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L’iniziativa

Lotta alle mafie: «Dopo anni di minacce ora porto i giovani nel “Viaggio della legalità”»

di Gabriele Canovi

	Il gruppo partito per il Viaggio della Legalità
Il gruppo partito per il Viaggio della Legalità

Giovanni Gargano, sindaco di Castelfranco, è a Napoli con la Gazzetta di Modena e tre studenti del progetto Scuola 2030 per la terza edizione dell’iniziativa da lui ideata: «I valori contano»

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NAPOLI. Quattro minacce in quattro anni: lettere, messaggi e anche un atto vandalico alla sua auto. Momenti molto pesanti in cui ha visto la sua quotidianità cambiare radicalmente: abitudini, movimenti e persino le relazioni con i propri familiari. Poi la sorveglianza sotto casa e quella strana sensazione che provava ogni giorno prima di addormentarsi. Lo sguardo, però, finiva sempre lassù, a quei due volti nello striscione appeso sulla facciata del municipio della “sua” Castelfranco. «Ogni mattina, entrando in Comune, alzo gli occhi e li guardo. Guardo Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Penso a loro, a quello che hanno fatto e penso che noi, oggi, siamo qui per fare una attività di promozione dei valori costituzionali trasformando le risorse in servizi per la comunità». Da qui, da queste esperienze di vita, il sindaco di Castelfranco Giovanni Gargano ha dato vita al progetto del “Viaggio della legalità”, perché «la cosa migliore da fare, sempre, è trasformare le difficoltà in opportunità. È la mia filosofia di vita».

L’iniziativa

L’idea prende spunto dall’iniziativa dei «viaggi della memoria in treno per Auschwitz», quelli che partivano da Carpi: «Mi sono detto: perché non portare i nostri giovani e concittadini in quei luoghi dove si può toccare con mano il senso più profondo della giustizia? Dopo essere stato inserito nel programma degli “amministratori sotto tiro”, ho ricevuto un indennizzo tramite il Ministero dell’Interno e Avviso Pubblico. Quelle risorse potevano essere utilizzate per spese legali, riparare l’auto danneggiata o altro. Ma mi sono detto: possiamo fare di più. Possiamo investirle in progetti che parlino di legalità alla comunità». Così è nata la prima edizione del “Viaggio della Legalità”: Roma, Napoli, Catanzaro, Gioiosa Ionica, Pollica, Caivano. Un itinerario carico di significati, persone e parole. «L’esperienza ha avuto un impatto così forte che abbiamo deciso di ripetere l’anno successivo, puntando su Palermo, cuore e simbolo della lotta alla mafia». Quattro giorni intensi, pieni di storia, dolore, bellezza e speranza. «Siamo entrati nell’aula bunker del maxiprocesso, abbiamo incontrato Leonardo Guarnotta, uno degli storici magistrati del pool antimafia. Abbiamo visitato le tombe di Falcone e Borsellino e attraversato la soglia della chiesa dove si tenne il funerale di Falcone. Tutto questo – dice Gargano – non si dimentica, specialmente se a pochi chilometri di distanza ci sono luoghi di enorme bellezza come la Cappella Palatina. Ti rimane sulla pelle».

Con la Gazzetta

E così l’iniziativa del “Viaggio della legalità” è arrivato alla terza edizione e ieri siamo partiti per Napoli. Sì, “siamo”. Insieme alla delegazione del Comune di Castelfranco, al sindaco Gargano ed a un gruppo di cittadini, ci siamo anche noi, con tre studenti di Scuola2030; il progetto della Gazzetta che ogni anno incontra migliaia di studenti con progetti di educazione civica attraverso il giornalismo. «Ho sempre provato rabbia e ferocia davanti alle ingiustizie di qualsiasi tipo e livello – prosegue Gargano – la criminalità organizzata si fonda sulle ingiustizie. Mafia non è solo criminalità organizzata fine a se stessa, ma esiste anche nei rapporti interpersonali quotidiani: mafia significa atteggiamento mafioso. Quando Falcone e Borsellino vennero uccisi avevo 21 anni – ricorda – quell’evento mi ha segnato nel profondo e appassionato ai valori costituzionali che dovrebbero accomunare tutti quanti. Cerco di farmi ogni giorno portavoce di questi valori, da sindaco e da cittadino. Vado nelle scuole a parlare di legalità proprio per questo motivo: la cultura è l’unica strada. Un esercito di maestri e di educatori e non un esercito di poliziotti».

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