Donna violentata sulla ciclabile a San Damaso: «Ha abusato di me e ha tentato di uccidermi»
Vittima dell’abuso è una 50enne: dopo l’orrore l’aggressore ha anche cercato di strangolarla ma lei è riuscita a fuggire
MODENA. Le è saltato addosso. L’ha presa a pugni, ha abusato di lei, poi le ha stretto una corda al collo: «Mi hai visto in faccia, ti ammazzo». È viva per miracolo, o meglio, per la grande forza che ha avuto nel divincolarsi e nel fuggire da quella brutale aggressione, la donna sulla cinquantina violentata in un tratto di pista ciclabile che da Modena porta a San Damaso. È successo alla fine di agosto, ma solo nelle scorse ore, visto il massimo riserbo delle indagini – di cui si occupa la Squadra mobile – sono emersi i primi dettagli. L’aggressore al momento non è stato individuato.
Cosa è successo
La ricostruzione dei fatti – su cui sono appunto in corso accertamenti – ha contorni che fanno rabbrividire. E se il racconto dovesse essere confermato, a carico dell’aggressore non si configurerebbe solo l’accusa di violenza sessuale: potrebbe essere contestato anche il tentato omicidio. Sul caso vige massimo riserbo. È trascorso poco più di un mese da quel pomeriggio di fine agosto quando lungo la ciclabile si è consumato l’orrore. La stessa ciclabile che la vittima, una 50enne, era solita percorrere quasi quotidianamente. Una passeggiata di qualche chilometro nel tratto che conduce fino a San Damaso, un appuntamento quotidiano per stare un po’ all’aria aperta, per tenersi in movimento. Una passeggiata che, in ogni caso, la donna era solita fare alla luce del sole. Ma non è bastato. Quel pomeriggio la vittima era in bicicletta. Stava pedalando quando all’improvviso è sbucato fuori l’aggressore. Non si esclude che l’uomo, descritto come un nordafricano di mezza età, avesse già osservato la donna proprio perché quel percorso era ormai entrato a fare parte delle sue abitudini. E forse quel giorno la aspettava, nascosto in un punto in cui sapeva che sarebbe passata. Così è stato.
Gli attimi terribili
Lui non le ha dato neanche il tempo di capire cosa stesse accadendo, non le ha dato il tempo di reagire. Le è saltato addosso interrompendo la sua pedalata, l’ha fatta cadere per terra, sulla ciclabile. In quel momento non passava nessuno di lì. Così quell’uomo ha avuto tutto il tempo di mettere in atto questa aggressione brutale. Dopo averla “atterrata”, ha cercato di immobilizzarla. La donna ha provato a reagire, a divincolarsi. Ma lui ha cominciato a prenderla a pugni per fermarla. Un colpo, poi un altro. Per sfinirla, per impedirle di urlare. Ma era solo l’inizio di quell’orrore.
Voleva abusare di lei
L’obiettivo dell’uomo infatti è apparso subito ben chiaro. Voleva abusare di lei. E così ha fatto. Una violenza tremenda, pesantissima: questa è la ricostruzione fornita dalla vittima alle forze dell’ordine. Non è chiaro quanto sia andato avanti, probabilmente diversi minuti. Minuti che alla vittima devono essere sembrate ore, immobilizzata da quell’aguzzino, stordita dai pugni. Terrorizzata perché su quel tratto di ciclabile che fino a quel pomeriggio era stato un luogo tranquillo, in cui ristorare corpo e mente, non passava un’anima. Nessuno che potesse aiutarla. Quando la violenza è terminata, però, non era davvero finita. Perché è stato in quel momento che è arrivato il peggio. Lui l’ha guardata, dopo averla devastata. L’ha guardata e le ha detto: «Mi hai visto in faccia. Adesso devo ucciderti». Poi ha afferrato una corda – non è chiaro se l’avesse già con sé o se fosse lì, sulla ciclabile – e l’ha stretta intorno al collo della vittima, stremata.
Poi ha cominciato a stringere, cercando di strozzarla.
La fuga
Ma lei non si è arresa a quel destino e, dentro di sé, ha trovato l’ultimo briciolo di forza, riuscendo a liberarsi e a fuggire. Ha cominciato a correre, a urlare, fino a quando non ha incontrato alcuni passanti che hanno dato l’allarme. Sul posto sono intervenute le forze dell’ordine ed è arrivata anche un’ambulanza alle cui cure è stata affidata la vittima, sotto choc, ferita, traumatizzata. La donna è stata trasportata in ospedale dove è stata medicata e dove i segni di quella brutale aggressione sono stati elencati in un referto che fa parte del fascicolo della denuncia.
L’allarme
Sono state avviate indagini su cui come già detto vige il massimo riserbo. Certamente l’allarme è alto, la tensione palpabile. Si tratterebbe del terzo episodio di violenza nel giro di pochi mesi sul territorio modenese: ad aprile l’aggressione choc ai danni di una 65enne a Tabina di Magreta, a maggio il tentato stupro di un 17enne a Modena.