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Il ricordo

Addio al ciclista Nunzio Pellicciari: partecipò a cinque Giri d’Italia, gregario di Romeo Venturelli

di Mattia Vernelli

	A destra Pellicciari premiato dai giornalisti Marco Pastonesi (Gazzetta dello Sport) ed Elio Giusti
A destra Pellicciari premiato dai giornalisti Marco Pastonesi (Gazzetta dello Sport) ed Elio Giusti

Aveva 90 anni, lo piange la comunità di Colombaro, dove ha vissuto per tanti anni. Lunedì 20 ottobre i funerali

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FORMIGINE. Cinque Giri d’Italia, migliaia di chilometri percorsi in sella alla bici, fedele “scudiero” della maglia rosa Romeo Venturelli: un lungo viaggio che si è interrotto ieri, sabato 18 ottobre, nel profondo cordoglio della comunità formiginese. Nunzio Pellicciari, ciclista professionista, si è spento a 90 anni. L’ultimo riconoscimento simbolico gli era stato consegnato a maggio scorso, quando il Giro d’Italia era passato proprio a Colombaro, dove Pellicciari ha vissuto gran parte della propria vita: era stato premiato dai giornalisti Marco Pastonesi (Gazzetta dello Sport) ed Elio Giusti.
Le prime gare
Ha scritto una pagina, seppur breve, di ciclismo modenese. Originario di Baiso, nell’Appennino reggiano, iniziò nel 1952 con la "Libertas" di Reggio Emilia, con la quale si aggiudicò la prima vittoria, mentre l'anno dopo passò al Velo Club Reggio, col quale vinse cinque corse. Si è trasferito nella frazione formiginese nel ’57, iniziò a correre nella “Montalese”. Arrivarono altri buoni risultati come la vittoria per distacco nel Trofeo "De Gasperi" di Torino. La carriera di Pellicciari venne però interrotta da un grave infortunio durante la Trento-Bondone: in fuga con altri quattro, venne investito da una moto riportando una ferita alla gamba sinistra, medicata con 60 punti, a cui seguì il ricovero in ospedale per un mese.

La svolta nella carriera

Il trampolino di lancio fu la società professionistica “San Pellegrino”, con cui vinse diverse gare, e riuscì quindi a partecipare e a portare a termine nel 1959, al 70° posto, il suo primo Giro d'Italia, come gregario di Romeo Venturelli. Nel 1960 partecipò di nuovo al Giro d'Italia e lo concluse in 62° posizione. Si distinse nel ’61 nella volata nella burrascosa e storica tappa del Rolle, rimanendo coi primi inseguitori di Meco (che vincerà): soltanto una caduta causata dalla neve lo fece arretrare all'11° posto mentre il Giro perdeva ben 57 corridori.

L’episodio che lo segnò
Ha concluso la carriera forse troppo presto, per quel fattaccio accaduto nel ’63, ultimo Giro d’Italia, prima di appendere le due ruote al chiodo: il duello col campione Vito Taccone, il quale fece cadere il modenese, per poi sferrargli anche un pugno: Pellicciari sbatté la testa nel fossato, finì comunque la tappa ma venne poi portato all'ospedale di Gattinara per accertamenti. Quell’anno Pellicciari cambiò vita: a 28 anni si lanciò nel settore ceramico, prima come rappresentante e poi come imprenditore ottenendo, come nel ciclismo, grandi successi. Negli ultimi anni si era trasferito a Maranello.
I funerali
«È una grande perdita, a maggio gli abbiamo conferito un riconoscimento – spiega Enzo Varini, presidente provinciale di Federciclismo – perché il Giro passava proprio dalla sua Colombaro. È un giorno triste per il ciclismo modenese». Anche Giovanni Barozzini, storico amico, si stringe «al grande cordoglio della famiglia». Pellicciari lascia la moglie Camilla e i figli Monica e Mauro. I funerali avranno luogo domani, lunedì 20 ottobre, alle 15,30 nella Chiesa Parrocchiale di Colombaro. 

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