Caffè del Teatro al “V Studio” per... 40 euro. Ed è polemica
L’amarezza dei secondi: «Nel bando vincoli economici, ma poteva partecipare chiunque»
CARPI. Tre euro al mese che hanno fatto la differenza. Perché è stata finalmente assegnata tramite bando comunale la gestione del Caffè del Teatro, in piazza Martiri a Carpi.
L’aggiudicazione
Ad aggiudicarsi il prestigioso locale è stata la società V Studio srl, che all’apertura delle buste con l’offerta economica al rialzo avvenuta ieri mattina negli uffici comunali di via Peruzzi è risultata la miglior offerente. La società di Vincenzo Di Napoli, che produce accessori di moda in metallo, ha presentato un’offerta di 16mila euro, sul canone posto a base di gara pari a 12.250 euro. Il secondo partecipante, la società BlackupItaly Srl con Ital Sourcing Srl e altri soci privati, aveva invece presentato un’offerta di 15.960 euro: due proposte praticamente identiche, ma con una differenza di 40 euro all’anno, ovvero 3,33 euro al mese, che ha portato all’assegnazione del locale alla V Studio, che ha sede in via Guastalla.
«L’affidamento è stato aggiudicato in via provvisoria - fa sapere il Comune - in attesa della verifica del possesso dei requisiti da parte del vincitore. Una volta avvenuta l’aggiudicazione definitiva, il nuovo gestore potrà presentare alla Soprintendenza il progetto per gli arredi del locale».
Le perplessità dei secondi
Un bando che però ha lasciato diverse perplessità tecniche nella società arrivata seconda: «È curioso aver perso per una differenza di tre euro al mese - sorride Simona V., una delle titolari della società che gestisce lo Chalet 3.0 di piazza Garibaldi e quello del parco delle Rimembranze - ma su questo non c’è niente da dire, evidentemente le due proposte erano “livellate”, con una minima differenza che ha portato all’aggiudicazione. Per questo facciamo un grande in bocca al lupo ai vincitori del bando per un luogo storico e importante per la nostra città».
Le perplessità riguardano però un aspetto più tecnico relativo al bando: «Il Comune ha previsto un limite minimo di 250mila euro annui di fatturato - riprende la titolare di BlackupItaly Srl - il che ci può stare, perché evidentemente volevano una società con le “spalle larghe” per gestire il locale. La cosa che ci lascia allibiti è che i vincoli previsti fossero solo economici e non legati al settore della ristorazione e dei pubblici esercizi. In questo modo, chiunque poteva partecipare a quel bando. La cosa ci lascia quanto meno perplessi, tanto che se lo avessimo saputo dall’inizio non avremmo perso tempo con documenti e costi. In ogni caso - chiude - noi non faremo ricorso e rinnoviamo i nostri auguri ai vincitori del bando».