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“Maglie della memoria”, i nomi delle vittime di mafia sulle divise dei baby calciatori

di Maria Sofia Vitetta

	La maglie con i nomi delle vittime di mafia
La maglie con i nomi delle vittime di mafia

I ragazzi 2012 della Seles (Scuola etica e libera di educazione allo sport) le hanno indossate nella prima partita della stagione al campo Bortolani di Panzano

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CASTELFRANCO. Hanno portato in campo la propria identità, ma anche nome e cognome di chi, della ‘ndrangheta, è rimasto vittima, come Francesco Fortugno, Giuseppe Tizian e Vincenzo Grasso. Si sono fatti notare senza volerlo, mentre giocavano la loro prima partita stagionale, nel campo Bortolani di Panzano, a Castelfranco. Alcuni genitori guardavano i loro figli correre, nel tentativo di un gol. C’era la gioia della condivisione, i valori dello sport, ma soprattutto il ricordo e le storie di ventiquattro persone che hanno scelto di non piegarsi alle regole dettate dalla criminalità organizzata. Sabato 4 ottobre, le “maglie della memoria” sono state indossate per la prima volta dai ragazzi più grandi della Seles (Scuola etica e libera di educazione allo sport), nati nel 2012.

La società

«Il nostro motto è “giocare con l’altro e non contro l’altro”», racconta la dirigenza dell’associazione sportiva dilettantistica Seles di Castelfranco. A fine partita, la stretta di mano con allenatori e giocatori lo ribadisce: non esistono avversari, ma solo coetanei che vogliono condividere insieme un momento di crescita, educazione e divertimento. Un calcio al pallone dietro l’altro, Seles vuole crescere dei piccoli campioni. Sì, ma nella vita, a prescindere dalle prestazioni e dai risultati. Il vero trofeo non lo si può ottenere collezionando una serie di gol. Almeno una volta a settimana, nel corso dei venti minuti che precedono gli allenamenti, insegnanti, assistenti sociali ed altre figure di riferimento affrontano con bambini e ragazzi tematiche che si intrecciano con la quotidianità, come la gestione della sconfitta, della vittoria o il rispetto dell’altro in tutte le sue accezioni.

Il progetto

I primi passi del progetto Seles affondano le proprie radici a Gioiosa Ionica. Con il sostegno dell’associazione Don Milani, di don Luigi Ciotti e della Gazzetta dello Sport, si è sempre cercato di far germogliare il seme della legalità attraverso l'attività sportiva. Il legame fraterno tra la Seles di Castelfranco, nata nel 2018, e le due realtà calabresi, Gioiosa Ionica e Polistena, la più recente, emerge dalla scelta dei nomi delle vittime di mafia. Non manca, però, anche un filo conduttore con la città emiliana e l’associazione dilettantistica. Così, dalle “maglie della memoria” emergono i nomi di Lea Garofalo, alla quale è stata intitolata la biblioteca comunale di Castelfranco, e Carmine Tripodi, un sottufficiale dell’Arma dei Carabinieri: «Alcuni degli operatori che svolgono attività all'interno della Scuola appartengono, infatti, alle forze dell’ordine, Carabinieri e Finanza, sia in servizio attivo che a riposo», spiega la dirigenza. Sin dagli albori, l'associazione è stata sostenuta dall’amministrazione comunale, che ne ha riconosciuto un ruolo ed un valore per il territorio. In questo progetto educativo hanno creduto anche i suoi fondatori, tra i quali il parroco ed il vice parroco della chiesa di Santa Maria Assunta. «La collaborazione con la parrocchia si materializza attraverso il contatto costante con la Caritas della zona: accogliamo molto volentieri i ragazzi meno fortunati che non avrebbero la possibilità di accedere allo sport. I bambini non dovrebbero mai rinunciarvi, perché è socialità ed inserimento».