli anni in cui inizia la veloce metanizzazione della città e con essa il passaggio a bruciatori di nuova generazione. «In altre parole – continua Alessandro – non c’erano più bruciatori da riparare perché tutti erano nuovi, senza contare che queste nuove macchine erano meno soggette a problematiche d’uso. Insomma, il mondo stava cambiando e mio padre ha saputo cogliere questo cambiamento proponendosi come una specie di general contractor per la manutenzione degli impianti nei condomini». Siamo a metà anni ’80, e la scelta di Pietro incontra il favore del mercato, tanto da spingere Amati a procedere con l’assunzione dei primi collaboratori. «Una decina di anni più tardi, mentre finivo gli studi di ragioneria al Barozzi, mio padre mi chiese una mano per gestire l’azienda. Io, in verità, avevo in mente altre cose, ma il richiamo della famiglia fu più forte. Oggi posso dire che sia stata la scelta migliore, perché questo viaggio mi sta appassionando sempre di più». E con risultati tangibili, perché oggi, a poco meno di 50 anni dalla nascita, la Amati è la consolidata leader di mercato, con una settantina di dipendenti, una sede distaccata a Bologna ed un bacino di utenza che va da Reggio Emilia a Imola.

I passaggi chiave

Alessandro ha ben chiaro il momento della svolta: il 1999. «È l’anno in cui otteniamo, ancora una volta con l’aiuto di Cna, la certificazione ISO 9001, una delle prime aziende modenesi a farlo, determinante non solo per poter rispondere ai requisiti di legge, ma anche per il fatto che la sua adozione ha determinato un nuovo modo di lavorare, con processi moderni sviluppati e migliorati anno dopo anno». Altro tassello importante, l’arrivo sul mercato bolognese. «Era il 2014 e, forte dei successi ottenuti qui, in casa, pensavo che sotto le Due Torri tutto fosse più facile. Invece ho dovuto ricominciare tutto da capo e costruire un mercato nuovo anche là».

Presente e futuro

E oggi? «Abbiamo gestito bene una fase, quella del Superbonus, che ha drogato il mercato e con l’organizzazione che ci siamo dati, anche sul versante interno, grazie a forme di comunicazione avanzata, riusciamo a dialogare per risolvere in tempo reale i vari problemi legati al nostro servizio. Ma la nostra propensione all’innovazione non si ferma qui. Stiamo studiando applicazioni dell’Intelligenza Artificiale che ci aiutino nel servizio di assistenza ai clienti e per farlo ci appoggiamo a collaboratori giovani, con il rischio di sbagliare. Perché ogni organizzazione deve convivere con questo rischio, se vuole rispondere a tutti i cambiamenti che impone il mercato». Il futuro della Amati spa come lo vede? «Al momento non mi pongo il problema. Ho due figli, ma spetterà a loro trovare la propria strada. L’unica cosa certa è che il futuro sarà il risultato di ciò che facciamo oggi». A questa storia manca il finale: perché uno gnomo? «Mio papà rimase colpito da uno gnomo utilizzato come marchio da un’azienda di Treviso, finendo per adottarlo anche per la sua impresa. Beh, quanto meno ci ha portato fortuna», chiosa Alessandro.