Detenuto suicida in carcere, aveva 24 anni: è il quinto caso a Modena da inizio anno
Un giovane marocchino si è tolto la vita nella serata di mercoledì 24 settembre al Sant’Anna. I sindacati di polizia penitenziaria: «Situazione generale insostenibile, servono interventi»
MODENA. Un detenuto marocchino di 24 anni si è tolto la vita ieri sera –24 settembre – nel carcere di Modena. Si tratta del 62esimo recluso suicida dall’inizio dell’anno in Italia, il quinto a Modena. Era arrivato da poco al Sant’Anna: si trovava in misura cautelare, in attesa del processo.
La nota del sindacato Uilpa polizia penitenziaria
«25 anni non ancora compiuti, si è impiccato ieri sera nella sua cella della sezione accoglienza, dov’era stato allocato da poco, della casa circondariale di Modena. Mentre al ministero della Giustizia e al Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria si esercitano nel pestare l’acqua nel mortaio, nelle carceri si continua a soffrire, più del necessario, e a morire. Siamo a 62esimo recluso che si toglie la vita nel corso dell’anno, cui bisogna aggiungere un internato in una Rems e 3 operatori. Perché a soffrire e a morire, insieme ai ristretti, sono anche i servitori di uno Stato che per mano del dicastero della giustizia continua mostrarsi patrigno e “caporale”. Se i detenuti subiscono una carcerazione non rispettosa di elementari principi di civiltà, gli appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria espiano le pene dell’inferno per la sola “colpa” di essere al servizio del Paese. Carichi di lavoro sovrumani e turni di servizio che si protraggono fino a 26 ore continuative hanno ormai stremato gli agenti, i quali da gennaio a oggi hanno subito anche 2.500 aggressioni». Lo afferma Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria. «A Modena sono ammassati 580 detenuti in 371 posti regolamentari, mentre gli agenti in servizio sono solo 225, quando ne servirebbero almeno 296. Una situazione insostenibile che si inserisce nel contesto nazionale di 63.136 reclusi stipati in 46.560 posti mentre alla Polizia penitenziaria effettivamente impiegata nelle carceri mancano oltre 20.000 unità, attesi anche gli esuberi negli uffici ministeriali e nelle sedi extrapenitenziarie. Servono immediate misure deflattive del sovraffollamento detentivo, per potenziare gli organici della Polizia penitenziaria, assicurare l’assistenza sanitaria, ristrutturare gli edifici, implementare gli equipaggiamenti e avviare riforme complessive. In sintesi, va rifondato il sistema detentivo», conclude De Fazio.
La nota del Sindacato polizia penitenziaria Spp
«Il suicidio del giovane detenuto a Modena, il quinto in un anno nello stesso penitenziario, rispecchia la tendenza generale che interessa 63 suicidi dall’inizio dell’anno per un totale di 178 morti di cui 115 per “altre cause”, di cui almeno una trentina con circostanze e cause che sono vicine al suicidio». Ad affermarlo è Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato polizia penitenziara Spp, che aggiunge: «Sono sempre più giovani, con poco tempo di detenzione ed extracomunitari i suicidi nelle carceri italiane. Una situazione che richiede particolari interventi sia di supporto psicologico che di assistenza con mediatori culturali, figure professionali che mancano quasi del tutto. Come sindacato polizia penitenziaria non vogliamo fermarci alla conta delle vittime, per altro controversa nel numero, anche questo a riprova della scarsa attenzione da parte dell’Amministrazione Penitenziaria. E se non fosse per i continui interventi degli agenti i morti sarebbero ancora di più. Servono azioni concrete ed immediate e non più annunci. Il piano del Ministro Nordio per la prevenzione si è rivelato un flop. È anche questo uno dei problemi prioritari dell’emergenza carcere che la sempre più grottesca “vicenda preservativi” nel carcere di Pavia non può distogliere».
La nota della Camera penale di Modena Carl’Alberto Perroux
L’Osservatorio carcere ed informazione giudiziaria ed il Direttivo della Camera Penale di Modena Carl’Alberto Perroux apprendono con sgomento la notizia dell’ennesimo episodio suicidario verificatosi nella serata di ieri presso la casa circondariale locale, dove un cittadino tunisino di anni 24, ormai giunto all’alba del suo venticinquesimo compleanno, si è drammaticamente tolto la vita. Il gesto risulta particolarmente turbante, non solo perché l’atto che è stato compiuto lascia fisiologicamente impietriti gli animi di ognuno, ma anche in ragione del fatto che si è trattato di un’azione che si inserisce nell’ambito di un trend shockante che, allo stato, appare inarrestabile, laddove si consideri il numero di decessi intramurari registrati dall’inizio dell’anno (già ammontanti a 62 a livello nazionale e a 5, per quanto concerne la casa circondariale di Modena), oltre a quello risalente all’anno appena trascorso, in cui hanno perso la vita 91 detenuti. La risposta non può risiedere, come prospettato dall’attuale Governo, nell’incremento del numero degli istituti di pena ovvero nell’ampliamento della capienza di essi, non solo perché la progettazione e la realizzazione di nuove strutture detentive (piuttosto che di nuovi padiglioni), richiederebbe risorse temporali eccessivamente lunghe e, conseguentemente, incompatibili con l’urgenza di rispondere fattivamente all’emergenza sociale che sta colpendo l'intero sistema
penitenziario, ma anche in considerazione del fatto che il fenomeno del sovraffollamento e le tragiche conseguenze ad esso correlabili (stante gli eventi suicidari tuttora protraentisi), rischierebbero di riproporsi secondo una spirale perversa. Urge l’avviamento di percorsi assistenziali e di supporto che siano in grado di fornire l’apporto pedagogico ed il sostegno terapeutico occorrenti a chi risulta ristretto, anche mediante rinforzi di professionalità umane in grado di scongiurare il protrarsi di episodi tragici dello stesso tipo di quello verificatosi ieri presso la casa circondariale di Modena. Anche in ragione di ciò e per spronare ulteriormente un intervento riformatore che sia capace di arrestare l’ondata infausta che sta abbattendosi feroce sulle carceri italiane e sulla popolazione detenuta, la Camera Penale di Modena ribadisce le ragioni di protesta già divulgate tramite la delibera di astensione locale da ogni attività giudiziaria attinente il settore penale (indetta ad inizio dell’anno corrente), riservandosi sin da ora il ricorso ad analoghe azioni di protesta in cui rilevare, ancora una volta, la necessità di adozione di politiche legislative che garantiscano l’assunzione di scelte strutturali di ripensamento dell’intera esecuzione penale, nell’ottica di garantire l’effettività del principio rieducativo della pena.
