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Mostro di Modena, petizione dopo la serie tv: «Riaprite il caso»

di Manuel Marinelli
Mostro di Modena, petizione dopo la serie tv: «Riaprite il caso»

Laura Curti, presidente dell’associazione culturale “I ricci” di Lodi Vecchio, lancia una raccolta firme: «Bisogna indagare ancora sulle otto morti. Faremo una mostra dedicata a quei femminicidi»

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MODENA. «Vogliamo dare un segnale forte: quei casi devono essere riaperti». I casi sono quelli collegati al Mostro di Modena, il killer misterioso che uccise 8 donne ai margini, molte di loro prostitute o tossicodipendenti, tra il 1985 e il 1995. La voce, invece, non è quella di un familiare, di un amico o di qualcuno collegato a quelle ragazze uccise oltre trent’anni fa. Ma è quella di Laura Curti, presidente dell’associazione culturale “I ricci”, di Lodi Vecchio. È lei la promotrice di una raccolta firme per riportare i riflettori su quei fatti tremendi. Per chiedere alla procura di continuare a indagare.

La petizione

Tutto è nato per caso qualche mese fa. «Ho scoperto del Mostro di Modena guardando uno speciale in tv, mi ha colpito la sensibilità con cui Pier Luigi Salinaro (per anni cronista della Gazzetta, il primo a parlare di Mostro di Modena) raccontava di questa vicenda – racconta la presidente – Così ho pensato di contattarlo e invitarlo qui a Lodi Vecchio: domenica 16 novembre: all’interno della nostra mostra “I volti delle donne”, che parla di violenza di genere, approfondiremo il caso con Salinaro. Nella mostra, inoltre, ci sarà una parte interamente dedicata al Mostro di Modena, l’intento è far capire che i femminicidi sono sì un tema attuale, ma purtroppo ci sono sempre stati, anche in passato».

Tutto questo, però, non bastava. Infatti Curti, insieme alla sua associazione, ha pensato di fare di più. Di dare vita a un gesto simbolico, certo. Ma con la speranza che possa servire a smuovere le acque. A unire in un’unica voce chi, di quelle otto ragazze, non si è mai dimenticato. «Stiamo raccogliendo firme, le consegneremo in Procura a Modena perché tutti i casi vengano riaperti. Recentemente la famiglia di Anna Maria Palermo si è mossa per chiedere di indagare ancora – prosegue la presidente dell’associazione I ricci – Credo sia giusto non dimenticare le altre sette ragazze uccise: i loro famigliari non ci sono più, in alcuni casi. Ma non per questo non meritano che venga fatta giustizia. O almeno che si provi a farla a distanza di così tanti anni». Tutto nasce a Lodi Vecchio. L’intenzione è che questa iniziativa si avvicini a Modena, dov’è successo tutto. E che coinvolga sempre più persone per aumentare il peso numerico della petizione.

«Al momento non abbiamo attivato la possibilità di firmare online, ma ci stiamo muovendo su più fronti. Sarebbe bello poter contare su alcune associazioni modenesi a cui consegnare i moduli, per fare rete e aumentare la possibilità di aderire, che al momento si può fare solo a Lodi Vecchio presso la nostra realtà. Vogliamo arrivare sotto la Ghirlandina, dove i corpi di quelle otto giovani donne sono stati uccisi brutalmente, e contare sui modenesi, sulla loro sensibilità. Sappiamo che non hanno dimenticato quello che è successo. E ci dispiacerebbe che venisse riaperto solo un caso su otto, tutte queste donne meritano che vengano riaperte le indagini» conclude Laura Curti.

Le vittime del Mostro

Il primo degli 8 casi riconducibili al Mostro di Modena è datato 1985. Giovanna Marchetti, 19 anni, viene scoperta senza vita vicino a una fornace abbandonata, uccisa a colpi di pietra. Il 12 settembre 1987 viene uccisa Donatella Guerra, 22 anni, colpita al cuore e alla gola.

Sul luogo del delitto la scientifica trova impronte di pneumatici compatibili con una Fiat 131, auto in uso a funzionari o forze dell’ordine. Si ipotizza che il killer sia mancino e zoppichi, ma l’indagine viene chiusa dopo quaranta giorni senza risultati.

Il 1º novembre, Marina Balboni, 21 anni, tossicodipendente, viene trovata strangolata con il suo foulard. Poco prima aveva scritto di avere un appuntamento “con una persona importante”.

Nonostante i tentativi dei genitori di fermarla, quella sera esce di casa e non farà più ritorno.

Dopo due anni di silenzio, nel 1989 viene uccisa Claudia Santachiara, 24 anni, strangolata con un laccio. L’anno seguente tocca a Fabiana Zuccarini, 21 anni, tossicodipendente.

Poi, tra il 1990 e il 1995, altri delitti: Anna Bruzzese, Annamaria Palermo  accoltellata undici volte al cuore - e infine Monica Abate, anch’essa tossicodipendente e strangolata.