Denunciato dalla moglie, assolto dopo due anni: «Lontano da mio figlio e senza casa, un inferno»
La coppia viveva a Castelfranco con il bimbo di 6 anni: scattato il Codice Rosso, l’uomo – all’epoca dei fatti 45enne – era stato sottoposto a divieto di avvicinamento con braccialetto elettronico. L’avvocato Fiorillo: «È il fallimento delle misure cautelari emesse su cognizioni sommarie dei fatti»
CASTELFRANCO. Denunciato dalla moglie per maltrattamenti, si ritrova la vita distrutta, senza più la casa per cui stava pagando il mutuo e soprattutto costretto ad allontanarsi da ciò che amava di più al mondo, suo figlio. Che lo ricambiava in questo affetto. Dopo quasi due anni d’inferno è assolto: non è stato ritenuto responsabile di nessun reato.
L’accusa
È una dolorosa storia che porta a Castelfranco, dove viveva la coppia: lui 45enne, lei 42enne, entrambi italiani e arrivati da Napoli. A dicembre 2023 lei lo ha denunciato per maltrattamenti in famiglia, sostenendo che lui la offendeva, umiliava, ostacolava sul lavoro e nella gestione del figlio. E anche che le aveva fatto subire vessazioni fisiche, pur non fornendo alcun certificato medico che documentasse le aggressioni. È scattata comunque la procedura da Codice rosso: l’uomo è stato allontanato da casa, sottoposto a divieto di avvicinamento con braccialetto elettronico. È stato anche estromesso dalla vita del figlio, che all’epoca aveva sei anni, con cui poteva avere incontri protetti solo una volta alla settimana. Avviata la procedura di separazione infatti, in sede civile è stata recepita la misura cautelare decisa dal gip disponendo in parallelo questo provvedimento di tutela. Anche se non c’erano mai state segnalazioni dalla scuola o dai servizi sociali di maltrattamenti sul bambino.
La difesa
L’uomo si è rivolto all’avvocato Massimo Fiorillo, che ha svolto indagini difensive evidenziando intanto che non c’erano mai state violenze fisiche, e che i presunti maltrattamenti verbali in realtà altro non erano che normali liti famigliari legate al fatto che lei voleva separarsi e lui no. La donna ha registrato anche diversi litigi, pensando che rafforzassero l’accusa. Invece sono state un elemento scagionatore. In sede civile infatti il perito nominato dal tribunale per la verifica della capacità genitoriale dopo aver ascoltato quegli audio ha concluso che non c’era nessun maltrattamento, ma solo liti tra coniugi che si stavano separando, senza toni prevaricatori. Il perito ha anche ascoltato il bimbo, che ha confermato essersi trattato solo di parole. Il piccolo ha sofferto molto per l’allontanamento del padre, tanto da avergli detto a marzo 2024 una frase commovente: «Guarda papà, per me il giorno più bello della settimana è il mercoledì, perché ti posso vedere». Il consulente ha concluso la sua relazione dichiarandosi favorevole all’affido condiviso. Con questi e altri elementi, l’avvocato ha chiesto il rito abbreviato, mentre la moglie si è costituita parte civile.
L’assoluzione
Ieri – lunedì 27 ottobre – il pm ha chiesto 2 anni e 4 mesi, ma è arrivata l’assoluzione “perché il fatto non costituisce reato”. «Siamo più che soddisfatti – sottolinea Fiorillo – viene riabilitata la figura di questo padre che era considerato un violento da tutti quelli che l’hanno visto allontanare così all’improvviso. Non era così. Questa vicenda è il fallimento del sistema di provvedimenti cautelari emessi su cognizioni sommarie. Se fossero state ascoltate prima le registrazioni della moglie, ci si sarebbe resi conto della realtà. Invece si è andati avanti per un anno e mezzo, e solo perché abbiamo fatto l’abbreviato. Se fossimo andati per via ordinaria, sarebbe durata per anni ancora. Non è possibile: vicende del genere si devono risolvere in 3-4 mesi».
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