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Michel Platini racconta la sua verità a Sassuolo: «Avevano sbagliato tutto»

di Ernesto Bossù

	Michel Platini intervistato da Alvaro Moretti
Michel Platini intervistato da Alvaro Moretti

Il campione francese, ex presidente dell’Uefa, ospite del Festival della giustizia penale al teatro Carani per parlare della sua odissea giudiziaria

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SASSUOLO. Un Teatro Carani colmo – anzi, stracolmo – per “Le Roi” Michel Platini. L’ex presidente dell’Uefa ha raccontato questa sera (giovedì 23 ottobre), in un appuntamento extra del Festival di Giustizia Penale, la propria odissea giudiziaria: una vicenda durata dieci anni, approdata infine in un nulla di fatto, ma capace di rovinare la vita di uno dei più grandi protagonisti della storia del calcio. Intervistato da Alvaro Moretti, vicedirettore de Il Messaggero, Platini ha sorriso con una punta d’amara ironia: «Non avrei mai immaginato di essere ospite di un Festival dedicato alla giustizia penale». Dieci anni di accuse infondate, di sospetti, di indagini che – da innocente – lo hanno privato di tutto: del ruolo, del prestigio, persino della serenità dei suoi familiari. Nel 2015 era vicepresidente della Fifa e candidato naturale alla presidenza dopo le dimissioni di Blatter.

Quando tutto è crollato

«Non volevo diventare la guida del calcio mondiale, non era una scelta egoista: molti me lo avevano chiesto. Avevo ricevuto centocinquanta lettere di sostegno da presidenti di federazioni di tutto il mondo: la vittoria era certa», ha ricordato. Ma, aggiunge, «avevo qualche dubbio, perché sapevo che sarebbe stato un incarico complicato. Eppure quando ho deciso di candidarmi, l’ho fatto con convinzione. Poi, improvvisamente, tutto è crollato». Il 15 settembre 2015 segna l’inizio del calvario: «Durante un comitato esecutivo della Fifa mi dissero che la Polizia voleva interrogarmi. Pensavo si trattasse del Qatar, perché quelli erano i mesi dello scandalo corruzione. Invece riguardava un pagamento ricevuto da me cinque anni prima. Io e mia moglie restammo attoniti: non era normale che indagassero su qualcosa di così lontano nel tempo, e in modo tanto plateale, perché lì c'erano tanti giornalisti».

Una "tempesta"

Da quel momento si è abbattuta su Le Roi una tempesta mediatica: «Alcuni non mi volevano presidente della Fifa, e misero in dubbio la mia integrità. Il pagamento era un pretesto, nulla di più. Alla fine la giustizia della Fifa, che mi aveva dichiarato colpevole di tutto, si è rivelata una parodia: è stato dimostrato che avevano sbagliato tutto».

Platini accoglie con distacco, ma non senza consapevolezza, l’accostamento al caso Dreyfus: «Forse il mio è stato il Dreyfus dello sport, ma non ci ho mai pensato troppo. Ho subito due processi: quello giudiziario e quello mediatico».

Poi uno spazio per la memoria sportiva: «L’Inter mi voleva, ma non c’erano posti per gli stranieri. Tre anni dopo arrivò la Juventus dell’avvocato Agnelli, e fu la scelta giusta». Dopo il campo, la dirigenza: da presidente Uefa ha cercato di “modernizzare” il calcio: «Abbiamo introdotto tre riforme fondamentali: vietato il retropassaggio al portiere, espulsione diretta per il fallo da dietro e palloni posizionati intorno al campo. Abbiamo portato il tempo effettivo di gioco da 35 a 70 minuti. Prima, se a Napoli il pallone usciva dal campo, non lo trovavi più», scherza. Il rapporto con Blatter?

«È stato un grande presidente, ma non ha saputo fermarsi al momento giusto. Gli ultimi anni sono stati catastrofici, e infatti alla fine si è dimesso». Quanto alle scelte sui Mondiali, ospitati in Russia nel 2018 e in Qatar nel 2022, Platini rivendica la propria coerenza: «Nel 2010 votai per il Marocco, non per il Sudafrica. Per il 2022 scelsi il Qatar, e prima la Russia. Il mondo arabo aveva chiesto sette volte di ospitare la Coppa del Mondo, in Europa ne avevamo ospitati più di dieci ma mai nell'Est: perché non riconoscere quel diritto? Il calcio deve appartenere a tutti. Volevo aiutare le piccole federazioni». Ad aprire la serata è stato Guido Sola, presidente del Festival di Giustizia Penale, che in poche parole ha restituito il senso del momento di stasera: «Questa è una speciale serata speciale». Concorda anche Matteo Mesini, sindaco di Sassuolo, che ha ribadito «la grande emozione, per il nostro territorio, di accogliere un campione come Michel Platini».
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