In 350 scendono in piazza per chiedere più sicurezza: «Siamo mossi dalla paura»
Cori e cartelli anche scritti a mano: «Le forze dell’ordine ci sono… ma la politica?»
MODENA. La palazzina Pucci era circondata da un brusio insolito per una domenica mattina. Rumore di passi che rimbalzavano sul selciato, applausi improvvisi, voci che si intrecciavano.
«Sicurezza! Sicurezza!», si sentiva. Al cielo, tantissimi cartelloni: fogli bianchi con messaggi scritti a mano segnavano la presenza di chi non voleva più restare in silenzio. “Sì alla cultura, no al ghetto”, recitava uno; “Le forze dell’ordine ci sono… ma la politica?”, domandava un altro.
«Ascoltateci»
Era in atto una manifestazione per la sicurezza, organizzata dal comitato Modena merita di più. In tutto, per strada, i partecipanti erano 350. «Non sono le bandiere politiche a muoverci oggi, ma la paura quotidiana. Ascoltateci», ci hanno detto. I motivi della manifestazione li hanno elencati gli organizzatori del corteo, raccontando di «droga, aggressioni, furti e atti di violenza, che hanno reso la vita quotidiana sempre più difficile per chi vive o lavora in città».
«Stazione invivibile»
«Le famiglie - hanno aggiunto - hanno proibito ai figli di prendere l’autobus; la stazione delle corriere è diventata inavvicinabile. È impensabile continuare a vivere così». Il corteo si muoveva lentamente, partendo da Palazzina Pucci, attraversando R Nord e raggiungendo il parco XXII Aprile. Ogni passo era scandito da applausi e slogan. Attorno, molti si sono uniti mano a mano che il corteo sfilava; nessuno si è opposto. Tant’è che qualcuno, raggiunto il parco, si è lasciato scappare qualche battuta ironica, come: «Oggi il parco è vivibilissimo. A saperlo, facciamo una manifestazione a settimana per tenerlo così». Tra i partecipanti, volti tesi e occhi attenti. Alessandra Neri, residente della Sacca, teneva stretto il proprio cartellone: «Ho scritto ‘voglio tornare a uscire da sola la sera’, perché è una cosa che non riesco più a fare. Ho sempre vissuto a Modena, e non mi è mai capitata una cosa del genere». Intorno a lei, famiglie, anziani, giovani: tutti con la stessa determinazione. Qualcuno portava il cane al guinzaglio, altri spingevano passeggini: così la vita quotidiana si è intrecciata con la protesta.
«Politici, fateci vedere che ci siete»
Mattia Meschieri, organizzatore del corteo, camminava al centro della marcia, parlando a chiunque volesse ascoltare: «Quello che abbiamo fatto oggi non passerà inosservato. Lo assicuro. Siamo qui a chiedere più sicurezza. Già sappiamo che le forze dell’ordine fanno il possibile, ma la politica? Alla fine del consiglio comunale, giorni fa, abbiamo preso tutti i partiti, da Fratelli d’Italia al Pd, e abbiamo detto: venite con noi in piazza? Ci fate vedere che ci siete? Oggi, qui, ne vedete qualcuno? Io no». Lungo il percorso, si incrociavano gli sguardi, si stringevano le mani, si ascoltavano frammenti di storie. Tornando sui passi dell’andata, il corteo si è sciolto solo nella tarda mattinata. Ma la posizione dei residenti è rimasta chiara: «Vogliamo essere ascoltati, vogliamo sicurezza, vogliamo che la politica non resti distante. Vogliamo tornare a essere liberi». E nelle parole dell’organizzatore, resta un monito netto, sincero: «A volte mi guardo attorno, vedo la situazione, e penso: cavolo, siamo proprio soli».
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