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Lambrusco, vendemmia finita in tempi record: «Ottima qualità, ma la quantità è crollata del 17%»

Lambrusco, vendemmia finita in tempi record: «Ottima qualità, ma la quantità è crollata del 17%»

Conclusa la raccolta con quasi due settimane di anticipo: è la resa più scarsa dal 2017. Claudio Biondi, presidente del Consorzio: «Il decremento è dovuto dal clima altalenante: escursione termica e piogge»

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MODENA. Qualità eccellente ma quantità inferiore del 17% rispetto al 2024. Questi i dati sulla vendemmia dell’area Lambrusco tra Modena e Reggio Emilia di quest’anno, chiusa con un anticipo record di quasi due settimane rispetto alla media per via di del clima.

L’annata

L’annata, ha portato a un risultato di qualità eccellente ma con una contrazione significativa delle rese. Secondo i dati del Consorzio Tutela Lambrusco, il calo complessivo delle uve raccolte è pari al 17% rispetto al 2024, percentuale che si riduce al 12% considerando solo le varietà Lambrusco. La raccolta, iniziata già a fine agosto nelle zone più calde e completata nella prima parte di ottobre, ha confermato la tendenza delle ultime campagne, con un andamento climatico sempre più variabile e con forti ripercussioni sul calendario vendemmiale.
Il presidente Biondi
«L’andamento climatico particolare dei primi mesi dell’anno ha determinato una maturazione precoce delle uve» commenta Claudio Biondi, presidente del Consorzio Tutela Lambrusco, aggiungendo che «inoltre, le forti escursioni termiche registrate sia nel periodo primaverile che nelle settimane precedenti la vendemmia hanno portato ad una forte concentrazione degli aromi, che risultano quest’anno particolarmente spiccati con uve di qualità ottima. A livello di quantitativi, registriamo un calo medio di circa il 12%, con percentuali diverse a seconda della specifica varietà. Per varietà come il Lambrusco Grasparossa e il Lambrusco di Sorbara – conclude – la contrazione dei volumi è decisamente più marcata».
I dati
I dati raccolti nelle province di Modena e Reggio Emilia indicano una riduzione produttiva dovuta a fattori climatici specifici. Da un lato, la minore allegagione in fase primaverile, causata da piogge abbondanti e temperature irregolari; dall’altro, i picchi termici dei mesi estivi, che hanno influito sul peso medio dei grappoli e sulla capacità delle viti di mantenere un equilibrio vegetativo ottimale. «La combinazione di questi elementi ha determinato un raccolto più contenuto, ma con parametri qualitativi di assoluto rilievo» precisa Biondi, ricordando che «la tenuta delle vigne, in particolare quelle gestite con sistemi di irrigazione controllata, ha permesso di mantenere un profilo sanitario eccellente delle uve».
La resilienza del Lambrusco
Dal punto di vista agronomico, la campagna 2025 sarà ricordata come una delle più precoci degli ultimi decenni. La vendemmia è infatti terminata già entro la prima metà di ottobre, mentre in passato si concludeva abitualmente nella terza settimana del mese. «Per il Lambrusco si tratta della raccolta più scarsa dal 2017 ad oggi» sottolinea il Consorzio, evidenziando che «l'andamento produttivo altalenante non ha compromesso la qualità complessiva dei mosti, che presentano un equilibrio acido-zuccherino ottimale e un colore intenso, presupposto ideale per la successiva vinificazione». Le prime lavorazioni in Cantina confermano un livello qualitativo molto alto, con fermentazioni regolari e un profilo organolettico che lascia prevedere vini equilibrati e coerenti con la tipicità del territorio. «Il Lambrusco continua a dimostrarsi un vitigno resiliente e capace di adattarsi ai cambiamenti climatici» conclude Biondi, aggiungendo che «la sfida per i prossimi anni sarà quella di garantire stabilità produttiva attraverso una gestione agronomica più mirata e sostenibile».