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Il caso

Pluriomicida scappato dalla comunità di Castelfranco, il sindacato: «Come è stato possibile?»

di Daniele Montanari
Pluriomicida scappato dalla comunità di Castelfranco, il sindacato: «Come è stato possibile?»

Elia Del Grande, che nel 1998 uccise genitori e fratello, è fuggito da Castelfranco Doveva rimanere alla casa lavoro fino a marzo perché “socialmente pericoloso”

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CASTELFRANCO. Doveva restare nella casa-lavoro di Castelfranco fino a marzo 2026, sei mesi scattati a settembre dopo che era stato ritenuto ancora “socialmente pericoloso” da parte del magistrato di sorveglianza. Ma giovedì 30 ottobre è fuggito, ed ora è ricercato, soprattutto nel nord Italia: si sospetta che sia tornato nel Varesotto, nei suoi luoghi d’origine. Stiamo parlando di Elia Del Grande, colui che il 7 gennaio 1998, allora 22enne, compì la “strage dei fornai” a Cadrezzate, uccidendo a fucilate il padre Enea, 57 anni, la madre Alida, di 53, e il fratello maggiore Enrico, di 27.

Uccise la famiglia

Del Grande, oggi 49enne, fu condannato in primo grado all’ergastolo per il triplice omicidio. Poi in Appello la pena gli venne ridotta a 30 anni, perché gli fu riconosciuta la semi infermità mentale. Quindi, con i vari benefici, venne ridotta a 25, che sono stati scontati per intero. Nel 2023 era quindi uscito dal carcere, dicendo di essere una persona cambiata dopo aver trascorso 25 anni in carcere, e di aver saldato i conti con la giustizia. Ha trascorso da uomo libero un periodo in Toscana e uno in Sardegna, per poi far ritorno a Cadrezzate, in provincia di Varese, forse con l’intento di stabilirsi lì definitivamente, e di ripartire dove tutto era iniziato.

Episodi recenti

Ma negli ultimi tempi si era reso protagonista di piccoli episodi di furto e molestie ai danni del vicinato. Motivo per cui nel settembre scorso il magistrato di sorveglianza di Varese aveva disposto per lui un periodo di sei mesi nella struttura di Castelfranco come internato. Cioè non da detenuto ma da persona considerata socialmente pericolosa e quindi da tenere sotto misura di sicurezza, anche se ha già scontato la pena. Questo periodo doveva finire a marzo appunto, poi Del Grande sarebbe stato sottoposto a nuova valutazione per capire se rinnovare la permanenza o lasciarlo libero di andare dove voleva. Giovedì intorno alle 20 è riuscito a eludere la sorveglianza e a scappare calandosi dal muro di cinta con una rudimentale fune fatta con dei cavi elettrici. Poi si è dileguato nel buio.

Le ricerche

I carabinieri lo stanno cercando, ma non per arrestarlo. La sua non è un’evasione perché non era sottoposto a misure restrittive, ma un sottrarsi a una misura di sicurezza. Trattandosi di internato e non di detenuto, deve essere rintracciato per invitarlo a tornare a Castelfranco per proseguire il periodo stabilito. Nel caso lui si rifiuti, può essere denunciato, con avviso all’ufficio di sorveglianza di Varese, che può poi decidere provvedimenti. Si sospetta comunque che sia già lontano da Modena, forse è tornato proprio nel Varesotto, dove si stanno concentrando le ricerche in modo particolare. Ma anche in Sardegna, dove avrebbe alcuni contatti.

Il sindacato

«Una fuga rocambolesca» la definisce il sindacato di polizia penitenziaria Sappe, con il segretario generale aggiunto Giovanni Battista Durante e il segretario nazionale Francesco Campobasso, preoccupati per la situazione di Castelfranco. «Questo allontanamento denota la scarsa sicurezza della struttura – denunciano – dove convivono detenuti e internati. Gli internati presenti sono 45 e i detenuti 40, un’ingiustificata e ingiustificabile promiscuità, trattandosi di soggetti con caratteristiche completamente diverse che richiedono una gestione altrettanto diversa. Tale promiscuità non consente di garantire la sicurezza richiesta, anche alla luce delle carenze di personale presenti nell'istituto. La forza operativa dovrebbe essere di oltre 100 unità, invece è di 62».